Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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domenica 21 gennaio 2018

Posso avere un menu con i prezzi, per favore?

A pranzo da sola, in ristorante elegante.
- "La signora gradisce la carta dei dessert?"
- (Li conosco a memoria, perché ho letto tutto il menu sul sito prima di venire) "Si, certo, grazie"
Il cameriere mi porge il menu aperto sulla pagina dei dolci. Mi ha portato però il menu senza prezzi. 
- (Un gesto automatico, un'associazione mentale che ne ha tradito la... distrazione? Farglielo notare è come sparare sull'ambulanza, ma se nessuna mai protesta... da qualche parte bisogna pur cominciare...)
- "Ha scelto un dolce, signora?"
- (Cerca di essere gentile, ma ferma... non essere arrogante, ma non passarci sopra...) "Posso avere un menu con i prezzi, per favore?"
Il cameriere sbianca, io accenno un sorriso per dargli sostegno morale e lui se ne esce così:
- "Scusi... sa... è per galanteria"
(non so se sia meglio pensare che sia stato maschilismo o distrazione a) Govone, Piemonte

lunedì 18 gennaio 2016

Mancanza di fegato

Affettati d'oca - Fotografia © Brillante-Severina
Lomellina, Lombardia - Durante i tre quarti d’ora di guida mi piace godere il paesaggio della campagna in letargo invernale e pensare ai piatti da ordinare al ristorante che fa dell'oca il suo vanto. Ci penso da due giorni in realtà, perché in un periodo di scarse risorse economiche da dedicare alle avventure gastronomiche, il conto è un dettaglio importante. Oggi il dilemma è fra scelta alla carta con concessione di una non proprio economica scaloppa di foie gras, oppure menu degustazione, con assaggio di più piatti a base d'oca ma senza la prelibatezza agognata. Arrivata al locale, complice il fatto che mi hanno installata nella sala d'ingresso popolata di sole coppie (se mi piace andare al ristorante di domenica è per il tepore creato dai pranzi delle famiglie altrui, che però qui riesco solo a indovinare dal vocio proveniente dall'altra sala, più grande e luminosa) e un po’ per cercare di mantenere fede al buon proposito, cedo al menu degustazione. Sto ancora rimuginando su una scelta della quale non sono convinta, quando la coppia del tavolo vicino ordina la scaloppa, così dovrò anche vedermela servire sotto al naso. I due, che sembrano gli occupanti del suv che mi ha superata poco prima dell’arrivo al ristorante, devono essere ai primi appuntamenti perché oltre a mostrarsi foto sui rispettivi cellulari, si scambiano informazioni basilari tipo segno zodiacale e attività sportive praticate. Intanto arriva il primo antipasto previsto dal mio menu, un ventaglio di quattro tipi di affettati, rigorosamente ricavati dal bipede, affiancati da uno spesso triangolo di patè un pochino troppo freddo per convincerlo che è un dolce destino lasciarsi spalmare senza riluttanza sopra i crostini (in realtà un comune pan carré che fa rimpiangere il pan brioche venduto ormai anche al supermercato). I riccioli di burro scivolano invece arrendevoli sul pane, coprendo la dorata tostatura con un velo sottile il giusto. Il boccone migliore si rivela il petto d'oca, luccicante di grasso e stagionatura. I piatti successivi sono serviti a staffetta praticamente continua (un po’ lesta, ma non posso chiedere di rallentare perché, essendo il menu degustazione previsto per almeno due persone, per potermelo servire mi hanno gentilmente “agganciata” a un altro tavolo che lo ha ordinato) e la coerenza della degustazione è disarmante: tutto discreto e nulla di memorabile, come se mancasse il fegato di uscire dallo schema collaudato, come del resto a me è mancato quello di ordinare alla carta. Sono alle prese con la gobba di risotto alla salsiccia che per la mite presentazione fa a gara con la manciata di ravioli che l'hanno preceduta (buoni, ma gettati nel piatto senza tanti complimenti e serviti dalla giovane cameriera con lo stesso garbo con cui si porgerebbe una chiave inglese in officina), quando al tavolo a fianco arriva a tradimento la famigerata scaloppa di fegato d’oca. Non posso non lanciare uno sguardo indiscreto oltre l’ostacolo delle spalle strettamente ingiacchettate di lui, superare l'etichetta indecifrabile della bottiglia di Pinot nero arrivato a metà e riuscire a sbirciare nel piatto ancora intatto di lei. Quasi la mascella mi casca per la sorpresa di intravedere non la succulenta prelibatezza che avevo inseguito nei miei sogni di golosa, ma una deludente sovrapposizione di due tranci incrociati (in cucina han sezionato la scaloppa come se fosse una cotoletta, blasfemia!) dal colore più bruno che biondo cognac, poggiati su una piramide di misticanza che mi pare indegno contorno per un cibo da faraoni. Dal tavolo arrivano cinguettii di felice e giuliva approvazione, ma non c’è troppo da fidarsi della prima oca che si incontra. 
(Dedicato a Beatrice Potter)

martedì 16 giugno 2015

Spiritoso santo gambero

"Qualcuno forse mi domanderà se la noia non s'insinuò in qualche momento durante una così lunga seduta." Brillat-Savarin
Lago d'Orta, Piemonte - Sono all'inizio di quello che sarà un lungo pranzo costellato da ottimi piatti conditi con capitomboli di eleganza da parte del patron, quando mi annunciano che il menu degustazione prevede un cambio di antipasto - a quanto pare a mio favore - che si materializza in una torre cilindrica di gamberi rossi di Sicilia poggiati su una sapida collinetta di puntarelle romane condite in salsa aioli alla senape. Mentre nel piatto non resta ormai che una vacillante maceria della roccaforte di crostacei, il patron mi chiede se mi piacciono. Rispondo che sono ottimi e lui, tipo che non rinuncerebbe alla battuta neanche se la conseguenza fosse scatenare la terza guerra mondiale, di rimando esclama: "Ehhhh la mafia... la mafia siciliana". Lo guardo con la lupara, hem la posata, pronta a infilzare l'ultimo gambero rosso (di vergogna) rimasta a mezz'aria, e ancora spero di aver capito male, mentre lui trotterella via soddisfatto per quella che considera un'arguta sortita. Che nessuno porti qui il dittatore di Pyongyang o siamo fritti ...continua

lunedì 15 giugno 2015

(In)avvertibili sfumature

"Io ho visto nascere la rilassatezza: essa è venuta a poco a poco, per inavvertibili sfumature." Brillat-Savarin
Lago d'Orta, Piemonte - PROLOGO: Non so perché un ristorante con voto ottimo e, fino a poco tempo fa, tra i pochissimi in Italia a potersi fregiare di tre stelle Michelin, sia da anni non solo poco richiesto dai colleghi ma addirittura assegnato con imbarazzo. Comunque sto per scoprirlo visto che ho accolto la supplica del caporegione e ne sto oltrepassando la soglia. Ad accogliermi all'ingresso trovo l'attempato patron in elegante quanto classica tenuta composta da giacca blu con bottoni dorati e pantaloni scuri e un camerierino giovane e biondo dal marcato accento teutonico che, se non fossimo in una Valle del novarese, mi aspetterei di trovare in un bar di Los Angeles a pagarsi gli studi per diventare il futuro James Dean. Malgrado sia domenica c'è solo un altro tavolo occupato e dopo di me non arriverà più nessuno a godersi il profluvio di argenti, i centrini sulle porcellane profilate in oro, le tende ricamate che neanche più Nonna Speranza e un'enorme pianta di calle bianche adagiata in un vaso di porcellana fiorentina dipinta di impressionanti dimensioni. Mi sono data un budget che devo cercare di rispettare e perciò quando il patron in doppiopetto mi propone un aperitivo di cui dopo un'ora e mezza di guida in autostrada avrei proprio voglia, lo rifiuto per il semplice motivo che non essendomi ancora stato consegnato il menu ignoro se esso sia gentilmente offerto o se, come sospetto, si debba pagare e profumatamente (no, non pensate sia un caso: sul menu c'è scritto se l'aperitivo ha un costo e mentre mi rivolge la domanda il patron trattiene il menu in mano senza alcun accenno a consegnarmelo). Non che l'arrivo in tavola del menu risulti illuminante, visto che i prezzi non sono indicati. Nei ristoranti eleganti, alle signore -di una coppia- viene lasciato un menu senza prezzi come segno di galanteria (nel quale noi signore moderne iniziamo in realtà a leggere altri significati), ma porgere un menu senza prezzi, per giunta in un locale dove la media è di 40 euro a piatto con punte di 70,  a una donna che mangia da sola si rovescia in indelicata scortesia. Scorro i nomi dei piatti che del resto già conosco a memoria per averli studiati sul sito e aspetto che patron, maître o cameriere mi capitino a tiro. Ovviamente sono tutti impegnati altrove. "Mi perdoni…" - pronuncio col più gentile dei toni in direzione del patron che finalmente compare - "…potrei avere un menu con i prezzi?" Quello, sorridente e traboccante spirito fino a un attimo prima, sbianca e ogni muscolo della faccia sembra paralizzarsi come se gli avessi chiesto uno sconto ancor prima di iniziare a mangiare. "O forse i prezzi non sono previsti?" aggiungo io con un sorriso per trarlo d'impaccio. Favore ricambiato con una battuta sul fatto che poi il pranzo dovrebbe pagarlo il mio "cavaliere". Né l'ultima né la più infelice della serie di battute e comportamenti di dubbia eleganza che costelleranno il pranzo, ma da parte mia la cortesia è finita e la guerra può iniziare, a colpi di sorrisi falsi, imbarazzi veri e, sorpresa, cucina ottima ...continua >>
PS
Quando arriva il menu con i prezzi, leggo il costo dell'aperitivo: 10 euro.

domenica 19 aprile 2015

Muscoli galiziani

"La storia è piena di esempi di obesità mostruosa..." Brillat-Savarin
Robbio, Lombardia - So che in questo ristorante le porzioni son generose, ma io devo comunque assaggiare e se avanzo qualcosa sono guai perché magari inizia l'interrogatorio ("Non le è piaciuto? Qualcosa non andava? Vuole ordinare un altro piatto?" Per carità, piuttosto mi infarino e mi butto nell'olio bollente). Quindi, dopo il tris di antipasti e prima del secondo piatto, ordino tagliolini all'uovo con cozze della Galizia, pomodori datterini e bottarga di orata. Non le avevo mai provate codeste cozze autonomiste e devo dire che fanno un po' impressione. Sono di un color arancione vivace, fattezze obese, muscolose di nome e di fatto. Ma soprattutto emanano un odore assai forte, evocativo più di certi formaggi stagionati nelle grotte che di onde infrante sugli scogli. Inoltre non so come pretendano possa mangiarle prima che siano loro a saltar fuori dal piatto e assaggiare me: sul tavolo l'unica arma è una forchetta da sirenetta, mentre ci vorrebbe almeno un tridente. E un Tritone palestrato.

Privazione e desiderio

"Guardando bene, gli elementi dei nostri piaceri sono la difficoltà. la privazione, il desiderio del godimento." Brillat-Savarin
Lomellina, Lombardia - Piatti fuori menu, croce e delizia del gourmet. Se da un lato si è tentati di ordinarli perché sinonimi di freschezza (Anthony Bourdain non sarebbe forse d'accordo, considerandoli alla stregua di avanzi di dispensa da rifilare ai grulli), dall'altro il loro costo resta un'incognita fino al momento del conto. Che quando arriva non di rado stordisce. Che io sogni o sia desta, leggo: Novanta euro e cinquanta centesimi. La mia colpa aver ceduto al desiderio di godimento vagheggiato da un tris di antipasti di pesce crudo (tre ostriche, due gamberi rossi di Puglia, tre cappesante vanigliate su piedistallo di kiwi), un robusto piatto di tagliolini all'uovo con cozze di Galizia (gigantesche e di odore stordente, temevo fossero loro a saltar fuori dal piatto per assaggiare me), un tentacolo di piovra (no, non polpo, proprio piovra da non so quante leghe sotto i mari blu), una bottiglia di vino bianco e un bicchierino di ruhm della Guyana francese. I cinquanta centesimi vengono cancellati, ma sicuramente solo per non avere problemi col resto. Che classe.

venerdì 27 marzo 2015

Agnello Sambucano

Murisengo, Piemonte - L'agnello a Pasqua per alcuni è proprio un martire o almeno un santo, infatti nel menu di un ristorante leggo:
"Agnello Sanbucano (invece del pregiato
Sambucano belante originario dell'Occitania) caramellato allo chardonnay, schiacciata di patate rosse e carciofi alla maggiorana"
San Bucàno, protettore del cuoco vegano.

lunedì 23 marzo 2015

Si salv(i)a chi può

Maleo, Lombardia - Curiosando nel menu pubblicato sul sito web di un ristorante che dovrò visitare e che si presenta come "soluzione ideale per coloro che desiderano trascorrere un'occasione speciale in un locale elegante e rinomato..." leggo: Ravioli di salva su crema di peperoni. Si salv(i)a chi può!

martedì 27 gennaio 2015

Meglio abbondare che deficere

Ghirlanda di baccalà, patate, aria di olive taggiasche e insalatine
Alessandria, Piemonte - La cameriera dell'Est Europa, cortese ma non ancora padrona del vocabolario da usare nel servizio al ristorante, ogni volta che mi porta un piatto invece di accompagnarlo con il consueto "Prego" - e forse anche per un eccesso di gentilezza, convinta sia meglio abbondare che deficere - aggiunge un articolo e così è un continuo incoraggiamento: "La prego" e porge l'eterea corona di baccalà, patate, aria di olive taggiasche e insalatine; "La prego" e arrivano gli gnocchi giganti con vongole mezzo asfissiate dalla salsa di cime di rapa e aglio, "La prego" ed ecco ammainare sul tavolo una vela di cioccolato sotto la quale l'ananas marinato socializza con mascarpone e goji grattugiato.
Tenerella, non devi pregarmi, assaggio tutto. Punto. E anche virgola, ma sì, abbondiamo!

domenica 13 luglio 2014

Perversione gourmet

Roma - La perversione gourmet di oggi: ordinare la terrina di verdure ipocalorica e poi... mangiarla col pan brioche.

martedì 8 luglio 2014

L'arancia non fa miracoli

Immagine tratta dal web e rielaborata
Roma, dalle parti di via della Pace - Devo scrivere un articolo su un locale che per una serie di motivi mi piace tanto. Pur trovandosi in una zona ad alta concentrazione di qualunquismo turistico è accogliente sia per il personale cordiale sia per l'arredamento che, mescolando vintage e moderno, è molto vicino al mio gusto. Poi è aperto per colazione, pranzo e cena e anche la domenica. Una vera oasi nel quartiere di piazza Navona. Che va premiata. L'ultima volta che ci sono stata a cena, per giunta in compagnia di un'amica con la quale tenevo a far bella figura, ho però avvertito un cambiamento nella cucina, una nota diversa che è divenuta stecca nel piatto meno felice e facile, l’anatra laccata all’arancia, cotta a bassa temperatura -e fin qui nulla di male- e presentata non a fette ma in uno spesso trancio color sangue visivamente poco allettante e di sapore marcatamente selvatico che per la timida dolcezza della laccatura di agrume era impresa impossibile riuscire a stemperare. Prove arzigogolate di diplomazia.

mercoledì 2 luglio 2014

I (numeri) primi

Il menu degustazione di 4 portate è già arrivato al 5° piatto e non siamo ancora al 2°... Dò i numeri.

Roma, dalle parti di piazza del Popolo - Lo chef aggiunge ai 4 piatti previsti dal menu degustazione 1 aperitivo, 1 antipasto e 1 primo che consiste in 3 ravioli cinesi wonton al vapore di ragguardevoli dimensioni farciti con castrato, verza e pecorino. Cloccanti e velamente sapoliti. 

venerdì 27 giugno 2014

Astenersi sbrodoloni

Cappelletti in brodo asciutto
Roma, dalle parti di Piazza del Popolo - Non ci vediamo da qualche tempo (quasi quattro anni, temo) e così lo chef mi fa gentilmente assaggiare anche piatti che non ho ordinato, per esempio questi cappelletti rotondi in brodo asciutto - così detto perché "magicamente" inserito all’interno della sfoglia - con parmigiano, limone e zafferano che richiedono un minimo di istruzione all'uso. Introdurre in bocca ciascun raviolo intero, e solo quando si è sicuri di avere le labbra ben chiuse, iniziare a mordere, preparandosi alla diffusione del brodo tiepido sul palato. Astenersi sbrodoloni.

giovedì 26 giugno 2014

Caffè leccese

Caffè leccese (cupola alla crema di caffè e cacao con cuore di mandorla e capezzoli di caffè)
Roma, dalle parti di piazza dell'Orologio - tête-à-tette

mercoledì 25 giugno 2014

Gemelli diversi

Gamberi crudi e burrata

Roma, dalle parti di piazza Fiume - I due ragazzi del tavolo accanto scalpitano chiedendosi perché, dopo la successione abbastanza veloce di antipasti, il primo non sia neanche all'orizzonte. Il motivo è che loro e io abbiamo ordinato lo stesso (ricco) menu degustazione di pesce e la cucina ha quindi impresso ai due tavoli il medesimo ritmo, facendo uscire i piatti insieme. E dato che, lenta come al solito, non ho ancora terminato l'ultimo antipasto (dei gamberi crudi con burrata, biscotto brutto-ma-buono e salse di melanzana affumicata e pomodoro che vorrei non finissero mai), anche se loro sono in due e io da sola, sono io a scandire il ritmo delle uscite. Cavalleria rustica(na).

martedì 24 giugno 2014

Alito di risarcimento

Linguine con vongole, cedro, polvere di camomilla
Il cameriere alita sempre due volte
Roma, dalle parti di piazza Fiume - Il ristorante è piccolo e quando tutti gli avventori sono arrivati, il brusio riempie la sala. Il servizio al mio tavolo è svolto da una ragazza giovane e sveglia in leggins neri che la fanno sembrare un grillo e da un cameriere più elegante ma meno brillante seppure volenteroso. Se i piatti li porta lei sono sicura di quel sto per assaggiare, mentre quando li serve lui rimango nel dubbio: a causa del rumore si china verso di me per illustrare nomi e ingredienti, solo che soffre di alitosi e io naturalmente mi tiro indietro, con il risultato che non capisco niente. Uno dei piatti che mi arrivano ai timpani e al cuore sono le Linguine con vongole, crema di cedro e polvere di camomilla. Una preparazione equilibrata ma che stupisce, per il cedro che amplifica la nota marina delle vongole e la camomilla che sostiene la solida dolcezza della pasta. Quanto ai 6 euro tolti al conto di 80, li considero un alito di risarcimento.

domenica 8 giugno 2014

Lasciarci le animelle

Risotto con animelle, nocciole e carciofi
Casale Monferrato - Il giugno più caldo della storia con 37 gradi all'ombra e io ordino Risotto con animelle... e senza aver fatto testamento.

sabato 7 giugno 2014

Appetizer Costa Concordia

Il naufragio dell'appetizer
Casale Monferrato, Piemonte - Non entravo in un ristorante da (ben) 12 ore. Mi servono come appetizer mezzo soufflè salato che non riesce a sorreggersi e naufraga nella salsa. Servirne uno intero sarebbe stato troppo? Relitti di bontà.

domenica 1 giugno 2014

Obtorto collo (ripieno)

Collo ripieno di frattaglie e foie gras
Oltrepo pavese, Lombardia - Se ti tirano il collo, che poi te lo farciscano di foie gras è il minimo.

giovedì 15 maggio 2014

La mezza porzione... è un'opinione?

Salice Terme, Lombardia - Hei, avevo chiesto la "mezza" porzione, non il quarto del quarto!