Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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mercoledì 31 dicembre 2014

Annata differenziata

Piemonte, Notte di San Silvestro - Serata talmente sobria che non si sa dove gettare il 2014: vetro, umido, indifferenziata, plastica, silicone...?

domenica 28 dicembre 2014

La solitudine dei numeri delle bollicine

Italia - Società Chimica Italiana: contare le bollicine di un bicchiere di spumante non è possibile a causa dei troppi fattori che intervengono, come tipo di spumante, temperatura, movimenti del bicchiere, pressione atmosferica, modo di versare...
No, dai, giura...

PS
Io l'ho buttata sul ridere, ma l'articolo è sul blog della SCI 

domenica 22 giugno 2014

L'eleganza dello champagne

Roma - Una donna molto anziana ed elegante nel suo tailleur-pigiama in broccato color champagne scende via del Tritone a passi lenti. Insicura e malferma ma senza badante e con le sopracciglia increspate di chi è determinato ad arrivare alla sua meta. Mi chiedo se un giorno scenderò anch'io la mia china-tritone.

lunedì 20 agosto 2012

13 gradi Réaumur: temperatura di servizio

"La sala da pranzo sia illuminata sfarzosamente, la tavola pulitissima e la temperatura da 13 a 16 gradi Réaumur (da 16,2 a 20 centigradi)." Brillat-Savarin
- Oviglio, Piemonte – A cena con un'amica a metà agosto. Il nostro tavolo è vicino a una finestra coperta da un'ampia tenda a righe verticali. Ogni volta che durante la conversazione rivolgo lo sguardo alla mia amica, le righe della tenda dietro di lei iniziano a ballare e mi gira la testa. Non so se la colpa sia dei tendaggi, della temperatura in sala (un tavolo autolesionista ha chiesto lo spegnimento di uno dei due condizionatori), dello Champagne che stiamo bevendo o degli aperitivi che lo hanno preceduto (un cocktail a mezzogiorno, un calice di vino bianco a pranzo, un bicchiere di bollicine prima di cena), ma ci cambiamo di sedia e almeno la testa torna a posto. Restano i 6 gradi di separazione dalla temperatura ideale.

giovedì 16 agosto 2012

Ferragosto garbato

Fotografia © Brillante-Severina
"...tutto si è svolto con garbo; ognuno se ne va contento della propria giornata..." Brillat-Savarin
- Lombardia e Piemonte – Un ferragosto banalmente adorabile: sveglia alle 9.30, pantaloni e top con paillettes blu, sandali azzurro acqua e sono in macchina. Alle 11.00 mi parcheggio con un quotidiano a un tavolo della Sala dei gelati di Salice Terme e faccio colazione. L'età media è da pensionato, ma è fresco e la brioche è decente. Alle 12.00 ordino un aperitivo della casa rigorosamente alcolico e arriva un succo arancio-rosa in calice tubolare decorato con frutta esotica e stecco con lustrini. Manca solo l'ombrellino di carta. A un tavolo un uomo arrivato non so quando estrae dalla tasca laterale dei pantaloni un tablet e legge bevendo un caffè ghiacciato. I camerieri del vicino ristorante dove andavo spesso con i miei genitori quando ero piccola armeggiano con sedie, calici e secchielli da vino. Sono molto eleganti nella divisa: camicia bianca, pantaloni neri e grembiule con pettorina dello stesso colore. Mi fermerei volentieri a mangiare, ma devo conservare l'appetito per la cena. Alle 13.30 mi decido ad alzarmi tuffandomi nel sole, nei 34 gradi e negli aromi dei barbecue. Passo dalla panetteria famosa per le pizzette e ne prendo due. A casa sono la custode della dimora avita, tutti vanno in vacanza. Innaffio i fiori mentre le pizzette si scaldano in forno e poi mi spaparanzo in poltrona con un generoso calice di Moscato giallo e il sottofondo dell'aria condizionata che a tratti singhiozza. Mi sento un po' Lebowski e guardo film tutto il pomeriggio (Due settimane in un'altra città con Kirk Douglas non è un capolavoro ma è ambientato a Roma e mi basta), poi scelgo l'abito per la cena. Rosso, e sandali verde metallizzato con rosa scarlatta. Passo a prendere P. alle 19.30. In due abbiamo più di 20 cm di tacchi e ciononostane arriviamo al ristorante troppo presto. Insisto per sederci un po' fuori (almeno fino all'arrivo delle zanzare) per un aperitivo. Siamo due fanciulle all'ombra di un campanile bianco-meringa, tetti e cespugli con bacche rosse e una finestra da cui spiare la cucina. Ci portano bollicine italiche, focaccia e coppa. Dentro siamo le più giovani e la clientela agée, intollerante al fresco, fa spegnere uno dei condizionatori. Noi ci "rinfreschiamo" con una bottiglia di Champagne di Bruno Paillard Première Cuvée Rosé che richiederà un pagamento in cambiali e ingolliamo petto e cosce (le più sexy della sala) di quaglia con verdure al curry, teneri calamaretti ripieni di baccalà mantecato su (inutile) cipolla di Tropea uvetta e pinoli, tagliolini con ragù di rana pescatrice e zucchine che sembrano un distillato dell'estate, sella di coniglio cotta a bassa temperatura (P. era scettica ma la divora) e peperoni di Carmagnola, perfetto cannolo di gianduia e mascarpone con gelato di nocciola e salsa mou. Quando i vecchietti freddolosi se ne sono andati e l'aria è più fresca, ci facciamo versare un dito di Armagnac e, piluccando la piccola pasticceria ormai disfatta, condividiamo meditazioni su amori, uomini, amicizie, progetti di lavoro, sogni, diete... Mentre torniamo a casa, un guizzo di pelliccia fulva attraversa la strada e scompare nei campi; è una volpe, perfetta chiosa di un giorno garbato.

lunedì 13 agosto 2012

Compleanni e ostriche

Fotografia: Ostrica © Brillante-Severina
"È noto che anticamente un pranzo un po’ importante cominciava, di regola, dalle ostriche, e che c’erano sempre molti commensali che non si fermavano prima d’averne ingozzata una grossa (dodici dozzine, centoquarantaquattro)." Brillat-Savarin
- Piemonte – Compiere gli anni ad agosto per un gourmet è già il colmo, vista la diffusa serrata di buoni locali; se poi, come succede a me quest'anno, il genetliaco cade di lunedì è una mezza débâcle, essendo quello un quasi universale giorno di chiusura. Quindi... consultata per giorni la Guida in cerca di un posto convincente per cucina e cantina, di gradevole aspetto, abbastanza vicino a casa da consentirmi di bere senza rimorsi, aperto in agosto e di lunedì... la scelta cade per la prima volta su un'enoteca. Sala di elegante semplicità con lumini accesi sui tavoli (anche su quelli non occupati), fresca di aria condizionata ma con la porta amichevolmente aperta sulla strada. In compagnia delle amiche la notte passa anche troppo veloce con avvio di bollicine e ostriche (di polpa modesta, sembrano parenti strette delle ostrichette curiose ammaliate dal tricheco di Alice nel paese delle meraviglie), bottiglia di vino bianco dei vicini Colli, "esotica" (dal punto di vista piemontese) burrata, quaglietta alla diavola, soffio finale su candelina rosa infilzata sulla crème brulée per esprimere un desiderio. E anche quest'anno la felicità gastrica è stata assicurata.

giovedì 9 febbraio 2012

Follie gastronomiche

“...avevo non so quale presentimento femminile che la serata non sarebbe trascorsa senza qualche avvenimento.” Brillat-Savarin
- Torino, Piemonte – Non tutte le follie gastronomiche riescono col buco. Era il primo giorno del Salone del gusto del 2010 e ci avevo incontrato un simpatico chef romano che conosco da anni. Dopo essere stati congedati sbrigativamente dai funzionari della Regione Lazio che eravamo passati a salutare e aver scoperto l’ospitalità dall’Emilia Romagna che con la sola presentazione “Io sono un cuoco romano e lei una giornalista piemontese” ci aveva amichevolmente accolti a pranzo, dopo aver esplorato stand e produttori, aver assistito all’inaugurazione di Terra Madre ed esserci infine dedicati con impegno alla degustazione di ostriche, baccalà e ricci di mare crudi in quantità annaffiati da bollicine in una pescheria che lo chef stava valutando se includere fra i propri fornitori, alle 20.00 salivamo sul taxi che doveva portare me alla stazione e lui a casa della coppia di amici torinesi che lo ospitavano. Solo allora lo chef mi disse che sarebbero andati a cena da Scabin dove, se volevo unirmi, sarei stata la benvenuta. Magari! Ma era impossibile visto che non avevo prenotato un albergo in città ed era ormai tardi per farlo. Eppure quella follia mi stuzzicava. Per curiosità chiedemmo al taxista quanto sarebbe costato accompagnarmi ad Alessandria dopo la cena, verso mezzanotte. La cifra era l'equivalente del costo di un albergo a quattro stelle e dopo superficiali e vane riflessioni, decisi di fare la follia. La coppia torinese era simpatica e ci accolse stappando una bottiglia di Champagne davanti alla quale non ci tirammo indietro. Fu l’ultimo frizzo della serata. La signora era infatti all'ultimo mese di gravidanza, quel giorno non era stata bene e non se la sentiva di uscire a cena. Insistette molto perchè noi e il marito andassimo ugualmente, ma ovviamente decidemmo di rinunciare alla serata a Rivoli. Pagai mestamente i 120 euro di taxi concordati e mentre il taxista mi portava ad Alessandria pensai che in fondo il mio prezzo era stato meno penoso della telefonata che lo chef aveva dovuto fare, alle 20.30, per disdire il tavolo.
Un anno dopo l'episodio, sono andata nel ristorante di Rivoli per un incontro-intervista con lo chef e neanche in quell’occasione mi è stato possibile provare la sua cucina perché a pranzo il locale non era aperto e l’ora di cena, col museo che chiude molto ma molto prima, era lontana. Lui del resto non aveva neanche provato a chiedermi se desideravo fermarmi e io tenni per me il “precedente”.

venerdì 31 dicembre 2010

Dulcis in fundo

“Cuochi si diventa, ma rosticceri si nasce” Brillat-Savarin
- Pavia - “La sera di Capodanno si possono finalmente guardare le vetrine” si consola Billy Crystal, nel film Harry ti presento Sally, mentre passeggia per le deserte vie newyorkesi.
D’accordo chiudere i negozi un po’ prima del consueto, ma non aprire del tutto il 31 che senso ha? Se non fosse stato per due pasticcerie il 31 pomeriggio non sarei riuscita ad avere né caffè né aperitivo. E meno male che di libri da leggere ne ho già tanti, perchè appena entrata nell'unica e non deserta libreria aperta, alle 17.40, il commesso mi avvisava severo che stavano per chiudere.
Le libagioni per la cena erano già state acquistate al mattino ad Alessandria: 
polposa aragosta e teneri gamberi in salsa rosa (dalla cucina anni ’80 con furore) dalla fidata rosticceria di via S. Lorenzo, vassoio di canapè della pasticceria in Galleria e Champagne (francese, con buona pace delle bollicine italiche e della loro abilità nel promuoversi culturalmente). Le praline di cioccolato, dulcis in fundo, si erano dovute acquistare la settimana prima perché lo chocolatier alessandrino subito dopo Natale chiudeva.
Propositi gourmet per il 2011: evitare Pavia il 31 dicembre più o meno come il prosciutto preaffettato, cercare chocolatier più affezionati ai clienti che alla settimana bianca, premiare tutto l'anno i buoni rosticceri.