Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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giovedì 16 maggio 2013

Profane soste

Abbazia di Staffarda, Piemonte © Brillante-Severina
"Passeggiavo beatamente, osservando..." Brillat-Savarin
Abbazia di Staffarda, Piemonte - L'Italia ha un modo tutto suo di valorizzare il patrimonio artistico. Per esaltarlo in maniera adeguata, piazza davanti ai monumenti delle testimonial d'eccezione, e non parlo delle mucche che tosano i prati davanti alle abbazie. Dopo aver pranzato in un ristorante a quindici chilometri dall'Abbazia di Staffarda e aver poi passeggiato per le sale e il chiostro e il giardino abbaziale, mi decido a risalire in macchina per tornare a casa. Percorro la statale dalla quale il complesso dell'abbazia offre un profilo che non ho ancora fotografato. La strada è trafficata e accostare al margine con le doppie frecce non sarebbe un gesto salutare, solo che l'unico spiazzo nel quale fermarsi è occupato da una donna in abbigliamento ispirato più alla Goulue di Toulouse Lautrec che a Chanel. Che male c'è mi si dirà (me lo diranno soprattutto i di lei clienti), cosa impedisce la sosta per qualche click. C'è che pochi mesi fa ho vissuto un'esperienza simile e demenziale e... continua >

Se una sera d'inverno una viaggiatrice

Ponte fantasma © Brillante-Severina
"Accidempoli!" Brillat-Savarin
Non lontano da Pollenzo, Piemonte - Ero passata diverse volte davanti a quell'antico ponte mentre mi dirigevo verso le mete gourmet da recensire per la Guida, ma non ero mai riuscita a fermarmi. La sua apparazione è affascinante e misteriosa, con le arcate in mattoni rossi a mosaico seminascoste dagli alberi e che solo all'ultimo rivelano l'abisso fra le due rive là dove l'arco non c'è più. Non mi ero mai fermata perché la strada accanto è stretta e tutta curve e trafficata a causa della vicina zona industriale e avevo sempre dietro qualche automobilista poco interessato al paesaggio e poi perché quando ci passavo al mattino pensavo che mi sarei fermata al ritorno, salvo poi sbagliare puntualmente strada e trovarmi la sera su altri percorsi. Questa volta non ho sbagliato, ma al ponte non ci pensavo più. Così quando me lo vedo comparire davanti all'improvviso al tramonto, inchiodo e mi fermo. La macchina fotografica è scarica ma ho l'Ipad comprato da poco e lo accendo per avere finalmente un'immagine di quel luogo magico. Solo quando scendo dalla macchina senza neanche indossare la giacca per la fretta, mi accorgo che dall'altra parte della strada c'è una ragazza seduta su uno sgabello, stupita e delusa che io non sia un cliente. Faccio le mie foto con la colonna sonora dei suoi ammicchi (non capisco se cerca di sedurmi o se mi prende in giro), mentre gli automobilisti passano e rallentano incuriositi. Risalgo in macchina arrabbiata col fango, il cancello che svilisce il ponte, gli automobilisti e la ragazza (mi spiace cara, ma se ti metti fra me e un tramonto su un ponte antico la solidarietà femminile va a farsi benedire). Percorro la curva, attraverso il fiume e mi fermo nell'ampia piazzola di fronte al ponte, per fotografarlo anche da quel lato. Sto per scendere quando una macchina guidata da un uomo si ferma anche lei nello spiazzo. Cosa faccio, scendo o me ne vado, stava seguendo me o si è fermato per caso? Temporeggio ma non succede niente e intanto il sole scende. Decido che ormai ci sono e porterò a casa le mie fotografie. Scendo, ma senza allontanarmi troppo dalla macchina, e anche quando mi allontano mi guardo continuamente le spalle (l'altra macchina è sempre lì). Fotografare monumenti con l'ansia, emozioni da donne.

domenica 7 aprile 2013

Velluto rosso

Scarpe in viaggio: "Duchessa Margherita" a Vicoforte © Brillante-Severina
"...una preferenza appassionata, ragionata e abituale per gli oggetti che lusingano il gusto." Brillat-Savarin
Vicoforte, Piemonte - Di solito il "rito" della fotografia della camera e delle scarpe accanto alla tenda coincide con l'arrivo in albergo, solo che oggi non ho tempo. Sono a Mondovì dal mattino e tra visite in compagnia della più autorevole guida del luogo, ovvero il sacrista che odora di formaggio davanti al quale le porte normalmente chiuse di saloni vescovili e chiese si aprono come per magia, lunghe camminate per vie e vicoli del quartiere antico e monumentale, appunti e fotografie (400 scatti solo con l'Ipad), riesco a mettermi in viaggio verso Vicoforte solo nel tardo pomeriggio e visto che il cielo si è improvvisamente aperto virando dal grigio piovigginoso al turchese traforato di bianco nuvola, non resisto a una sosta davanti alla cupola ellittica più grande del mondo. Entro in camera giusto in tempo per prepararmi e uscire di nuovo per andare a cena (e che cena >>). Il rito è quindi rimandato al rientro. 
È mezzanotte molto passata quando mi affaccio sul balcone della camera per vedere la cupola del Santuario di Vicoforte illuminata nel silenzio assoluto, poi lo sguardo ritorna nel tepore della camera. Le scarpe si sono trovate un'alcova fra la tenda (qui in velluto rosso e nappa dorata) e il marmo del camino, dove resteranno fino al momento di rifare la valigia. Meritano però di essere apprezzati anche i tappeti, il comò antico, l'orologio sul camino, lo specchio, le stampe... e di spegnere la luce non se ne parla fino all'1.30.

giovedì 22 novembre 2012

Guardaroba con sentinella

Firenze, Palazzo di Giustizia, part. © Brillante-Severina
"...fa sempre la funzione di sentinella avanzata che grida: <Chi va là?>" Brillat-Savarin 
Firenze, Toscana - Lascio al guardaroba la giacca comprata da poco color verde smeraldo con collo di mohair (trattasi non di pelliccia, ma di fibra lanosa, ricavata dalla tosatura del riccioluto pelo della capra d'Angora, dall'Arabo mukhayyar, che significa scelta) e in cambio mi consegnano un bigliettino numerato sul quale c'è scritto che il ristorante non risponde di eventuali furti o smarrimenti. Ehm... forse dovrei scegliere di portare la giacca con me al tavolo?

venerdì 16 novembre 2012

Il tavolo dei desideri

"...io sento... una doppia riconoscenza..." Brillat-Savarin 
Firenze, Toscana - Dopo la prenotazione avevo cercato sul web immagini del ristorante e nel vedere questo scorcio della sala, con la poltrona in velluto rosso accostata al tavolino rotondo ben apparecchiato circondato da tavoli gemelli, avevo sperato di poter cenare seduta proprio lì. Non avevo fatto alcuna richiesta particolare, perché non avrei saputo come descrivere la posizione di quel tavolo, mi ero limitata a prenotare con una settimana di anticipo. Fatto sta che domenica sera, all'arrivo al ristorante, mi accompagnano proprio al mio tavolo dei desideri, con poltroncina rossa, bicchieri e tovaglia a tono, candelabro d'argento con tanto di fiammella accesa. Non a quello d'angolo e neanche nella sala piccola, no no, proprio nella sala principale e al bel tavolo centrale che avevo visto in fotografia. E ho anche la vista sulla cucina, e mangio pure bene, e i vicini di tavolo (quello d'angolo a sinistra) sono anche simpatici (mica come le due del tavolo di destra) e finita la cena ci fermiamo a parlare per due ore bevendo chi tisana chi amaro chi grappa. Il tavolo dei desideri

giovedì 15 novembre 2012

L'arte dell'accoglienza

Firenze, San Frediano © Brillante-Severina
"Là, ricevetti l'accoglienza che si deve a un intenditore..." Brillat-Savarin 
Firenze, Toscana - Dopo aver pianificato con anticipo e cura la serata al ristorante dell'albergo cinque stelle che mi ha ammaliata per il roof garden con vista a 360° su Firenze (prenotato con una settimana di anticipo, due sopralluoghi in piazza Ognissanti, menu ormai a memoria), un inconveniente capitato al bar chic dell'albergo (niente di imbarazzante, macché, ho solo dimenticato il portafogli nell'altra borsa...) scombina tutto. Salgo al ristorante dall'ascensore della hall col morale sotto i tacchi e arrivata all'ingresso dò il nome della prenotazione (perché non ho usato un nome falso?). Al telefono avevo chiesto e insistito per un tavolo vicino alla vetrata ma considerato che sono leggermente in ritardo (sono dovuta tornare al mio hotel a recuperare il portafogli) mi stupirei se mi avessero accontentata. Donna di poca fede. Il personale è di una gentilezza al limite dell'ossequio e si fa in quattro per accompagnarmi al tavolo, scostare la sedia, prendere la giacca e riporla in guardaroba, darmi il benvenuto, porgermi con garbo menu e lista dei vini. A parte il fatto che si sono garantiti una supermancia, potrebbero anche servirmi uno scarpone bollito perché il panorama sull'Arno che si apre di fronte al mio tavolo (vicino alla vetrata come avevo chiesto) è mozzafiato ...continua  Per fortuna comunque niente scarpone, sfilano invece stuzzichino di polpo al vino rosso, etereo Passato di zucchine trombetta e gamberi, Taglierini con funghi porcini e tartufo nero (goduriosi), Maialino cotto nella birra (un piatto che non capisco, quindi giudizio sospeso) e un solo, indimenticabile, bicchiere di Tignanello.

lunedì 12 novembre 2012

Un altro ordine di cose

Firenze - Putti e fregi sul Palazzo di Giustizia © Brillante-Severina
"Alla prima portata ognuno mangia avidamente... ma quando il bisogno comincia a essere soddisfatto, nasce la riflessione, la conversazione s'intavola, un altro ordine di cose comincia..." Brillat-Savarin
Firenze, Toscana - Se ti trovi fuori casa per lavoro, sei reduce da una domenica trascorsa si a Firenze ma a seguire un convegno e per giunta piove, la sera a cena l'ultima delle tue preoccupazioni è che i tavoli siano abbastanza distanti da garantire la riservatezza. Fa anzi piacere scambiare qualche parola con i vicini. Al tavolo alla mia destra siedono due signore toscane che parlano di difficili relazioni sentimentali, tanto per cambiare. Ogni volta che mi giro dalla loro parte per osservare quella porzione di sala, mi guardano storto e abbassano la voce come se temessero un'intrusione sinceramente improbabile (salvo poi spalancare padiglioni auricolari e bulbi oculari quando io ordino piatti, vino e grappa). Vorrei quasi invitarle a rilassarsi, perché i discorsi sugli uomini s...bip...i con i quali hanno relazioni all'insegna del vorrei-fidanzarmi-ma-è-lui-che-non-vuole al momento mi attirano quanto un'arrampicata sul Cervino. Molto più simpatco il tavolo di sinistra, occupato da una coppia milanese sui trent'anni concentrata su Firenze, sul cibo e sul locale, insomma sul momento che stanno vivendo. Durante la cena scambiamo solo qualche parola di cortesia, ma inghiottito l'ultimo boccone di piccione e di coniglio farcito con salsiccia iniziamo una fitta conversazione, armati di tisane finocchiose, amari monacali e grappe nordiche. Due ore dopo, siamo gli ultimi a lasciare il ristorante e a incamminarci a piedi verso i rispettivi alberghi, casualmente vicini.

sabato 10 novembre 2012

Tartufe

Firenze, Panini al tartufo © Brillante-Severina
"...possono mangiarsi con le mani, cosa che piace sempre alle signore..." Brillat-Savarin 
Firenze, Toscana - Sto finalmente addentando la mia per-tre-giorni-vanamente-desiderata dose di paninetti al tartufo, e al foie gras, e al burro e acciughe, e al salmone in via Tornabuoni, quando arrivano due signore, madre e figlia, e ordinano doppia porzione di galantina con la sicurezza dell'habitué. La scelta mi colpisce. Con tutte le cibarie golosissime esposte in vetrina perché ordinare pollo? Che sia una specialità della casa? Tento un approccio con le signore per saperne di più e magari ordinare la prelibatezza, ma mi accorgo subito che non "gli garba" l'intrusione e batto in ritirata. Dopo pochi minuti entra una giovane coppia armata di due cani con impeccabile pedigree e le due signore di cui sopra vanno subito in brodo di giuggiole. È tutto un uggiolare con i nuovi arrivati di pregi e difetti della razza in questione, malattie remautiche, allevatori affidabili, piazzamenti nelle gare di bellezza ecc. La coppia si scusa per l'eventuale disagio creato dai due quadrupedi, ma la signora che con me era stata calorosa quanto l'iceberg che affondò il Titanic, li tranquillizza: "Non ci danno alcun fastidio, sono altre le cose che ci danno fastidio..." Non è possibile che si riferisca a me (o si?), eppure devo ricordare la morale di questa storia: inutile tentare una conversazione con chi più conosce gli uomini e più preferisce gli animali.

mercoledì 7 novembre 2012

La felicità è un attimo

Firenze, San Frediano  © Brillante-Severina
"...ho avuto una soddisfazione di più degli altri nell'osservare..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana - Al telefono avevo chiesto un tavolo vicino alla vetrata, ma avevano risposto di non potermelo garantire, quindi non ci contavo. E invece, salita  al roof garden al IV piano dell'hotel affacciato sull'Arno, in un attimo mi ritrovo seduta a un tavolo dal quale il panorama è il fiume che scorre veloce e soprattutto la chiesa di San Frediano, illuminata e tanto vicina da poterne distinguerne molti particolari. Il cielo che circonda la chiesa è nero e nuvoloso ma ci pensano i faretti sul soffitto del ristorante a creare un suggestivo effetto stellato, riflettendosi sulle vetrate e proiettandosi sul sipario della notte. Davvero la felicità è un attimo (Katherine Mansfield).

venerdì 2 novembre 2012

Ce l'ho, manca

Firenze da Lungarno Acciaioli  © Brillante-Severina
"L'essere umano non è fatto per un'attività indefinita..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Di nuovo a Firenze, tre giorni, per seguire un convegno (e intanto che ci sono per visitare altri ristoranti... ce l'ho manca, adoro). Guardo un po' preoccupata il programmino che mi sono preparata. Sabato treno alle 5.30, cambio a Milano con un'ora di vuoto in mezzo (perfida trenitalia) e arrivo a Firenze alle 9.00. Tappa sul Lungarno Amerigo Vespucci per esplorare l'albergo e lasciare la valigia. Alle 10.30 inizio del convegno a Palazzo della Signoria fino alle 18.00, aiutttttt. Rientro in albergo, cambio per la sera, aperitivo-in-bar-di-hotel-5-stelle per il mio solito articolo sul tema e poi cena nel roof garden dello stesso hotel dove se, malgrado la prenotazione con una settimana di anticipo, non mi danno un ottimo tavolo con vista sulla città potrei anche andarmene (a dormire). Domenica sveglia presto, valigia in spalla e cambio d'hotel (non si può sprecare l'occasione di visitare due hotel in due notti, eh no no, peccato che nel frattempo il meteo ci abbia ripensato e minacci pioggia a catinelle sul mio trasloco). Alla disumana ora domenicale delle 9.30 inizio della seconda giornata di convegno, in teoria fino alle 13.30, in pratica se e fino a quando l'argomento risulterà interessante. Pomeriggio libero, si fa per dire: cambio d'abito -sperando che il vestitino non abbia sofferto il mal di valigia che riduce a uno straccio- poi pranzo che è ormai merenda con panini al tartufo in via Tornabuoni e, se piove taxi altrimenti passeggiata fino al Teatro dell'Opera del Maggio Fiorentino per il concerto di Rachmaninov diretto da Tomas Netopil tratto da un racconto di Edgar Allan Poe, notoriamente un allegrone. Se non piove, fotografie al modernissimo Teatro. La sera cena in ristorante storico nel quartiere Sant'Ambrogio, roba leggera, trippa, fagioli, cappone. Lunedì mattina convegno e pomeriggio tristezza da partenza... ci metterò sopra una croce, anzi due, andando a piazza Santa Croce a vedere l'installazione temporanea a forma di croce gigantesca di Mimmo Paladino.

giovedì 1 novembre 2012

Archi (sul) tetto

Nuovo Teatro dell'Opera del Maggio Musicale Fiorentino
"...una causa attiva non poteva rimanere senza effetto..." Brillat-Savarin
- Firenze, ToscanaLa mia nuova regola è quella vecchia: a ogni pranzo o cena al ristorante deve corrispondere un investimento in cultura o lavoro. Se l'Universo non apprezza, potrebbe almeno mantenersi neutrale? È trascorso forse un nano secondo da quando mi sono aggiudicata un biglietto di galleria per un concerto al Nuovo Teatro dell'Opera del Maggio Musicale Fiorentino dove vorrei anche scattare fotografie degli esterni (corrispondenza gourmet: cena al Cibrèo), quando le previsioni meteo volgono al peggio e annunciano pioggia torrenziale per la domenica tutta. Addio foto, speriamo in un buon lavoro dell'archi (sul) tetto ...continua

domenica 28 ottobre 2012

L'uovo di Colombo

"Il piacere della tavola è particolare alla specie umana: esso suppone delle cure antecedenti per preparare il pasto, per la scelta del luogo..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Domenica mattina, guida alla mano, compongo il numero 055.2341100... tuuu tuuu tuuu... risponde un uomo evidentemente fiorentino al quale chiedo: "è possibile prenotare un tavolo per domenica prossima, 4 novembre a cena per una persona?". Senza un'esitazione lui risponde: "cohhn piacerhhe". Non occorre un corso di comunicazione per intuire che questo è "il" benvenuto. Quanto a me, già mi vedo in una delle poltroncine di velluto rosso a sgranocchiare sott'oli, insalata di trippa e minestra di cappone.

sabato 27 ottobre 2012

Muffa e fuffa

"...il bisogno di dormire è imperioso quanto la fame e la sete.
Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Tra una settimana vado a Firenze per un convegno (che dura 10 giorni, beato lui, io seguo solo due giornate). Dopo l'ultima demenziale esperienza nell'hotel fiorentino tre stelle che mi aveva illusa con le sue fotografie da palazzo del Cinquecento (leggi >>), questa volta punto sul quattro (stelle), tanto è per una sola notte, mi autogiustifico. L'albergo ha un nome machiavellico, affaccia sul Lungarno Vespucci e le camere sembrano uscite dai quadri di Boldini, o più probabilmente dalle poesie di Gozzano. Un sito che prende troppo sul serio il gossip lo presenta come "residenza costruita per l'amante di Vittorio Emanuele II", un altro più realista lo descrive come "palazzo nobiliare edificato per desiderio del re nel 1860 quando Firenze era capitale d’Italia". In entrambi i casi, scommetto che un po' di muffa e di fuffa sono assicurate, ma le accetto volentieri in cambio di una vista sull'Arno. L'hotel non la garantisce, ma io sono un'ottimista. O l'ultima dei Candide.
(nella foto, la camera proposta dall'hotel al momento della prenotazione)

mercoledì 24 ottobre 2012

Convento chic

Girolamo di Benvenuto
"...andavamo a... abbazia sita su una delle più alte montagne del circondario..." Brillat-Savarin
- Cetona, Toscana - Quando arriviamo all'eremo (mica uno qualunque, il primo convento fondato da San Francesco), siamo in ritardo perché abbiamo sottovalutato i tornanti. Non è mancata qualche discussione, io convinta che passando per Siena non ci potessimo perdere un posto così particolare, lui perplesso sull'opportunità di fare tanta strada per una cena. Davanti al portone di ingresso una donna ci aspetta tranquilla per traghettarci attraverso cortili ormai bui. Entriamo in una sala lunga e stretta arredata con molto gusto di cui ricordo soprattutto medievali giochi di luci e ombre sulla pietra ambrata. Il menu degustazione è scritto su un foglio di carta pregiata decorata con un grande fiore acquarellato a mano che stempera gli ultimi mugugni di lui. Per centoventimila lire a testa, cifra ragguardevole nel 1997, ci portanaffettato del convento con sottaceti e paté di olive, filetti di orata con pomodoro e cipolla, spuma calda di pecorino e gorgonzola, ravioli di melanzane con pomodoro e basilico, sartù di riso al ragù di piccione, anatra brasata all’aceto balsamico con verdure in agrodolce. Molti prodotti sono coltivati in loco (dalla comunità ospite del convento impegnata nella disintossicazione dalla droga), i sapori dei piatti, dopo tanti anni, li ho ormai dimenticati. Tutti tranne uno, quello dei lombi di coniglio in vinaigrette, al punto che ancora oggi se vedo lombi di coniglio in menu (capita di rado) li ordino, sperando di ritrovare quel piatto ormai mitizzato dal ricordo. Alla fine della cena chiedo del bagno e un giovane uomo mi accompagna nuovamente attraverso corridoi e chiostri e scale, e ben presto perdo l'orientamento. Mentre mi asciugo le mani nella salvietta di lino bianco mi chiedo preoccupata come riuscirò a tornare indietro, esco titubante, ma la persona che mi ha accompagnata è ancora lì ad aspettarmi per riportarmi in sala. Mai stata così felice di vedere un uomo. Quanto a "lui", dimenticata l'iniziale riottosità, si vanta con gli amici della cena al convento per mesi e mesi.

lunedì 15 ottobre 2012

Tavolo con vista

"...s'imbandirono i pasti... in cospetto di tutte le meraviglie della natura." 
Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Entro nel ristorante d'albergo non senza tensione. So che molti tavoli hanno la vista sull'Arno, alcuni addirittura su Ponte Vecchio e, se dopo aver prenotato con giorni di anticipo cercheranno di confinarmi ai margini della sala, sono decisa a chiedere un posto migliore (cosa tocca fare...). Accanto alle finestre in effetti non c'è posto, ma ecco che mi portano al tavolo al centro della sala. Non è stato tenuto apposta per me perché è apparecchiato per due persone, ma va bene. Oltre a poter osservare tutti i vicini di tavolo: due uomini italiani che ordinano i migliori piatti di pesce e che sul tavolo hanno... la Guida (colleghi in trasferta come me o gourmet letterati?); coppie di americani molto posati; coppie di americani più giovani che socializzano fra loro; una coppia italiana con la lei molto magra; una grande tavolata di argentini che arriva festante alle 22.25 e la cui allegria è spenta dall'annuncio che la cucina sta per chiudere - una scelta che negli italici alberghi mi stupisce sempre- e quindi l'offerta dei piatti è limitata), i palazzi illuminati e muti al di là del fiume sembrano vicini e misteriosi insieme.

venerdì 12 ottobre 2012

I miei polli

Borgo San Iacopo  © Brillante-Severina
"...la pollastra apparve..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Conoscendo ormai bene i miei polli (e pollastre), nel primo pomeriggio faccio un giretto esplorativo in Borgo Santo Spirito in direzione Ponte Vecchio e, arrivata al ristorante dove ho prenotato per cena, entro per una verifica. Il cameriere è non solo molto carino, ma anche gentile e dotato di senso pratico. Mi fa visitare il ristorante, mi mostra la porta che lo collega al bar dove ho anche riservato un tavolo per l'aperitivo e poi controlla la prenotazione. Malgrado avessi specificato ore 20.30, la ragazza che ha preso la telefonata ha scritto 21.30. L'ho già detto che conosco i miei polli e pollastre?

mercoledì 10 ottobre 2012

La casta vitella

Tettina di vitella da latte © B-S
"L'esecuzione del piatto cominciò immediatamente." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Ed eccomi qui, a parlare amichevolmente con il ristoratore di... tettine. No, non sono impazzita. Sulla Guida ho letto che una delle specialità gastronomiche di questo locale in Borgo Santo Spirito è la tettina di vitella da latte e dato che non solo non l'ho mai assaggiata, ma non l'ho nemmeno mai vista nei menu, sono venuta a provarla. La immagino rosea e gelatinosa come un budino al silicone. Solo dopo essermi seduta al tavolo e aver letto il menu del pranzo mi accorgo che il piatto non c'è; chiedo lumi; la propongono solo la sera. Mi gioco la carta del "oh no! ero venuta apposta per provarla e volevo anche farle la foto" e... funziona! La cameriera chiama il responsabile che in via del tutto eccezionale me la fa cucinare, accompagnata con un bicchiere di Chianti che fa tanto Toscana (come come? l'azienda vinicola che lo produce è di proprietà russa?). Non paghi di tanta gentilezza, mi invitano a tornare a trovarli per provare il menu della sera e mi fanno visitare l'annessa bottega aperta tutto il giorno per merende, aperitivi ecc. dove pare facciano un paté di fegatini... Tornerò, ma per ora torno alla tettina. Codesta prelibatezza rara sa di pollo, con una leggera nota asprigna (e infatti la accompagnano a cipolle agrodolci) e ha la stessa consistenza di una scaloppa di foie gras. Forse per questo qui la presentano come se si trattasse di fegato grasso, con tanto di pan brioche. Il giorno dopo, incrociando il cuoco Giovanni Grasso alla presentazione della Guida, gli chiedo quando si decide di non far diventare mucca la vitella. Mi spiega che quando la vitella non produce abbastanza latte si preferisce usarla per la carne, perché allevarla da adulta sarebbe troppo costoso in proporzione alla sua resa. Forse la mia vitella era solo troppo casta per voler essere munta ogni giorno.

martedì 9 ottobre 2012

Assaporamento completo

Fotografia © Brillante-Severina

"...sono persuaso che, senza la partecipazione dell'odorato, non esiste assaporamento completo..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – La stanza dell'hotel è tristanzuola e il sapone in bagno sembra di plastica. Se la bellezza ci salverà, è meglio darle un aiuto andando nella profumeria di Santa Maria Novella a comprare una saponetta. Quando chiedo i prezzi di alcuni prodotti, la commessa mi risponde con aria un po' snob compresa nel prezzo insieme all'iva. Io però non mi offendo e mi concentro sul pensiero che fra qualche ora lei sgranocchierà insalata facendo un pediluvio, mentre io siederò a un tavolo con vista sull'Arno e, olezzante di fiore di iris, mangerò con studiata lentezza bottoncini di pasta di giottesca rotondità ripieni di animelle con gamberi del Tirreno su brodetto profumato che neanche Jean-Baptiste Grenouille. Come direbbe il giovane Simpson, Salutame 'a Süskind.

lunedì 8 ottobre 2012

Parli con me?

"Debbo ora parlare..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Forse è colpa del film (vedere Taxi driver alla vigilia di un viaggio in solitario sarebbe da evitare) o della voce un po' stanca del receptionist, fatto sta che nel momento stesso in cui metto giù il telefono con cui ho appena prenotato un tavolino per l'aperitivo sulla terrazza (mica il dostoevskijano sottosuolo) dell'hotel fiorentino, mi chiedo se sia stata una buona idea. Già mi vedo sulla terrazza deserta mentre improvviso un monologo. Ma parli con me? No, dico, parli con me? Non ci sono che io qui.

domenica 7 ottobre 2012

Evaporato dal moto

Immagine tratta da Google images
"Bisognerebbe che il superfluo acquisito fosse evaporato dal moto..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Visto che ho scelto di andare al ristorante sull'Arno con i tacchi ho dovuto prendere il taxi all'andata e tanto più al ritorno. Se avessi scoperto prima le pinne col tacco dell'artista Paul Schietekat ci sarei potuta andare a nuoto.