"Scelga il tavolo che preferisce" mi esorta la signora indicandomi esclusivamente la fila accosto alla parete. Il locale ha almeno 30 tavoli e al momento solo uno è occupato, da una coppia, quindi:
"Ne preferirei uno (dei sette) vicino alla vetrata che dà sul giardino"
"Eh, quelli sono da quatto e non si sa mai..."
Si, non si sa mai che facciate una intelligente scelta di accoglienza
(Ricambio scegliendo un tavolo dal quale sento tutti i vostri commenti in antisala in) Piemonte
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Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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venerdì 23 marzo 2018
giovedì 1 febbraio 2018
Origliando
La coppia del tavolo a fianco parla dei delicati equilibri di coppia con i partner (entrambi assenti)
(Origliando al ristorante in) Piemonte
(Origliando al ristorante in) Piemonte
domenica 21 gennaio 2018
Posso avere un menu con i prezzi, per favore?
A pranzo da sola, in ristorante elegante.
- "La signora gradisce la carta dei dessert?"
- (Li conosco a memoria, perché ho letto tutto il menu sul sito prima di venire) "Si, certo, grazie"
Il cameriere mi porge il menu aperto sulla pagina dei dolci. Mi ha portato però il menu senza prezzi.
- (Un gesto automatico, un'associazione mentale che ne ha tradito la... distrazione? Farglielo notare è come sparare sull'ambulanza, ma se nessuna mai protesta... da qualche parte bisogna pur cominciare...)
- "Ha scelto un dolce, signora?"
- (Cerca di essere gentile, ma ferma... non essere arrogante, ma non passarci sopra...) "Posso avere un menu con i prezzi, per favore?"
Il cameriere sbianca, io accenno un sorriso per dargli sostegno morale e lui se ne esce così:
- "Scusi... sa... è per galanteria"
(non so se sia meglio pensare che sia stato maschilismo o distrazione a) Govone, Piemonte
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martedì 31 ottobre 2017
Amuser la bouche avec Macbeth&Magorabin
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domenica 28 maggio 2017
30 gradi
Dopo aver sentito la mia voce ordinare il menu degustazione (svariate portate più appetizer e pre dessert), l'aperitivo e una bottiglia di vino (altrimenti come va giù il menu?), mi tolgo la giacca.
(Sarà un lungo pranzo malgrado i quasi 30* a) Salice Terme, Lombardia
(Sarà un lungo pranzo malgrado i quasi 30* a) Salice Terme, Lombardia
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domenica 21 maggio 2017
Clienti critici
L'uscita di scena della coppia che era seduta al tavolo accanto, per la quale la carne del vitello tonnato era stoppacciosa, il brasato di qualità bassa, il locale privo di attrattive estetiche e una donna (io) a pranzo da sola molto "irregular", rende quasi noioso il resto del desinare.
(Clienti critici in) Langa, Piemonte
(Clienti critici in) Langa, Piemonte
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sabato 20 maggio 2017
Tavolo con vista su...
L'unico altro single è stato abbastanza furbo da arrivare presto e ottenere un posto all'aperto. A me han riservato un tavolo con panorama sulla postazione posate. Rumoroso, si, ma con vista (e ascolto) sui camerieri con fisico da marcantonio.
Langa, Piemonte
Langa, Piemonte
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domenica 2 aprile 2017
Tu as fait?
Ristorante elegante, una domenica. Prima di avventarmi sugli amuse bouche di benvenuto che precedono il pranzo, chiedo dove posso lavarmi le mani. Il cameriere, elegante e compunto comme il faut, non solo mi indica la via ma mi accompagna al bagno e con gesto cavalieresco ne apre la porta.
Immaginavo (e forse anche lui) una toilette da mille e una notte, ceramiche e colori di raffinatezza degna della residenza di Horace Walpole, drappeggi e fiori da Età dell'innocenza. Mi accolgono invece le tonde natiche di un bimbetto che sta facendo pipì con la porta aperta mentre la mamma, dal bagno accanto (per fortuna a porta chiusa) continua a chiedergli "Tu as fait, tu as fait?"
(Il a fait à) La Morra, Piemonte
Immaginavo (e forse anche lui) una toilette da mille e una notte, ceramiche e colori di raffinatezza degna della residenza di Horace Walpole, drappeggi e fiori da Età dell'innocenza. Mi accolgono invece le tonde natiche di un bimbetto che sta facendo pipì con la porta aperta mentre la mamma, dal bagno accanto (per fortuna a porta chiusa) continua a chiedergli "Tu as fait, tu as fait?"
(Il a fait à) La Morra, Piemonte
lunedì 6 febbraio 2017
Domenica
Appena pensi "domenica potrei andare in quel tal ristorante, così scatto foto alla campagna lombarda": piove.
E se il ristorante è in Langa: nevica.
E se è sul mare: tromba d'aria.
E se il ristorante è in Langa: nevica.
E se è sul mare: tromba d'aria.
E se è sul Lago: aviaria di anatre.
Domenica resto a casa
Domenica resto a casa
giovedì 15 dicembre 2016
Il 14° anno di collaborazione alla Guida
La nebbia lo sa prima di te. Sa quando è ora di rimettersi in viaggio, e ti aspetta sotto casa.
14° anno di collaborazione alla Guida. Si ricomincia!
14° anno di collaborazione alla Guida. Si ricomincia!
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mercoledì 31 agosto 2016
Guida a sinistra
Il prossimo (ennesimo) maleducato che subito dopo avermi detto che giammai acquisterebbe la Guida per la quale scrivo perché "non legge editori di sinistra" (non è mica obbligatorio) tosto mi chiederà consigli su buoni ristoranti dove andare a mangiare, storcendo anche il naso perché amante fedele della "sana vecchia trattoria", potrebbe ricevere una risposta sever(in)a.
Un po' di coerenza!
Un po' di coerenza!
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sabato 12 marzo 2016
La fame del sabato sera
(La fame del sabato sera in) Lomellina - Approfitto del week end senza neve pioggia nebbia per fare il mio ingresso trionfal-demenziale nel ristorante popolato di sole coppie.
venerdì 12 febbraio 2016
Scivoloni
Le coppie dei tavoli accanto cinguettano in un delicato brusio che fondendosi con la musica caraibica di sottofondo mi culla amorevolmente... E nell'unico momento di silenzio il mio polso sottovaluta la morbidezza del waffel sormontato di burrata e acciughette del Cantabrico, il coltello pattina sul piatto in vetro e produce una stecca la cui eco si sente fino a Bollate
(mettetemi ai ceppi a) Casteggio, Lombardia
(mettetemi ai ceppi a) Casteggio, Lombardia
sabato 30 gennaio 2016
Occhio per occhio
Piemonte - L'avventore del vicinissimo tavolo a fianco, indefesso gesticolatore, sta spiegando non so quale percorso. Mi aspetto da un momento all'altro una inversione a U del suo dito nel mio occhio.
lunedì 18 gennaio 2016
Mancanza di fegato
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Affettati d'oca - Fotografia © Brillante-Severina |
Lomellina, Lombardia - Durante i tre quarti d’ora di guida mi piace godere il paesaggio della campagna in letargo invernale e pensare ai piatti da ordinare al ristorante che fa dell'oca il suo vanto. Ci penso da due giorni in realtà, perché in un periodo di scarse risorse economiche da dedicare alle avventure gastronomiche, il conto è un dettaglio importante. Oggi il dilemma è fra scelta alla carta con concessione di una non proprio economica scaloppa di foie gras, oppure menu degustazione, con assaggio di più piatti a base d'oca ma senza la prelibatezza agognata. Arrivata al locale, complice il fatto che mi hanno installata nella sala d'ingresso popolata di sole coppie (se mi piace andare al ristorante di domenica è per il tepore creato dai pranzi delle famiglie altrui, che però qui riesco solo a indovinare dal vocio proveniente dall'altra sala, più grande e luminosa) e un po’ per cercare di mantenere fede al buon proposito, cedo al menu degustazione. Sto ancora rimuginando su una scelta della quale non sono convinta, quando la coppia del tavolo vicino ordina la scaloppa, così dovrò anche vedermela servire sotto al naso. I due, che sembrano gli occupanti del suv che mi ha superata poco prima dell’arrivo al ristorante, devono essere ai primi appuntamenti perché oltre a mostrarsi foto sui rispettivi cellulari, si scambiano informazioni basilari tipo segno zodiacale e attività sportive praticate. Intanto arriva il primo antipasto previsto dal mio menu, un ventaglio di quattro tipi di affettati, rigorosamente ricavati dal bipede, affiancati da uno spesso triangolo di patè un pochino troppo freddo per convincerlo che è un dolce destino lasciarsi spalmare senza riluttanza sopra i crostini (in realtà un comune pan carré che fa rimpiangere il pan brioche venduto ormai anche al supermercato). I riccioli di burro scivolano invece arrendevoli sul pane, coprendo la dorata tostatura con un velo sottile il giusto. Il boccone migliore si rivela il petto d'oca, luccicante di grasso e stagionatura. I piatti successivi sono serviti a staffetta praticamente continua (un po’ lesta, ma non posso chiedere di rallentare perché, essendo il menu degustazione previsto per almeno due persone, per potermelo servire mi hanno gentilmente “agganciata” a un altro tavolo che lo ha ordinato) e la coerenza della degustazione è disarmante: tutto discreto e nulla di memorabile, come se mancasse il fegato di uscire dallo schema collaudato, come del resto a me è mancato quello di ordinare alla carta. Sono alle prese con la gobba di risotto alla salsiccia che per la mite presentazione fa a gara con la manciata di ravioli che l'hanno preceduta (buoni,
ma gettati nel piatto senza tanti complimenti e serviti dalla giovane
cameriera con lo stesso garbo con cui si porgerebbe una chiave inglese
in officina), quando al tavolo a fianco arriva a tradimento la famigerata scaloppa di fegato d’oca. Non posso non lanciare uno sguardo indiscreto oltre l’ostacolo delle spalle strettamente ingiacchettate di lui, superare l'etichetta indecifrabile della bottiglia di Pinot nero arrivato a metà e riuscire a sbirciare nel piatto ancora intatto di lei. Quasi la mascella mi casca per la sorpresa di intravedere non la succulenta prelibatezza che avevo inseguito nei miei sogni di golosa, ma una deludente sovrapposizione di due tranci incrociati (in cucina han sezionato la scaloppa come se fosse una cotoletta, blasfemia!) dal colore più bruno che biondo cognac, poggiati su una piramide di misticanza che mi pare indegno contorno per un cibo da faraoni. Dal tavolo arrivano cinguettii di felice e giuliva approvazione, ma non c’è troppo da fidarsi della prima oca che si incontra.
(Dedicato a Beatrice Potter)
(Dedicato a Beatrice Potter)
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domenica 17 gennaio 2016
Giuliva
Lomellina, Lombardia - Il primo ristorante che scelgo di recensire per la nuova stagione della Guida 2017 ha un menu quasi interamente dedicato all'oca. E mi sento già giuliva.
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sabato 16 gennaio 2016
Il cappotto, l'armadio e il color pulce
Lombardia - Il mio cappotto di lana ha una bella linea sartoriale affusolata che culmina in un vaporoso collo di pelo e i pochi centimetri che lo separano, quando è indossato, dalla rotula, gli impediscono di toccare terra, sospeso com'è dallo stendino a vista al quale è appeso, anche se è difficile credere che nell’imponente armadio antico a fianco non ci fosse più posto. Dal mio tavolo riesco a vederlo bene e anche se non guardavo mentre veniva riposto, non ho fatto fatica a riconoscerlo. È infatti non solo l’unico cappotto, ma anche l’unico capo in lana e l’unico indumento di colore nero in un plotone di piumini e giacconi in fustagno che paiono un campionario delle sfumature che può assumere il color fango, dal mascolino grigio canna di fucile al rustico tortora sino al color pulce amato dalla settecentesca sarta della regina Maria Antonietta anche se dubito che il proprietario abbia uno spirito rococò. Povero cappotto, è una giornata di sole e non vede l’ora di uscire dal ristorante. Come la sua proprietaria.
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venerdì 3 luglio 2015
(Non) me ne lavo le mani
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Prima foto a sinistra: bagno del ristorante stellato (!); nelle altre foto: bagno del ristorante non stellato |
"...le cose buone sono fatte per la gente buona..." Brillat-Savarin
Lago d'Orta, Piemonte e Savona, Liguria - Nel giro di una settimana mi trovo a recensire due ristoranti, uno bi-stellato-cappellato-forchettato in Piemonte e uno senza stelle a Savona. Il confronto fra i bagni dei due locali è impietoso, e a tutto svantaggio dello stellatissimo. Nel locale piemontese fregiato di encomi gourmet infatti i bagni sono angusti e disadorni. Le dimensioni delle toilettes sembrano ispirate a quelle degli autogrill, cubicoli nei quali prima devi entrare e poi chiudere la porta dietro di te e quanto all'estetica, ogni parete, comprese quelle dell'antibagno, è rivestita di piastrelline quadrate non più di moda da decenni, disposte in sfumature di rosa che vanno dalla camelia al fucsia acceso. La cosa più "esilarante" è però il sapone: due flaconi di banale quanto economica marca da supermercato, posati sul lavandino nel loro contenitore di plastica senza neanche il disturbo di un travaso in dispenser più elegante (e consono ai prezzi di un locale dove il piatto più economico costa 38 euro e non esistono bottiglie di vino sotto i 60); uno dei due flaconi è per giunta vuoto, malgrado in sala non vi sia ressa, ma un solo tavolo occupato oltre al mio. Un'orchidea, ovviamente rosa acceso, si mimetizza con le ceramiche e c'è da chiedersi quanto camperà in un ambiente privo di finestre. Il ristorante savonese, di più recente apertura, offre bagni anch'essi cechi ma almeno spaziosi e il cui decoro è stato oggetto di studio. Le mura delle toilettes sono ingentilite con carta da parati e specchi appariscenti e l'antibagno è un profluvio di saponi, giare e candele profumate, coroncine di foglie, fiori secchi infilati in vasi dipinti e tutto ben armonizzato. A terra, invece del solito cesto dove gettare gli asciugamani usati, c'è un elegante contenitore in pelle con accanto uno sgabello dove posare la borsa mentre ci si lava le mani. La morale la lascio a chi dopo tanti anni dall'aver aperto un ristorante con pretese di eleganza compra il sapone al discount e non ha neanche più voglia di nasconderlo (e a chi attribuisce due stelle senza... in bagno entrare?).
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lunedì 29 giugno 2015
La grappa è cosa seria
Lago d'Orta, Piemonte - Alla fine di un pranzo a base di ottimo cibo, vino dimenticabile e indigesto contorno di battute che neanche una iena, il patron del ristorante bistellato si avvicina al mio tavolo e distilla l'ultima goccia di spirito: "Signora! Il solito bicchiere di grappa?". Senza indugio rispondo: "Facciamo due" anche se non basterebbero tre bicchieri per digerire costui. Non ne arriva neanche mezzo.
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mercoledì 17 giugno 2015
I vermi della terra (un racconto di R.E. Howard)
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Uovo poché e asparagi |
"Su quest'argomento ci fu tra i due... una deliberazione fatta con scambio d'occhiate..." Brillat-Savarin
Lago d'Orta, Piemonte - Sono al terzo antipasto nel ristorante le cui ex tre stelle-cappelli-forchettine mi avevano da sempre suscitato grande curiosità. La cucina è ottima e non capisco come la chef, donna indubbiamente sensibile, possa aver sposato l'uomo che si aggira in sala sempre pronto a inciampare nei propri sgambetti di spirito. Intanto mangio l'uovo poché, preparazione di gran moda e qui presentata in modo originale che io intepreto come una passeggiata nel bosco (più probabilmente nell'orto): gli asparagi sembrano rami caduti, il crumble di pane è la terra, le gelatine e i fondant alla lavanda evocano la flora, il cannolo un piccolo tronco e la spuma di parmigiano un laghetto di montagna. Il patron passa accanto al mio tavolo proprio mentre poso forchetta e coltello nel piatto (a proposito, quando si serve l'uovo poché si porta in tavola anche il cucchiaio) a indicare che ho finito e mimando spaventato stupore chiede: "Ma, ha mangiato anche la terra?". Vorrei rispondergli che quella che lui chiama "terra" ha lo specifico nome "crumble", le cui origini non affondano le radici nelle sue cucine ma in quelle inglesi e vorrei aggiungere che in un solo anno il crumble che imita la terra l'ho trovato nel piatto almeno mezza dozzina di volte, ma mi trattengo in nome del profilo basso da mantenere e rispondo: "Spero nei germogli!" (e penso ai vermi, chissà perché). Ma lui deve avere l'ultima parola e prosegue evocando la medesima battuta (un caposaldo del suo repertorio, quindi) che da una coppia era stata presa alla lettera e mentre l'uomo era rimasto tranquillo la signora blablabla... Eccolo lì, pronto a esternare l'ennesima malignità nei confronti delle donne poco avvezze a penetrare le sottili ragnatele del suo implacabile humor rimanendoci intrappolate come mosche sceme. Le mie labbra non si arricciano nell'atteso Sorriso e spero che lo sguardo trasmetta il messaggio. Qui c'è un maschilista che oggi non la passa liscia ...continua
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