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Il Paulin, aperitivo della Pasticceria Scaraffia a Savigliano © Brillante-Severina |
"...e la serata s'inabisserà, come le altre, nelle ombre del passato." Brillat-Savarin
Savigliano, Piemonte - Partire è un po' morire, ho letto da qualche parte. Io non so mai decidermi ad andare via, a dare il commiato. Sono a Savigliano dal mattino. Ho cercato una buona pasticceria, mangiato una burrosa brioche, visitato un palazzo con affreschi di cavalli di ogni foggia e manto, pranzato in un ristorante della campagna vicina da recensire per la Guida. Tornata indietro, ho cercato nuovamente parcheggio, passeggiato nel chiostro silenzioso dell'ex convento di San Francesco e visitato la gipsoteca nella strana atmosfera creata dal vuoto. Rifatto a piedi nel blu di prussia della sera il percorso verso la piazza centrale, si sono fatte le sette della sera e mi chiedo se devo proprio ripartire. Trovo un motivo per fermarmi ancora un po' nel suggerimento ricevuto al mattino: l'aperitivo di Scaraffia, l'antica pasticceria sotto i portici. Tre vetrinette e una porta di vetro protetta dalla tendina di pizzo oltre la quale tre signore di età e taglie assortite potrebbero comporre una matrioska. Mi cerca con lo sguardo la più anziana, forse la madre, sicuramente la più elegante con il cardigan color tortora ricamato di perline e strass. È piccola e veloce a capire che voglio assaggiare il Paulin. Si china sotto il banco e tira fuori una bottiglia in vetro trasparente dalla quale versa un liquido giallo pallido, mix di vermouth ed erbe alpine che prende il nome dal suo inventore, un tipo al quale bere piaceva assai. I salatini non sono proprio il massimo e non ci si siede (chi non trova posto esce a bere sotto i portici) ma il contorno, un piccolo spazio tappezzato di boiserie verde pastello, vale la sosta. Mi aspetterei di veder entrare un discendente del Santarosa, il patriota risorgimentale originario di qui, ma non può succedere perché la famiglia è estinta (con la casa trasformata in agriturismo). Restano i saviglianesi di oggi.