Degustando un'unghia di Ornellaia... e Barbaresco, Carena, Barolo
(alla preservazione delle Guide ai Vini e ai Ristoranti 2018 a) Firenze
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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giovedì 19 ottobre 2017
mercoledì 5 luglio 2017
Bevo, ergo...
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giovedì 20 ottobre 2016
Stappando bottiglie con gli amici di Proust
(Nella nuova casa in) Piemonte - Accendere i termosifoni o scaldare i muscoli... sul cavatappi?
(Foto bn: amici di Proust vestiti per una festa)
(Foto bn: amici di Proust vestiti per una festa)
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lunedì 15 giugno 2015
Galanti scortesie sul servizio del vino
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Autoritratto parabolico intorno al Lago d'Orta |
Lago d'Orta, Piemonte - << Prologo Il patron del ristorante con due stelle Michelin mi chiede se gradisco del vino da accompagnare al menu degustazione di sette portate che ho appena scelto e lo fa proprio mentre sto sgranocchiando un grissino. Inghiotto le ruvide briciole e chiedo di vedere la carta dei vini. Non sono impreparata allo spettacolo del corposo libro rilegato in pelle che viene posato sul tavolo, ma fa comunque una certa impressione vedere bottiglie di media qualità proposte altrove a diciotto massimo venticinque euro, costare qui sessanta euro. Quanto ai vini più interessanti, sono tutti inavvicinabili. Tra i vini bianchi, ve ne sono tre disponibili nella bottiglia da mezzo litro e quando faccio scorrere il dito fra il friulano Tocai (quaranta euro) e il marchigiano Verdicchio (quarantacinque euro), il patron raccomanda il secondo. La piccola bottiglia passa anonima, senza transitare dal tavolo, dalla cantina direttamente al secchiello del ghiaccio posto alle mie spalle dove, ammollata nell'acqua, il maître-sommelier le si affanna intorno e la apre non senza sforzo (dell'operazione sento solo gli ansiti visto che si svolge alle mie spalle). Bisbiglia qualcosa al patron il quale, con aria serissima e funerea, mi annuncia che il vino è ossidato. Può capitare, soprattutto nelle mezze bottiglie e tanto più in una come questa che è del 2004, si giustifica con un tono che allontana da sè qualunque responsabilità (fino a cinque minuti prima la decantava come la più valida fra le mezze bottiglie disponibili) e anzi fa quasi sembrare che la "disgrazia" sia da attribuire a me che ho scelleratamente scelto una mezza bottiglia. Visto che né lui né il maitre accennano a presentarne un'altra, chiedo se quella fosse l'ultima. "No no, purtroppo no" - "???" - "Ne portiamo un'altra". Neanche la seconda Cenerentola è degna di un passaggio in tavola, e malgrado provenga non dalla cantina ma dal frigorifero, il maître-sommelier la tuffa nel secchiello e tra un ansito e l'altro (sospetto sia asmatico) la stappa, ne versa un poco sul fondo di un piccolo bicchiere e lo passa al patron il quale assaggia e orgoglioso come di un figlio che dopo due bocciature prende finalmente la sufficienza, esclama gongolante: "Questo è perfetto!". Dice lui, perché a me non è chiesto alcun parere. Mi viene riempito (parola grossa) il calice e, senza domandare se approvo il vino o se almeno mi piace, maître e patron si dileguano prima che io abbia il tempo di avvicinare il naso al bicchiere. Un bicchiere colmo di odori e sapori magari non guasti come quelli della bottiglia precedente, ma sulla buona strada. Un vino che comunque avrebbe avuto bisogno di essere stappato e ossigenato per ben più di cinque minuti prima di essere servito in tavola e che infatti solo verso metà pasto inizia a sprigionare gradevoli sensazioni (senza mai arrivare a nulla di sensazionale comunque). Bevo senza avanzare un goccio della bottiglia e, se non sono solleciti nel mescere, alzo il sopracciglio guardando contrariata il bicchiere vuoto finché sommelier e patron fra i più paternalisti e maschilisti di sempre capiscono: i quarantacinque euro sono una rapina che bisogna guadagnarsi ...continua
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venerdì 29 maggio 2015
Il rabbocco che fa traboccare
Priocca, Piemonte - In un momento di imperdonabile debolezza, decido di bere vino al calice invece di ordinare una bottiglia adocchiata nella carta da abbinare al menu degustazione del ristorante nel Roero. La mia sorpresa quando, arrivata a metà del bicchiere di Arneis consigliato dal patron e che contavo di far bastare per i tre antipasti, l'uomo si avvicina con la bottiglia chiedendo se ne gradisco ancora un po' e, arrivata a metà del secondo rabbocco, si ripresenta con la stessa domanda e cortesia. Ovviamente accetto, pensando di lui il meglio possibile. Che gentiluomo, che garbo, ma soprattutto che generosità! In abbinamento al primo e al secondo piatto mi propone, sempre al calice, un Nebbiolo. Poco impegnativo e di facile beva, adatto all'anatra in salsa di ciliege. Di nuovo, mentre sono a metà del bicchiere, si avvicina e chiede se ne gradisco ancora (notare che il bicchiere era ancora piuttosto pieno e quindi solo piccolo rabbocco fu). Dopo l'ottimo cibo e anche se il finale della cena non è stato proprio il massimo (alle 22.30 c'è stato un fuggi fuggi dei clienti e non mi è sembrato il caso di ordinare una grappa -del resto neppure proposta- che avrei probabilmente dovuto bere in fretta e furia) chiedo il conto e pago senza neppure controllare le voci come mi invita a fare il patron. Lo faccio più tardi, ed eccole lì, le cifre. Il bicchiere di Arneis con i due mezzi rabbocchi mi è costato 10 euro (ovvero il costo di metà bottiglia) e il buongusto ha raggiunto l'apice con bicchiere di Nebbiolo che con il timido rabbocco è costato 12 euro. Con il totale dei calici di vino (22 euro) avrei potuto ordinare una bottiglia intera di buona qualità. Non si fa e non torno più (per un po').
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venerdì 20 marzo 2015
Privazione e desiderio
"Guardando bene, gli elementi dei nostri piaceri sono la difficoltà, la privazione, il desiderio del godimento." Brillat-Savarin
Barbaresco, Piemonte - Seduta accanto alle bottiglie di Barolo, Nebbiolo, Barbaresco allineate come soldatini sugli scaffali della vineria, ognuna con il prezzo scritto sul cartellino annodato al collo, prendo atto che la meno cara costa più di tutto il mio pranzo. Brillante a stecchetto.
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mercoledì 31 dicembre 2014
Annata differenziata
Piemonte, Notte di San Silvestro - Serata talmente sobria che non si sa dove gettare il 2014: vetro, umido, indifferenziata, plastica, silicone...?
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giovedì 9 ottobre 2014
L'ultima goccia
Firenze, Toscana - Dopo aver assaggiato due dozzine di vini (Timorasso, Riesling assortiti,
svariati Barolo e Nebbiolo ecc.) alla presentazione della Guida, aspettare il treno in ritardo in
piedi in stazione. L'ultima goccia
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mercoledì 8 ottobre 2014
L'onore è cosa seria(mente brilla)
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Crostino al lardo e miele e bicchiere di Verdicchio |
Firenze, Borgo Santo Spirito - Aspettando la brandade di baccalà, addento un crostino con lardo e miele e sorseggio un bicchiere di Verdicchio. In sottofondo un giovane seduto al banco brillo o schizofrenico, a scelta, parla da
solo dell'onore (di pagare il conto che puntualmente non salda).
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sabato 6 settembre 2014
Ligabue mi fa brillante
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giovedì 7 agosto 2014
Il (ri)colmo per un sommelier
Caluso, Piemonte - Adorabile sommelier che appena sorbisci un goccio di vino è pronto a
ricolmarti il bicchiere (da che parte devo andare per tornare a casa?)
mercoledì 23 luglio 2014
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venerdì 18 luglio 2014
Sordi all'aperitivo
Stradella, Lombardia - Aperitivo in un bar, con vista su centro Amplifon. Se per caso il conto non mi piacesse sarei autorizzata a non sentirci?
domenica 6 luglio 2014
Dal bicchiere alla botte
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venerdì 28 marzo 2014
Non schiodo
Cuneo, Piemonte - Fine del pranzo, ma non del vino. Il sommelier misura la stanza avanti e indietro a passi annoiati ma io non schiodo, ancora (così impara a non mescere quando è tempo).
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martedì 31 dicembre 2013
Cappesante a colazione
Piemonte - Saltata quella che sarebbe stata una ormai tardiva colazione, approdo a un
acerbo doppio aperitivo con Arneis e cappesante, per poi sfilare davanti a
una pattuglia con la leggerezza di un palloncino.
Ultime dal 2013.
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sabato 2 novembre 2013
L'aperitivo di Carla Fracci
Per
aperitivo ordini un vino rosso dalla gradazione alcolica elevata. Te lo
accompagnano con cibaglia tipo patatine rotte e focaccia che non era
buona appena sfornata figuriamoci 12 ore dopo. Quando ti alzi per andar
via le gambe sono diventate leggere leggere e indovini come ci si sente a
essere airone, o cicogna. O Carla Fracci.
venerdì 27 settembre 2013
Timorati di dio Bacco e inodori di santità
"Considerando il piacere della tavola sotto tutti gli aspetti, avevo visto da un pezzo che su quest'argomento si poteva fare qualcosa di meglio che dei libri di cucina..." Brillat-Savarin
Volpedo, Piemonte - Mentre arringava la folla volpedese che gli consegnava il premio Quarto Stato, Carlo Petrini continuava a citarmi facendomi saltare sulla sedia: già nell'Ottocento quel genio di Brilla(n)t(e)-Savarin(a) diceva questo e diceva quello... Che io c'entrassi qualcosa si accorgeva Walter Massa il quale, convinto forse che del gastronomo io fossi la reincarnazione, tosto mi invitava alla Soms monlease dove il suo Timorasso scorreva a magnum e nel fiume etilico i ciottoli eran fette di salame alte un dito e tozzi di Montebore spiramidato e molliche di mica. All'ora dei vampiri si materializzava al tavolo Claudio Mariotto che molto sul serio prendeva la domanda mia se avesse portato meco il Timorasso Pitasso perché senza indugio ne estraeva, stappava e mesceva anche lui una magnum. E tra le chiacchiere calde e morbide di contadini canuti, enologi rampanti, vignaioli timorassi di dio Bacco, gastroscribacchini inodori di santità, e la fila di magnum prosciugate, la notte scoccava uno dopo l'altro i suoi quarti, senza indurre in alcuno il desiderio di alzarsi e scendere in pianura. L'atto finale consisteva in pellegrinaggi alla cucina in cerca di polli non ancora in fuga ma alla cacciatora acconciati e seppure la mia porzione si rivelava composta per metà da un collo impossibile da ridurre a miti consigli con lo smidollato coltello di plastica, non me ne crucciavo e sulle carnose verdure lestamente pigra mi tuffavo.
Volpedo, Piemonte - Mentre arringava la folla volpedese che gli consegnava il premio Quarto Stato, Carlo Petrini continuava a citarmi facendomi saltare sulla sedia: già nell'Ottocento quel genio di Brilla(n)t(e)-Savarin(a) diceva questo e diceva quello... Che io c'entrassi qualcosa si accorgeva Walter Massa il quale, convinto forse che del gastronomo io fossi la reincarnazione, tosto mi invitava alla Soms monlease dove il suo Timorasso scorreva a magnum e nel fiume etilico i ciottoli eran fette di salame alte un dito e tozzi di Montebore spiramidato e molliche di mica. All'ora dei vampiri si materializzava al tavolo Claudio Mariotto che molto sul serio prendeva la domanda mia se avesse portato meco il Timorasso Pitasso perché senza indugio ne estraeva, stappava e mesceva anche lui una magnum. E tra le chiacchiere calde e morbide di contadini canuti, enologi rampanti, vignaioli timorassi di dio Bacco, gastroscribacchini inodori di santità, e la fila di magnum prosciugate, la notte scoccava uno dopo l'altro i suoi quarti, senza indurre in alcuno il desiderio di alzarsi e scendere in pianura. L'atto finale consisteva in pellegrinaggi alla cucina in cerca di polli non ancora in fuga ma alla cacciatora acconciati e seppure la mia porzione si rivelava composta per metà da un collo impossibile da ridurre a miti consigli con lo smidollato coltello di plastica, non me ne crucciavo e sulle carnose verdure lestamente pigra mi tuffavo.
venerdì 16 agosto 2013
Il brutto del bello
Il brutto del bere tanto a cena è vedere (conto) doppio.
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lunedì 10 giugno 2013
Prova palloncino
"...avrei voglia di mettere il desiderio dei liquidi fermentati... accanto alla preoccupazione dell'avvenire..." Brillat-Savarin
Langhe, Piemonte - Quando esco dal ristorante ho un solo pensiero: la pattuglia dei carabinieri che arrivando ho visto posizionata a cinque chilometri da qui ci sarà ancora? No perché se mi fanno la prova palloncino questa sera, dopo i vini bevuti, sto fresca. Tramontata l'epoca in cui la sobrietà si dimostrava portando il dito indice al naso e camminando in linea retta, faccio una passeggiata per il paese per smaltire l'alcol in presunto esubero. Pur essendo sabato sera il brio è decisamente altrove: i portici sono deserti, il buio fa sembrare quasi bella la facciata della chiesa che di giorno è oppressa da un alto campanile sormontato da una gigantesca statua della quale ora si vede solo una lucina rossa, le piazze silenziose non sono attraversate neanche da un gatto e la piantina mezzo rinsecchita lasciata a vegetare su un muretto davanti alla serranda chiusa di un negozio perché non si è avuto cuore di gettarla via è la perfetta (foto)sintesi della vivacità notturna del luogo. Superata la prova spleen, non se ne temono altre, neanche quella del palloncino.
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