Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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sabato 4 ottobre 2014

La carica sensuale del tartufo

Alba, Piemonte - Sto per alzarmi e andar via dal ristorante quando il tavolo a fianco ordina tajarin con grattata di tartufo bianco il cui tipico aroma gassoso si sparge nell'aere. Resto ancora un po'.

sabato 23 agosto 2014

Scorzone nero

La magnifica preda (bell'esemplare di Scorzone nero estivo, Langhe, Piemonte)

sabato 26 ottobre 2013

giovedì 17 ottobre 2013

Si entra per mangiarne uno e poi

Firenze, Toscana - Chissà perché si entra per mangiarne uno e poi... ci si sbraca.
I paninetti al tartufo di Procacci.

mercoledì 25 settembre 2013

La gentilezza ci salverà

"Il signor King mi rimproverò per la mia distrazione..." Brillat-Savarin
Savigliano, Piemonte - Cose belle viste oggi in viaggio: una gazza saltellante nel noccioleto di tonda gentile, le torri dei castelli sbiadite nella luce del meriggio, i portici bassi larghi e ombrosi, silenziosi dopo pranzo e resuscitati dalla sera, l'indice irrequieto dello statuario patriota Santorre di Santa Rosa, la testa di una donna che si affaccia alla finestra mentre attraverso una piazza deserta, il profilo dei merli medievali su un palazzo che ha poi deciso di diventare più alto, un trompe l'oeil color fragola, l'insegna occhieggiante di un ottico che deve aver letto Il grande Gatsby, il monticello di tagliolini che, in un autunno orfano di funghi porcini, solidarizzano con finferli e tartufo nero dal deciso sapore agliato, la gentilezza del ristoratore verso l'unica cliente.

giovedì 15 novembre 2012

L'arte dell'accoglienza

Firenze, San Frediano © Brillante-Severina
"Là, ricevetti l'accoglienza che si deve a un intenditore..." Brillat-Savarin 
Firenze, Toscana - Dopo aver pianificato con anticipo e cura la serata al ristorante dell'albergo cinque stelle che mi ha ammaliata per il roof garden con vista a 360° su Firenze (prenotato con una settimana di anticipo, due sopralluoghi in piazza Ognissanti, menu ormai a memoria), un inconveniente capitato al bar chic dell'albergo (niente di imbarazzante, macché, ho solo dimenticato il portafogli nell'altra borsa...) scombina tutto. Salgo al ristorante dall'ascensore della hall col morale sotto i tacchi e arrivata all'ingresso dò il nome della prenotazione (perché non ho usato un nome falso?). Al telefono avevo chiesto e insistito per un tavolo vicino alla vetrata ma considerato che sono leggermente in ritardo (sono dovuta tornare al mio hotel a recuperare il portafogli) mi stupirei se mi avessero accontentata. Donna di poca fede. Il personale è di una gentilezza al limite dell'ossequio e si fa in quattro per accompagnarmi al tavolo, scostare la sedia, prendere la giacca e riporla in guardaroba, darmi il benvenuto, porgermi con garbo menu e lista dei vini. A parte il fatto che si sono garantiti una supermancia, potrebbero anche servirmi uno scarpone bollito perché il panorama sull'Arno che si apre di fronte al mio tavolo (vicino alla vetrata come avevo chiesto) è mozzafiato ...continua  Per fortuna comunque niente scarpone, sfilano invece stuzzichino di polpo al vino rosso, etereo Passato di zucchine trombetta e gamberi, Taglierini con funghi porcini e tartufo nero (goduriosi), Maialino cotto nella birra (un piatto che non capisco, quindi giudizio sospeso) e un solo, indimenticabile, bicchiere di Tignanello.

sabato 10 novembre 2012

Tartufe

Firenze, Panini al tartufo © Brillante-Severina
"...possono mangiarsi con le mani, cosa che piace sempre alle signore..." Brillat-Savarin 
Firenze, Toscana - Sto finalmente addentando la mia per-tre-giorni-vanamente-desiderata dose di paninetti al tartufo, e al foie gras, e al burro e acciughe, e al salmone in via Tornabuoni, quando arrivano due signore, madre e figlia, e ordinano doppia porzione di galantina con la sicurezza dell'habitué. La scelta mi colpisce. Con tutte le cibarie golosissime esposte in vetrina perché ordinare pollo? Che sia una specialità della casa? Tento un approccio con le signore per saperne di più e magari ordinare la prelibatezza, ma mi accorgo subito che non "gli garba" l'intrusione e batto in ritirata. Dopo pochi minuti entra una giovane coppia armata di due cani con impeccabile pedigree e le due signore di cui sopra vanno subito in brodo di giuggiole. È tutto un uggiolare con i nuovi arrivati di pregi e difetti della razza in questione, malattie remautiche, allevatori affidabili, piazzamenti nelle gare di bellezza ecc. La coppia si scusa per l'eventuale disagio creato dai due quadrupedi, ma la signora che con me era stata calorosa quanto l'iceberg che affondò il Titanic, li tranquillizza: "Non ci danno alcun fastidio, sono altre le cose che ci danno fastidio..." Non è possibile che si riferisca a me (o si?), eppure devo ricordare la morale di questa storia: inutile tentare una conversazione con chi più conosce gli uomini e più preferisce gli animali.

domenica 21 ottobre 2012

Cartoccio di bell'aspetto

Funghi porcini e salsiccia di Bra al cartoccio, Alba
"...fu servito agl'illustri commensali e ci furono esclamazioni di compiacimento sul suo bell'aspetto." Brillat-Savarin
 Alba, PiemonteNon ci avrei scommesso, e invece ho scelto il piatto giusto, pfiuuuuu. Dunque, alle 14.00 mi alzo a malincuore dalla panchina del localino affacciato su una piccola piazza con vista su torre medievale dove si sta proprio bene, complice l'aria di festa imminente (sono i giorni della fiera), il bicchiere di Arneis e le tartine al formaggio tartufato, ma urge decidere dove mangiare, cosa provare. Scarto il solito ristorante preferito, troppo facile, e poi chissà che folla (però peccato per quel raviolone con tartufo bianco alla maniera di Marcattilii del San Domenico di Imola... che del resto costa 40 euro) e scelgo l'enoteca in piazza Savona. Indicando un tavolo libero all'aperto, chiedo alla cameriera alta e magra e accigliata se posso pranzare. Lei risponde bruscamente di lasciarle tempo (ahhhh, il raviolone...). Indugio un po' leggendo il menu esposto (taglierini al tartufo bianco 50 euro) e facendo un giro dentro il locale (nessun profumo di tartufo); poi torno fuori e decido di sedermi. Mi portano un menu diverso da quello esposto all'ingresso (che, mi spiegano come si fa con i tonti, è valido solo per il ristorante al piano di sotto) e ci pesco questi funghi porcini nostrani (una grossa cappella divisa in quattro spicchi polposi e morbidi e cubetti di gambo) e salsiccia di Bra al cartoccio insaporiti con foglia di vite, patate, rosmarino e alloro. Al suo arrivo, gli stranieri seduti ai tavoli a fianco spiano il misterioso involto di carta stagnola e quando con gesto fintamente esperto lo squarcio ed escono vapori e profumi, li sento delusi per aver scelto Patanegra, Acciughe Cantabrico e Club Sandwich. Al cartoccio (18 euro, ma ben spesi) aggiungo un piccolo tagliere di formaggi, acqua, un bicchiere di Nebbiolo e mi ritengo soddisfatta. Complimenti alla cucina e grazie per lo sconto di tre euro (dovuto ai complimenti al piatto o a un errore?), ma per la mancia ne riparliamo.

sabato 13 ottobre 2012

La gloria del tartufo nel panino

Ponte Vecchio, Firenze  © Brillante-Severina
"Nel momento in cui scrivo (1825) la gloria del tartufo è all'apogeo." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Trovare conferme dove non si cercavano. Da anni, da quando un amico fiorentino me ne lodò i panini al tartufo, voglio andare da Procacci, una gastronomia storica nell'elegante via Tornabuoni. Ma per una serie di motivi (compresa una certa diffidenza verso i prodotti "al" tartufo) non c'ero mai stata. E stavo per non andarci anche questa volta, dirottata in via dei Georgofili, vicino a Ponte Vecchio, in un localino moderno dalla corposa rassegna stampa, che vende alimentari (gli stessi, scopro entrando, di una nota catena che sta aprendo filiali ovunque), insaccati e panini, da mangiare seduti agli sgabelli o portar via. Me ne faccio preparare uno con salame rosa (che poi si rivela essere prosciutto cotto) e pecorino allo zafferano. Mentre la ragazza giapponese taglia e farcisce e scalda, bevo gazzosa e tento una conversazione con una signora che ha l'aria di essere la moglie del proprietario. Con viso austero e senza smettere di riordinare, mi spiega che lui ormai è sempre a Roma dove ha aperto una nuova sede (all'interno della suddetta catena), "non so se la conosce", e mi dà l'indirizzo del sito web (sbagliato). Il panino lo porto via. Viene avvolto in un pezzo di carta con un corredo di tovagliolini gialli e poi in una borsa di plastica anonima. Si rivelerà solido e saporito, ma per giustificare il prezzo di 8 euro per me ci vuole altro (anche un altro approccio al cliente). Il passaggio nel locale cool mi spinge fra le braccia di Procacci, dove arrivo verso le 16.20. La sala storica dal soffitto alto rivestita di boiserie e marmo in stile liberty ospita quattro tavolini rotondi con sedie vere e clienti stranieri e italiani che hanno poco a che spartire con i foodie. Il profumo di tartufo è nell'aria ma senza invadenza e dietro il banco una ragazza che sorride con spontaneità mi porge con grande gentilezza un paninetto al tartufo (euro 1,80) e uno con paté di foie gras d'oca tartufato (euro 2). Si sta talmente bene che decido di fermarmi a uno dei tavolini. I panini (circa dodici centimetri di pan brioche farcito) sono squisiti e farei volentieri il bis, ma voglio conservarne una voglia (struggente) per la prossima volta. Compro invece dei cantucci che vedo acquistare da un fiorentino chic a euro 7,30 (li avevo notati anche nell'altro posto, ma il contesto e la mancanza del prezzo mi avevano scoraggiata) e l'acquisto mi vale una borsina di carta verde smeraldo scuro con logo. Eleganza e gentilezza fanno ancora una volta la differenza.

giovedì 13 settembre 2012

Tartufa

"Seccato quanto è possibile, tornai nella casa dove avevo pranzato..." Brillat-Savarin
- Alba, Langhe – Mentre la cameriera del ristorante di Alba -nel quale ritorno nonostante la cameriera- mi prepara il conto, le dico scherzando che tra poco non si troverà più un tavolo a causa dell'arrivo della stagione del tartufo bianco. Senza cogliere l'ironia e tanto meno pensare di dare la risposta che un non nuovo cliente vorrebbe sentire (ossia che per lui/lei c'è sempre posto), la cameriera risponde seria: "Speriamo, perché quest'anno ce ne sono pochi". E io ne farò a meno...

sabato 8 settembre 2012

Alba prima della trifola

Funghi porcini  © Brillante-Severina
“... li aumenta, li li prolunga, li cura, li adora perfino...[i piaceri]" Brillat-Savarin
- Alba, Langhe – Com'è piacevole il sabato ad Alba prima dell'orgia di trifola. In autostrada mi lascio alle spalle le code dirette al mare e vado incontro alle colline. Mentre cerco parcheggio incrocio un trattore con il rimorchio colmo di uva e se non è un benvenuto questo! Prima di fare colazione sbircio il menu del ristorante dove vorrei pranzare. Musetto di vitello fondente con funghi porcini, ravioli o tajarin ai funghi, dolce con fichi miele e mascarpone. Aggiudicato. Entro a prenotare scegliendo anche il tavolo. In un baretto che mi piace perché è frequentato soprattutto da albesi e ha i tavolini all'ombra dell'abside del Duomo, prendo un caffè e leggiucchio la rivista portata da casa. Gli avventori sono uno spasso. Un bambino che ha chiesto una bevanda con ghiaccio è stupito dal fatto che i cubetti siano fuori e non dentro la bottiglietta. Un uomo vuole offrire a tutti i costi all'amico un taglio di capelli + birretta per 11 euro. Una coppia anziana assorta nella lettura da venti minuti all'improvviso si lamenta perché nessuno è andato a prendere le ordinazioni. L'immancabile coppia giovane con l'inevitabile passeggino deve passare proprio dove non c'è spazio ossia vicino a me. A mezzogiorno mi tuffo nella città. Il sole è tiepido, oltrepasso il vicoletto del bistellato cittadino dove vedo i cuochi bighellonare alle prese con i telefonini e seguo il percorso del mercato che si snoda come un serpente dal piazzale di frutta e verdura fino alla nicchia di piazza Pertinace con i banchi di formaggi più tentatori delle sirene di Ulisse e poi lungo la via principale, terminando a piazza Savona. Qui c'è l'imbarazzo della scelta per il numero di bar, ma se sai come io so che le cameriere straniere del primo hanno espressioni dure, scegli quello a fianco che ha cameriere straniere pure loro ma più cordiali. Gli italiani forse sono tutti ad AbuDabi perché sento parlare solo inglese, francese e tedesco. Tutti bevono vino e sono di buon umore, una cartolina patinata e non stucchevole, come una vacanza a Bath descritta nei romanzi di Jane Austin dove a curare lo spirito non è l'acqua termale ma l'anfora di Bacco. Il bicchiere di bollicine d'Alta Langa va d'amore e d'accordo con le olivette piccanti e dopo aver infilzato l'ultima senza successo (ops, le ho insegnato a volare), vado incontro al pranzo e al pomeriggio. Ci incastro un film al cinema, una sosta davanti al gigantesco quanto cupo quadro del Tiziano in prestito per qualche mese dalla Chiesa dei Gesuiti di Venezia e un moderato shopping, per portare a casa ricordi, qualcosa di bello e qualcosa di buono. Prima di tornare alla macchina vado a leggere il menu del bistellato. Per fortuna alcuni piatti li avevo già assaggiati nella sala rosa quando la stella non era anora entrata nel segno dei gemelli, pfiù.

sabato 31 dicembre 2011

Meglio un'aragosta oggi o un amico domani?

“Il buongusto non disdice affatto alle donne. Esso... le compensa di alcuni malanni ai quali la natura sembra averle condannate.” Brillat-Savarin
- Franciacorta – Una pasciuta aragosta è solitamente il piatto forte del mio casalingo S. Silvestro. Quest'anno, per aver fortissimamente preferito uscire, ho rischiato di perdere aragosta e uscita. 
Con un amico gourmet si era deciso, a pochi giorni dalla data fatidica, di cenare in un buon ristorante di Franciacorta. Ci saremmo incontrati a Pavia e da lì saremmo partiti verso la nostra avventura gastronomica. Essere riusciti ad accordarci su a) cosa fare b) in che zona andare (il mio Piemonte o la sua Lombardia?) c) quale locale scegliere e infine aver trovato ancora posto ci era sembrato un portento, ma il 30 dicembre le nostre conquiste erano minacciate da alcune complicazioni: il mio amico, che nei giorni precedenti aveva già dovuto affrontare numerose trasferte tra Pavia e Brescia, scopriva di dover essere assolutamente a Brescia il 31 mattina. Pronto di buon'ora a uscire per mettersi in viaggio, non riusciva ad aprire la porta d'ingresso, rimanendo intrappolato in casa fino al fortunoso intervento dall'esterno di un'amica mattiniera. Dati i travagli, mi chiedeva se il 31 pomeriggio, invece che a Pavia come concordato, potevo raggiungerlo in treno in quel di Brescia. Io però, dal pomeriggio del giorno precedente sentivo una strana sensazione a un occhio e visto che il sonno non aveva portato sollievo ma solo occhiaie, la mattina del 31 mi rassegnavo ad andare al pronto soccorso dove l'attesa era di ore perchè c'era stato un incidente e il personale era molto impegnato. A metà mattinata trovavo un oculista non ancora in vacanza, mi precipitavo nel suo ambulatorio e scoprivo di aver avuto una lieve trombosi retinica. Tornata a casa scrutavo con occhio vigile l'orario dei treni scoprendo che collegamenti diretti per Brescia non ce n'erano e che il viaggio richiedeva circa tre ore. Con un occhio appannato e nel gelido inverno? Meglio di no. Già mi prefiguravo un S. Silvestro a casa e senza la fedele aragosta che avevo tradito per la promessa di un menu da 8 portate + cotechino e lenticchie di mezzanotte e il calore dell'amicizia, quando l'amico gentiluomo risolveva tutto venendo a prendermi a casa. 
Avendo un senso dell'umorismo affine, scherzavamo su quanto era successo e ci chiedevamo cosa ancora poteva accadere. Una defezione dello chef dalla cucina e sue piroette in sala? Uno scivolone giù dalle scale? (in effetti tra occhio appannato, scivolosi gradini in pietra e scarpe con tacco alto, la proposta di usare l'ascensore mi ha tentata) Ma al varco ci aspettavano una cena davvero piacevole e, grazie al sodalizio stabilito dal mio amico con il maitre, una degustazione di vini al calice destinata a spingersi ben oltre le quattro etichette previste (alla fine sul tavolo esibivamo 7 bicchieri diversi ciascuno, più il calice finale di Champagne bollicine). I miei piatti preferiti: tartara di scampi crudi crema acida e caviale, fagottini agli asparagi affumicati con tartufo nero e consommè di spugnole. Niente male anche gli spaghetti tiepidi con mazzancolle e ricci di mare crudi (nella foto) e il tortino di cioccolato fondente con cristalli di sale e olio extravergine d'oliva (qualcosa deve essere invece andato storto nella preparazione del cotechino, salvato dalle buone lenticchie). Dedicato a quelli che a S. Silvestro non vogliono andare al ristorante perchè, sostengono, tanto non si mangia bene. E agli amici indulgenti.
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Ecco il menu completo del mio S. Silvestro 2011:
Aperitivo di Benvenuto: spritz e stuzzichini
Tartare di Scampi, Crema Acida, Polvere di Capperi, Caviale Oscietre xxxx
Vellutata di Lenticchie, Calamari “Morbidi”, Foglia d’ostrica (o meglio Foglie di erba ostrica, erba aromatica il cui sapore è identico a quello del mollusco che era invece totalmente assente dal piatto)
Spaghetti Tiepidi, Mazzancolle e Polpa di Ricci di Mare xxx
Fagottelli agli Asparagi Affumicati, Consommé di Spugnole, Tartufo Nero xxxx
“Mediterraneo d’Inverno”: Scaloppa di Merluzzo, Capperi, Acciughe, Ceci ed Agrumi
Petto d’Anatra al Rosa, Riduzione di Mosto d’Uva, Piccola Terrina del suo Fegato xxx
Piccola Crème Brulèe al Frutto della Passione
Tortino Morbido al Cioccolato Fondente, Cristalli di Sale e Olio Extravergine d’Oliva xxx
Piccola Pasticceria
Assaggio di Cotechino al Cucchiaio con Lenticchie di Castelluccio

lunedì 21 novembre 2011

Tartufo bianco a colori

“...il tartufo si trova, ma non si sa né come nasca, né come vegeti...” Brillat-Savarin
- San Sebastiano Curone, Piemonte – Quest'anno in Piemonte il tartufo bianco è scarso. Alcuni motivi si possono cercare nelle bizzarie del clima e, come spiega anche Petrini, nel mix di fattori legati alla violazione del paesaggio che ne compromette la rinascita e alla raccolta precoce che impedisce la piena maturazione. 

Alla premiazione del tartufo bianco della Fiera di San Sebastiano Curone di quest'anno il caratteristico profumo sulfureo simile al gas metano non era magari da capogiro come in passato, ma in compenso una bella mostra di disegni di bambini di ogni età ha dimostrato che gli infanti piemontesi hanno le idee chiare sul ciclo vitale del pregiato tubero: scovato dal cane, è poi preparato dal cuoco che con l'apposito attrezzo lo spolvera sulle uova a occhio di bue accompagnate da un vino rosso locale. Cosa volere di più? Magari il cinghiale di un altro disegno, ritratto mentre contende il tartufo al trifulau che senza tante storie glielo cede e si rifugia su un albero.

sabato 29 ottobre 2011

Vibrazioni

“L’udito riceve, per mezzo dell’aria, le vibrazioni prodotte dai corpi rumorosi o sonori.” Brillat-Savarin
- Langhe, Piemonte - <Smetti di sparecchiare e prendi le ordinazioni…!!!!! I tavoli lasciali fare a lei… che non sa fare altro…> sono le parole che sento sbraitare un sabato a pranzo appena apro la porta, non di una bettola, ma di un elegante locale nel centro storico di Alba lodato dalle guide per il buon rapporto qualità (cucina firmata dalla mano virtuale di un grande chef bistellato e ambiente molto curato) - prezzo (impostazione da piola di campagna). Il periodo del tartufo rende la cittadina frenetica e affollata, percorsa da sciami di gourmet famelici e bramosi di aggiudicarsi un tavolo al quale divorare una pietanza spolverata del pregiato tubero. Mantenere i nervi saldi per i ristoratori non deve essere quindi facile. Ma io preferisco stare dalla parte dei gourmet, e delle donne, e degli indifesi e questa frase, urlata dal capocameriere dal bancone verso la sala oltrepassando la cortina di speranzosi gourmet in attesa, è davvero troppo. Seguo lo sguardo del capocameriere per individuare il suo bersaglio: una ragazzina dallo sguardo triste ma non ottuso, intenta a raccogliere briciole e stoviglie sporche, troppo giovane per gestire dei tavoli, troppo giovane anche per lavorare. Faccio dietro front (appena la bizzarra porta scorrevole che scorre quando le pare mi lascia uscire) e vado altrove. Non sono mai più tornata.

sabato 22 ottobre 2011

Febbre da tartufo bianco

Fotografia © Brillante-Severina

“Chi dice tartufo pronuncia una parola solenne...” Brillat-Savarin
- Alba, Piemonte – A pranzo in un ristorante che mi piace nel centro di Alba in periodo di tartufo bianco, ho la fortuna di essere circondata da stranieri che arrivano a tutte le ore e ordinano solo un piatto: tajarin con tartufo. Così io posso fare a meno di dissanguarmi con il pregiato tubero godendone il profumo quando il vassoio che ne contiene una collinetta viene portato e scoperchiato ai vari tavoli intorno a me. Allo stesso prezzo della loro grattata (una porzione di tajarin con tartufo bianco costa sui 45 euro, qui come negli altri locali) io mi gusto: un antipasto di Calamari e funghi porcini, un secondo di Scamone di razza piemontese ai capperi di Pantelleria con godurioso gateau di patate e finale di Savarin di mele con gelato + due bicchieri di Nebbiolo, acqua e grappa. Slurp.