Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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martedì 16 ottobre 2012

Brunello 55

Arno e Ponte Vecchio, Firenze  © Brillante-Severina
"...era sempre al corrente dei prezzi di tutte le derrate, come del valore di ogni iugero di prato, di vigna..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – So che la chef è molto brava a cucinare il pesce, ma io voglio bere un Brunello di Montalcino e perciò ordino il menu degustazione per carnivori. La carta dei vini l'avevo studiata a casa, leggendola sul sito web del ristorante. Preferisco un Brunello del 2005 da cinquantacinque euro (non è il meno caro, ma è comunque molto lontano dal più costoso) e già mi sento una sperperatrice, quando sento al tavolo accanto, uno dei pochi occupato da italiani (siamo 5 in tutto il locale), il sommelier commentare il vino che il cliente vuole scegliere. Sento soprattutto due parole, Montrachet e cinquecento euro.
(Il ristorante è nel palazzo a destra nella foto)

lunedì 15 ottobre 2012

Tavolo con vista

"...s'imbandirono i pasti... in cospetto di tutte le meraviglie della natura." 
Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Entro nel ristorante d'albergo non senza tensione. So che molti tavoli hanno la vista sull'Arno, alcuni addirittura su Ponte Vecchio e, se dopo aver prenotato con giorni di anticipo cercheranno di confinarmi ai margini della sala, sono decisa a chiedere un posto migliore (cosa tocca fare...). Accanto alle finestre in effetti non c'è posto, ma ecco che mi portano al tavolo al centro della sala. Non è stato tenuto apposta per me perché è apparecchiato per due persone, ma va bene. Oltre a poter osservare tutti i vicini di tavolo: due uomini italiani che ordinano i migliori piatti di pesce e che sul tavolo hanno... la Guida (colleghi in trasferta come me o gourmet letterati?); coppie di americani molto posati; coppie di americani più giovani che socializzano fra loro; una coppia italiana con la lei molto magra; una grande tavolata di argentini che arriva festante alle 22.25 e la cui allegria è spenta dall'annuncio che la cucina sta per chiudere - una scelta che negli italici alberghi mi stupisce sempre- e quindi l'offerta dei piatti è limitata), i palazzi illuminati e muti al di là del fiume sembrano vicini e misteriosi insieme.

sabato 13 ottobre 2012

La gloria del tartufo nel panino

Ponte Vecchio, Firenze  © Brillante-Severina
"Nel momento in cui scrivo (1825) la gloria del tartufo è all'apogeo." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Trovare conferme dove non si cercavano. Da anni, da quando un amico fiorentino me ne lodò i panini al tartufo, voglio andare da Procacci, una gastronomia storica nell'elegante via Tornabuoni. Ma per una serie di motivi (compresa una certa diffidenza verso i prodotti "al" tartufo) non c'ero mai stata. E stavo per non andarci anche questa volta, dirottata in via dei Georgofili, vicino a Ponte Vecchio, in un localino moderno dalla corposa rassegna stampa, che vende alimentari (gli stessi, scopro entrando, di una nota catena che sta aprendo filiali ovunque), insaccati e panini, da mangiare seduti agli sgabelli o portar via. Me ne faccio preparare uno con salame rosa (che poi si rivela essere prosciutto cotto) e pecorino allo zafferano. Mentre la ragazza giapponese taglia e farcisce e scalda, bevo gazzosa e tento una conversazione con una signora che ha l'aria di essere la moglie del proprietario. Con viso austero e senza smettere di riordinare, mi spiega che lui ormai è sempre a Roma dove ha aperto una nuova sede (all'interno della suddetta catena), "non so se la conosce", e mi dà l'indirizzo del sito web (sbagliato). Il panino lo porto via. Viene avvolto in un pezzo di carta con un corredo di tovagliolini gialli e poi in una borsa di plastica anonima. Si rivelerà solido e saporito, ma per giustificare il prezzo di 8 euro per me ci vuole altro (anche un altro approccio al cliente). Il passaggio nel locale cool mi spinge fra le braccia di Procacci, dove arrivo verso le 16.20. La sala storica dal soffitto alto rivestita di boiserie e marmo in stile liberty ospita quattro tavolini rotondi con sedie vere e clienti stranieri e italiani che hanno poco a che spartire con i foodie. Il profumo di tartufo è nell'aria ma senza invadenza e dietro il banco una ragazza che sorride con spontaneità mi porge con grande gentilezza un paninetto al tartufo (euro 1,80) e uno con paté di foie gras d'oca tartufato (euro 2). Si sta talmente bene che decido di fermarmi a uno dei tavolini. I panini (circa dodici centimetri di pan brioche farcito) sono squisiti e farei volentieri il bis, ma voglio conservarne una voglia (struggente) per la prossima volta. Compro invece dei cantucci che vedo acquistare da un fiorentino chic a euro 7,30 (li avevo notati anche nell'altro posto, ma il contesto e la mancanza del prezzo mi avevano scoraggiata) e l'acquisto mi vale una borsina di carta verde smeraldo scuro con logo. Eleganza e gentilezza fanno ancora una volta la differenza.

venerdì 12 ottobre 2012

I miei polli

Borgo San Iacopo  © Brillante-Severina
"...la pollastra apparve..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Conoscendo ormai bene i miei polli (e pollastre), nel primo pomeriggio faccio un giretto esplorativo in Borgo Santo Spirito in direzione Ponte Vecchio e, arrivata al ristorante dove ho prenotato per cena, entro per una verifica. Il cameriere è non solo molto carino, ma anche gentile e dotato di senso pratico. Mi fa visitare il ristorante, mi mostra la porta che lo collega al bar dove ho anche riservato un tavolo per l'aperitivo e poi controlla la prenotazione. Malgrado avessi specificato ore 20.30, la ragazza che ha preso la telefonata ha scritto 21.30. L'ho già detto che conosco i miei polli e pollastre?