Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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mercoledì 13 giugno 2018

lunedì 9 aprile 2018

Il bao del Magorabin e il lichene che niente scoraggia, atterrisce, sfratta

Quando si ha una passione, è spesso lei a trovarci. Forme misteriose e colori mutevoli di muschi e licheni che solo chi vede un mondo dove gli altri non vedono nulla può amare, mi adescano da sempre. Ne fui definitivamente consapevole quando mi vennero incontro nella delicata poetica di Camillo Sbarbaro (cantore del frammento, dell’umile, dei trucioli), poi di nuovo inaspettatamente nei boschi di una tutt’altro che disadorna saga, e più recentemente nella formidabile schiera di amouse buche di un ispirato Marcello Trentini dove fanno da cuscino a un apparentemente semplice bao. In realtà un bigné, un paninetto cotto al vapore insieme alla sua farcia di pancetta di maiale e condito con un mix di cinque pepi e salsa teriyaki nella quale il gusto salato della salsa di soia è stemperato nell’aceto di Barolo. Un viaggio Torino/Resto del mondo per lo chef. Per la brillante salgariana (ma anche per lo stesso Sbarbaro per il quale «si fanno a un tavolo d’osteria i più meravigliosi viaggi"), una boccata dell’Oriente di Marco Polo, un'esca, una scia che riporta ai misteri della natura e alla tenacia ispiratrice del lichene che niente scoraggia, atterrisce, sfratta. 
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Licheni: “una muffa più un fungo, due debolezze che fanno una forza”
Camillo Sbarbaro

giovedì 29 ottobre 2015

Tavolo multilingue

Torino - Al grande tavolo rotondo comune di un noto pastificio siedo accanto a due turiste americane per "migliorare" l'inglese carpendone i discorsi. Per ora però ho capito solo "Halloween".

venerdì 17 ottobre 2014

Madame e madamine a Torino

Torino, Piemonte - Torino crede talmente nel soprannome di Piccola Parigi che nei locali pubblici le signore si senton spesso appellare 'Madame' dai camerieri. Messieurs non pervenuti

mercoledì 23 luglio 2014

venerdì 4 luglio 2014

Cameriere dentista

Torino, Piemonte - Questo cameriere è come il dentista: viene a chiedermi come va mentre ho la bocca piena e non posso parlare.

martedì 10 giugno 2014

Cameriere o dentista?

Torino, Piemonte - Questo cameriere è come il dentista: viene a chiedermi come va mentre ho la bocca piena e non posso parlare.

venerdì 11 aprile 2014

La crème qui doucement... te strozze

"Sono stati inventati piatti così attraenti […] e che sono insieme così leggeri da accarezzare  il palato senza aggravare lo stomaco." Brillat-Savarin
Torino, Piemonte - Eccola servita in tavola, la crema di insalate. La presentazione è originale, ma anche una sfida al galateo della posata; infatti per arrivare alla soupe fraîche bisogna prima rompere la sottile tegola caramellata posata sulla zuppiera e sormontata da una corona di misticanze, mirtilli, mezzo asparago e una quenelle di panna al limone e pino mugo. 
Frantumo, mescolo e affondo. 
Ingollo una cucchiaiata di fior fiore del primaverile orto liquido e la crema scende morbida, fresca e arrendevole giù per il gargarozzo... finché un coriandolo di tegola caramellata si ribella a un destino di scioglievolezza, mi si appiccica alla gola come un francobollo alla busta e quasi mi strozzo mentre a furia di deglutire affannosamente, raspare e tossire (ma con discrezione, perché ci manca solo che a qualche vicino di tavolo venga l'idea di farmi la manovra di Heimlich) lo convinco ad andarsene per la sua strada esofagea. 
A parte questo piccolo incidente di trangugio e la personale conclusione che le tegole cadono non solo sulla testa, tutto bene.

martedì 25 febbraio 2014

Squame en travesti

Torino, Piemonte - Inchiesta sul pesce crudo servito in alcuni ristoranti, soprattutto esotici, del centro. Fra le varie irregolarità scoperte, anche un'anguilla falsa. Era un (meno pregiato) grongo. A Carnevale, anche le squame sono en travesti.

giovedì 8 agosto 2013

Fame

Turisti stranieri mi fotografano mentre pranzo. La mia fame è ormai internazionale.

martedì 14 maggio 2013

Sacro e profano convito

Ristorante ricavato in chiesa sconsacrata, Canavese © Brillante-Severina
"L'arte, autrice di miracoli, ha riunito i due mondi..." Brillat-Savarin
Canavese, Piemonte - Per una persona gourmet e laica il pranzo domenicale nel ristorante ricavato dall'antica chiesa sconsacrata con le spalle all'altare ha il sapore di un'ultima cena leonardesca e il vero addobbo della tavola non è il vasetto di orchidea (la sfioro, è finta), ma il pane.

mercoledì 13 marzo 2013

Il Termidoro dell'aragosta

Alice nel paese delle meraviglie, Oltre lo specchio - Aragosta
"Vi sono persone per le quali il sogno è una vita a parte, una specie di romanzo prolungato..." Brillat-Savarin
Torino, Piemonte - Il sito web dell'hotel non aveva più segreti per me, soprattutto il menu del ristorante, sul quale avevo molto romanzato. Il giorno dell'arrivo (un venerdì e, coincidenza, 8 marzo) a pranzo sarei rimasta leggera con un Club sandwich e a cena, come premio per aver lavorato di sera e in trasferta, avrei ordinato Crudo di ricciola con finocchi e arance, Aragosta alla Termidoro (che fa tanto decadenza e Rivoluzione francese) oppure Gamberi panati di nocciole con salsa al limone e infine Tartelletta di gianduja mascarpone e pan di stelle. Me ne fosse andata bene una... A pranzo, il tempo di togliere vestito e scarpe dalla valigia, percorrere il labirinto dei corridoi senza perdermi, scendere, e alle 14.25 il ristorante risultava già chiuso. Addio Club sandwich, ripiegavo su un toast. Volendo recuperare a cena, chiedevo alla ragazza del personale che mi aveva accompagnata al piano fino a che ora il ristorante fosse aperto la sera. "Fino all'una" era stata la risposta. Musica per le mie orecchie, ma la stecca era in agguato. Rientrata alle 23.30 chiedevo di poter cenare e, sorpresa, la cucina aveva appena chiuso. Tagliategli la testa, avrebbe ordinato la Regina Rossa di Alice. E invece l'unico Termidoro rimaneva quello di Maximilien-François-Marie-Isidore. Troppo stanca per uscire in cerca di un posto aperto sotto la pioggia marzolina, la cena finiva col consistere in un rum al bar dell'albergo con contorno di otto biscottini al cioccolato grandi quanto piselli e in un succo di frutta dal minibar della camera. Sognando La quadriglia delle Aragoste di Alice.

Ristorante sempre aperto, anzi no

"...non ha mai oltrepassato i limiti impostigli dal bisogno del cibo." Brillat-Savarin
Se sul sito dell'hotel si legge che il ristorante è sempre aperto come lo si deve interpretare? Non alla lettera. Infatti alle 14.25 io lo trovo già chiuso. Ripiego sul bar dove un barista molto gentile e premuroso mi elenca piatti dal suono precotto (lasagnetta, pollo al curry...) o crudo (caprese) ai quali finisco col preferire un toast (buono, con una nota erbacea nel formaggio che fa pensare di essere in una baita alpina, o è solo muffa?) e un bicchiere di Barbera fatto correttamente assaggiare prima di essere -generosamente- versato. Non essendo mai avara di critiche, non pensavo che avrei finito col lodare il servizio del bar. Le "avventure" col ristorante dell'hotel... continuano

martedì 12 marzo 2013

Un chinotto con David Lynch al Palazzo d'Oro

© Brillante-Severina
"L'uomo che ha riflettuto sulla propria esistenza fisica... prepara con accortezza il suo riposo, il sonno e i sogni." Brillat-Savarin 
Devo fermarmi a dormire a Torino, trovo un'offerta per un hotel 5 stelle e con grandi aspettative arrivo nel piovoso venerdì pomeriggio. Fuori il palazzo mostra un’austera architettura littoria, ma dentro la hall non manca di originalità. Sembra il covo di uno dei cattivi di James Bond scavato nella roccia di un’isola remota con nicchie oltre le quali non mi stupirei di veder scorrere lava ardente. Oltre la porta girevole c'è una scala ma neanche l'ombra di qualcuno che aiuti col bagaglio. Difficile vedere entrare i clienti se invece che all’ingresso si sta nella hall a chiacchierare con la receptionist. Registrazione, consegna della chiave elettronica, camera 433. Poi la receptionist-vestale inizia a spiegarmi come arrivare alla stanza. La fermo subito, a questo varco la aspettavo. Perché neanche se mi avessero dato un colpo in testa avrei accettato di pagare la tariffa di un hotel di questa categoria senza avere in cambio un trattamento proporzionato che inizia con qualcuno che ti apre la porta e prende il bagaglio (e abbiamo iniziato male) e con l’essere accompagnata in camera. "Se lo preferisce, certo...". Non è che lo preferisco, è il minimo. Una ragazza molto truccata, taccata, scosciata mi accompagna lungo un corridoio e poi a un ascensore. Non faccio subito caso al piano al quale scendiamo, ma poi mi accorgo che non è il quarto. Percorriamo un altro lungo corridoio, giriamo a destra ed entriamo in una deserta galleria con vista su palazzi moderni e antichi affiancati, quindi giriamo di nuovo e prendiamo un secondo ascensore. Perso il senso dell'orientamento, sorrido dei miei pensieri (sembra di stare in un film di David Lynch, alla fine mi verrà consegnata una scatola da aprire con una chiave blu?) come del fatto che la receptionist riteneva che avrei potuto trovare da sola la camera nel dedalo del palazzo. Arianna in versione cubista alla fine mi parcheggia davanti a una porta che la carta elettronica bruna apre su una camera color ocra e marrone. Congedata Arianna, atteggiarmi a Bacco è impossibile: il frigobar non contiene alcolici, solo gazzosa, succhi di frutta e chinotto, anch'esso marroncino e intonato all'ambiente ...continua

lunedì 11 marzo 2013

Damasco per tutti

Fiorio © Brillante-Severina
"...la loro presenza era già di per se stessa un segno di sconfitta."
Via Po, Torino - Fra i damaschi, i lampadari e gli specchi del secondo piano di un locale storico il sabato a pranzo. Al tavolo accanto una coppia è già al gelato. Sento dire all'uomo, non giovane e con accento torinese, che i suoi genitori non avevano mai varcato la soglia di quel locale, considerato molto esclusivo. Oggi con nove euro si accede al ricco buffet degli antipasti e per tredici euro offrono un primo piatto a scelta, dolce, acqua e caffè. Serviti da camerieri in giacca bianca. La decadenza dei tempi è una porta che finalmente si apre.

mercoledì 27 febbraio 2013

Sgamata al Tegamino

La pizza del Tegamino © Brillante-Severina
"...è accolto con la più tenera premura..." Brillat-Savarin
Torino, via Bogino - Non ho pranzato. Né cenato. E neanche un aperitivo sono riuscita a rimediare. Quindi, finito l'impegno di lavoro serale a teatro, con sincero appetito entro nella pizzeria di via Bogino nella quale sono stata il mese prima, a pochi giorni dall'apertura. Stranamente al piano di sotto non c'è nessun cliente ed è quasi vuota anche la sala sopra (leggi anche Ai piani bassi), ma l'accoglienza è gentile e sapendo che la chiusura è tardi, scorro con calma il menu. Arriva la cameriera e mi dice che, ehm, i forni sono stati spenti perché di solito a quell'ora nessuno va più a mangiare. "Ma non chiudere alle due?" - "Da pochi giorni abbiamo cambiato orari, apriamo a pranzo e la sera chiudiamo prima". Io me ne andrei... riproviamo un'altra volta non è detto e poi non si sa mai... mi dice una pooh-vocina, e anche la ragazza insiste che per la pizza non ci sono problemi e mi invita a scegliere... tenendo però conto che il pomodoro è finito. Scartata quella con mozzarella pomodori e prosciutto dell'altra volta (foto), corteggio la carciofi violetti e speak, ma sento invece la mia voce ordinare la patate, fontina e porri di Cervere. Dopo pochi minuti è uno dei pizzaioli in persona a servirla e non sono neanche a metà di pizza e ambrata birra belga che gli unici altri due tavoli occupati restano deserti. Mastico e ingollo nella sala bianca e vuota. Spengono la musica. A rischio di congestione sono alla cassa, dove si ricordano di me (per i capelli, boh...) e chiedono se la pizza mi è piaciuta. Ne segue una conversazione con proprietaria e pizzaioli (al porro io sostituirei la salsiccia, come in un'ormai classica versione di Gabriele Bonci) che sarebbe davvero piacevole se non si svolgesse in piedi e tutto sommato incalzata dalla saracinesca tentata dalla forza di gravità. Mio malgrado vengo sgamata e non c'è verso di pagare il conto. Così esco con due sensi di colpa, aver fatto lavorare i pizzaioli fuori orario e gratis.

martedì 26 febbraio 2013

Pesto lo colga (lo gnocco)

Gnocchi © Brillante-Severina
"Il buongusto è nemico degli eccessi..." Brillat-Savarin
Torino, via Bogino - E dopo il filetto di pesce gemellato con cozze alla deriva nel brodo agrumato (nel senso che era un grumo all'arancia)... arrivano gli gnocchi al pesto ubriachi fracichi di aglio (qua e là ci sono anche tocchi di mazzancolle, ma chi le sente?). La paura dei vampiri scorre potente in questa cucina.

Cozze all'ancora

"Per il primo piatto vi è permesso tutto..." Brillat-Savarin
Torino, via Bogino - Il primo piatto del menu degustazione di pesce dell'enoteca che in vetrina espone bottiglie di vino e libri consiste in un filetto di pesce grigliato. E fin qui niente di straordinario. Purtroppo per lui, il filetto è inutilmente spiaggiato su un'isola di cipolla di Tropea, a sua volta al centro di un brodo gelatinoso all'arancia nel quale annaspano nerboruti eppure indifesi muscoli. Sul tavolo non c'è il cucchiaio, quindi ci si aspetta che il brodo venga assaporato con i soli rebbi della forchetta. Sto per chiedere la posata alla cameriera ma capisco che non è il caso appena assaggio il brodo arancione. Sarebbe più utile un amo, meglio ancora un colino, per salvare dal gorgo almeno le cozze.

lunedì 25 febbraio 2013

Il buffet

Caffè Fiorio, Torino © Brillante-Severina
"[lo zucchero] mescolato con la farina e le uova se ne fanno biscotti, amaretti, croccanti, babà e tutta la moltitudine di pasticcini che costituiscono l’arte del pasticciere di fornello."
Brillat-Savarin
Torino, Piemonte - La cameriera in divisa pinguinesca intonata alla nevicata di febbraio che sfreccia fra tavolini e velluti rossi dell'antico caffè sotto i portici di via Po ha sicuramente letto Buzzati. Non si spiega altrimenti la strenua difesa del buffet dei dolci (torte di mele, sacher, crostate ai frutti di bosco) come se fosse un fortino, ultimo avamposto della pasticceria torinese contro gli assalti dei tartari clienti (in maggioranza sdentati in verità).