Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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giovedì 19 gennaio 2017

L'importanza di essere anonimi/e

Il direttore della guida Michelin Italia non si lascia fotografare per conservare l'anonimato quando va nei ristoranti. Magari è una donna.

martedì 16 giugno 2015

Spiritoso santo gambero

"Qualcuno forse mi domanderà se la noia non s'insinuò in qualche momento durante una così lunga seduta." Brillat-Savarin
Lago d'Orta, Piemonte - Sono all'inizio di quello che sarà un lungo pranzo costellato da ottimi piatti conditi con capitomboli di eleganza da parte del patron, quando mi annunciano che il menu degustazione prevede un cambio di antipasto - a quanto pare a mio favore - che si materializza in una torre cilindrica di gamberi rossi di Sicilia poggiati su una sapida collinetta di puntarelle romane condite in salsa aioli alla senape. Mentre nel piatto non resta ormai che una vacillante maceria della roccaforte di crostacei, il patron mi chiede se mi piacciono. Rispondo che sono ottimi e lui, tipo che non rinuncerebbe alla battuta neanche se la conseguenza fosse scatenare la terza guerra mondiale, di rimando esclama: "Ehhhh la mafia... la mafia siciliana". Lo guardo con la lupara, hem la posata, pronta a infilzare l'ultimo gambero rosso (di vergogna) rimasta a mezz'aria, e ancora spero di aver capito male, mentre lui trotterella via soddisfatto per quella che considera un'arguta sortita. Che nessuno porti qui il dittatore di Pyongyang o siamo fritti ...continua

lunedì 15 giugno 2015

Galanti scortesie sul servizio del vino

Autoritratto parabolico intorno al Lago d'Orta
"I buongustai hanno tanto ardore e tanta bontà, che hanno sopportato a lungo le scortesie di…" Brillat-Savarin
Lago d'Orta, Piemonte - << Prologo Il patron del ristorante con due stelle Michelin mi chiede se gradisco del vino da accompagnare al menu degustazione di sette portate che ho appena scelto e lo fa proprio mentre sto sgranocchiando un grissino. Inghiotto le ruvide briciole e chiedo di vedere la carta dei vini. Non sono impreparata allo spettacolo del corposo libro rilegato in pelle che viene posato sul tavolo, ma fa comunque una certa impressione vedere bottiglie di media qualità proposte altrove a diciotto massimo venticinque euro, costare qui sessanta euro. Quanto ai vini più interessanti, sono tutti inavvicinabili. Tra i vini bianchi, ve ne sono tre disponibili nella bottiglia da mezzo litro e quando faccio scorrere il dito fra il friulano Tocai (quaranta euro) e il marchigiano Verdicchio (quarantacinque euro), il patron raccomanda il secondo. La piccola bottiglia passa anonima, senza transitare dal tavolo, dalla cantina direttamente al secchiello del ghiaccio posto alle mie spalle dove, ammollata nell'acqua, il maître-sommelier le si affanna intorno e la apre non senza sforzo (dell'operazione sento solo gli ansiti visto che si svolge alle mie spalle). Bisbiglia qualcosa al patron il quale, con aria serissima e funerea, mi annuncia che il vino è ossidato. Può capitare, soprattutto nelle mezze bottiglie e tanto più in una come questa che è del 2004, si giustifica con un tono che allontana da sè qualunque responsabilità (fino a cinque minuti prima la decantava come la più valida fra le mezze bottiglie disponibili) e anzi fa quasi sembrare che la "disgrazia" sia da attribuire a me che ho scelleratamente scelto una mezza bottiglia. Visto che né lui né il maitre accennano a presentarne un'altra, chiedo se quella fosse l'ultima. "No no, purtroppo no" - "???" - "Ne portiamo un'altra". Neanche la seconda Cenerentola è degna di un passaggio in tavola, e malgrado provenga non dalla cantina ma dal frigorifero, il maître-sommelier la tuffa nel secchiello e tra un ansito e l'altro (sospetto sia asmatico) la stappa, ne versa un poco sul fondo di un piccolo bicchiere e lo passa al patron il quale assaggia e orgoglioso come di un figlio che dopo due bocciature prende finalmente la sufficienza, esclama gongolante: "Questo è perfetto!". Dice lui, perché a me non è chiesto alcun parere. Mi viene riempito (parola grossa) il calice e, senza domandare se approvo il vino o se almeno mi piace, maître e patron si dileguano prima che io abbia il tempo di avvicinare il naso al bicchiere. Un bicchiere colmo di odori e sapori magari non guasti come quelli della bottiglia precedente, ma sulla buona strada. Un vino che comunque avrebbe avuto bisogno di essere stappato e ossigenato per ben più di cinque minuti prima di essere servito in tavola e che infatti solo verso metà pasto inizia a sprigionare gradevoli sensazioni (senza mai arrivare a nulla di sensazionale comunque). Bevo senza avanzare un goccio della bottiglia e, se non sono solleciti nel mescere, alzo il sopracciglio guardando contrariata il bicchiere vuoto finché sommelier e patron fra i più paternalisti e maschilisti di sempre capiscono: i quarantacinque euro sono una rapina che bisogna guadagnarsi ...continua

(In)avvertibili sfumature

"Io ho visto nascere la rilassatezza: essa è venuta a poco a poco, per inavvertibili sfumature." Brillat-Savarin
Lago d'Orta, Piemonte - PROLOGO: Non so perché un ristorante con voto ottimo e, fino a poco tempo fa, tra i pochissimi in Italia a potersi fregiare di tre stelle Michelin, sia da anni non solo poco richiesto dai colleghi ma addirittura assegnato con imbarazzo. Comunque sto per scoprirlo visto che ho accolto la supplica del caporegione e ne sto oltrepassando la soglia. Ad accogliermi all'ingresso trovo l'attempato patron in elegante quanto classica tenuta composta da giacca blu con bottoni dorati e pantaloni scuri e un camerierino giovane e biondo dal marcato accento teutonico che, se non fossimo in una Valle del novarese, mi aspetterei di trovare in un bar di Los Angeles a pagarsi gli studi per diventare il futuro James Dean. Malgrado sia domenica c'è solo un altro tavolo occupato e dopo di me non arriverà più nessuno a godersi il profluvio di argenti, i centrini sulle porcellane profilate in oro, le tende ricamate che neanche più Nonna Speranza e un'enorme pianta di calle bianche adagiata in un vaso di porcellana fiorentina dipinta di impressionanti dimensioni. Mi sono data un budget che devo cercare di rispettare e perciò quando il patron in doppiopetto mi propone un aperitivo di cui dopo un'ora e mezza di guida in autostrada avrei proprio voglia, lo rifiuto per il semplice motivo che non essendomi ancora stato consegnato il menu ignoro se esso sia gentilmente offerto o se, come sospetto, si debba pagare e profumatamente (no, non pensate sia un caso: sul menu c'è scritto se l'aperitivo ha un costo e mentre mi rivolge la domanda il patron trattiene il menu in mano senza alcun accenno a consegnarmelo). Non che l'arrivo in tavola del menu risulti illuminante, visto che i prezzi non sono indicati. Nei ristoranti eleganti, alle signore -di una coppia- viene lasciato un menu senza prezzi come segno di galanteria (nel quale noi signore moderne iniziamo in realtà a leggere altri significati), ma porgere un menu senza prezzi, per giunta in un locale dove la media è di 40 euro a piatto con punte di 70,  a una donna che mangia da sola si rovescia in indelicata scortesia. Scorro i nomi dei piatti che del resto già conosco a memoria per averli studiati sul sito e aspetto che patron, maître o cameriere mi capitino a tiro. Ovviamente sono tutti impegnati altrove. "Mi perdoni…" - pronuncio col più gentile dei toni in direzione del patron che finalmente compare - "…potrei avere un menu con i prezzi?" Quello, sorridente e traboccante spirito fino a un attimo prima, sbianca e ogni muscolo della faccia sembra paralizzarsi come se gli avessi chiesto uno sconto ancor prima di iniziare a mangiare. "O forse i prezzi non sono previsti?" aggiungo io con un sorriso per trarlo d'impaccio. Favore ricambiato con una battuta sul fatto che poi il pranzo dovrebbe pagarlo il mio "cavaliere". Né l'ultima né la più infelice della serie di battute e comportamenti di dubbia eleganza che costelleranno il pranzo, ma da parte mia la cortesia è finita e la guerra può iniziare, a colpi di sorrisi falsi, imbarazzi veri e, sorpresa, cucina ottima ...continua >>
PS
Quando arriva il menu con i prezzi, leggo il costo dell'aperitivo: 10 euro.

domenica 30 marzo 2014

Il prezzo della cena

Bene Vagienna, Piemonte - Al mercatino dell'antiquariato domenicale chiedo al rigattiere il prezzo di due specchi gemelli che espone sul banchetto e lui risponde: "Costano quanto una cena in un ristorante stellato". Ah, ma allora è una persecuzione...

lunedì 8 luglio 2013

Il Cocktail Martini, questo sconosciuto

"...chiunque, essendo intelligente, si senta momentaneamente svanito..."  Brillat-Savarin
Dalle parti del Lago Maggiore, Piemonte - Trovandomi nel paradiso lacustre per antonomasia e avendo saltato pranzo e merenda, penso bene di celebrare l'attimo che precede la cena con un Cocktail Martini. Idea (forse) balzana dalla quale dovrei (sicuramente) desistere notando l'assenza del superalcolico preferito da James Bond nella lista di aperitivi del ristorante. L'ostinazione non tarda a presentare il conto all'intelligenza: non in euro perché l'aperitivo è gentilmente offerto agli ospiti, ma in forma di beverone semi-analcolico buffamente servito in un calice da vino orpellato con una fetta di limone. "L'oliva non l'abbiamo" dice il cameriere, ma dopo il primo sorso mi verrebbe da rispondere che mi accontenterei di un (bel) po' di vodka. Il Cocktail Martini non lo sanno fare, confido all'anatra che si avvicina decisa alla sponda solcando l'acqua che si va tingendo di rosa, ma data la qualità degli stuzzichini (sandwich di baccalà mantecato per citarne solo uno) e la cornice (molto di tutto), non importa.

domenica 7 luglio 2013

Increspature di blu

Lago © Brillante-Severina
"...mi rallegravo dentro di me di tanta fortuna..."  Brillat-Savarin
Lago Maggiore, Piemonte - Sbaglio strada solo una volta prima di trovare l'angolo di lago sul quale si affaccia il ristorante con annesso prato verde brillante dove ho letto che si può prendere l'aperitivo prima di cena. Il luogo è ancora più bello di come lo avevo immaginato e non smetto di rallegrarmi della scelta mentre la luce del sole al tramonto regala nuove increspature di blu all'acqua placida e altrettante profondità di verde alla coroncina di monti. Godo beatitudine, vista e aperitivo per un po', per quel po' prima di veder arrivare lo chef che punta dritto al mio tavolino. Mi ha riconosciuta e devo tuffarmi in un cambio carpiato di discorso che mi costringe a dare le spalle alla cartolina lacustre ...continua

mercoledì 26 giugno 2013

Domandamelo dopo cena

Giardini Isola Bella, Lago Maggiore  © Brillante-Severina
"Rispondo a questa domanda." Brillat-Savarin
Pallanza, Piemonte - La receptionist dell'hotel mi chiede se l'indomani penso di pagare in contanti o con carta. Rispondo che potrò dirlo solo dopo cena. Lei sorride senza capire, ma se sapesse in quale ristorante ho prenotato, mi chiederebbe il saldo anticipato.

giovedì 30 maggio 2013

Ho visto maltrattare un uovo

Bianco e giallo, Liguria © Brillante-Severina
"Dopo il primo piatto, attaccò la frittata..." Brillat-Savarin
Da qualche parte in Liguria - Ho visto maltrattare un uovo. Strapazzato, immischiato con brandelli di crostacei e coriandoli d'erbe, ridotto a un mucchietto informe, accerchiato da gamberi in bisque. E ho ascoltato la filosofia del suo cuciniere: se a un cliente non piace un piatto del mio menu è un problema suo. E ho immaginato pollai in fuga, con tuorli e albumi in salvo.

giovedì 2 maggio 2013

La pazienza del ragno

Calamari © Brillante-Severina
"...non feci obiezione..." Brillat-Savarin
Certosa di Pavia, Lombardia - Mi avete chiesto di rimettere in moto la macchina quando ero ormai scesa e l'ho fatto, mi avete chiesto di parcheggiarla "meglio" per lasciare spazio ai clienti ritardatari e l'ho fatto, mi avete chiesto di spostarla in un angolo angusto del cortile imbottigliandomi in una posizione che avrebbe richiesto mille manovre per uscire dopo il pranzo e l'ho fatto, mi avete chiesto di sostare a un salottino in vimini invece di accompagnarmi al tavolo e non ho detto nulla, malgrado la prenotazione e nonostante l'arrivo puntuale mi avete dato l'ultimo tavolo della sala e a chi è arrivato più tardi e senza prenotazione avete dato quelli centrali e vicino alla vetrata e non ho detto nulla, al tavolo a fianco avete piazzato l'unica coppia con bambino piccolo in passeggino e non ho detto nulla, mi avete servito un foie gras pietoso e un calamaro sciapo e non ho detto nulla, il cameriere ha servito il mio tavolo facendomi passare i piatti sopra la testa e non ho detto nulla, il solito cameriere ha portato le posate in tavola con la grazia di un babbuino e non ho detto nulla, mi avete servito una porzione di maialino tristemente presentata e priva della sua crosticina croccante caramellata (non me la sono sognata, l'ho vista nella porzione servita accanto a me) e non ho detto nulla, al tavolo vicino siete stati prodighi di attenzioni e cure (cloche sui piatti e suddetto maialino di ben altro aspetto, per esempio) e il mio lo avete trattato con sufficienza e non ho detto nulla, il proprietario ha ritenuto che passare accanto al mio tavolo e farmi l'occhiolino fosse un gesto di sollecitudine migliore che non fermarsi e parlare e non ho detto nulla, il cameriere mi è passato davanti più e più volte senza notare il calice di vino vuoto e... a questo punto la mia pazienza nei vostri confronti era davvero finita.

mercoledì 24 aprile 2013

Sessappiglio

Bottoncini di pasta e infuso © Brillante-Severina
"...il liquido va sempre giù..." Brillat-Savarin
A nord del Bioparco, Roma - Noto sin dalle prime portate una certa parsimonia nella distribuzione delle posate. Ogni piatto è preceduto dall'arrivo di una sola posata alla volta e così il sorbetto lo pilucco con la forchetta, la tonica sfoglia di mozzarella la strazio a cucchiaiate e riduco a più miti consigli il coriaceo cuore di panzanella a colpi di rebbi, per non parlare dell'appetizer affrontato a mani nude. Forse han portato l'argenteria a lucidare, penso, e sono subito punita. Quando vengono serviti gli sferici bottoncini di pasta, completati con un infuso versato al tavolo dal maître con quel gesto evocativo dei cerimoniali della geisha che potrebbe ben accendersi di sessappiglio, accanto al piatto non c'è alcuna posata (fine del sex appeal). Cerco di richiamare a gesti l'attenzione della cameriera, che però mentre mi passa davanti guarda altrove, e del maître, anche lui in altri pensieri assorto. In un crescendo fantozziano, gorgheggio contenuti richiami "Signorinahhhhh..." ma niente. Quando mi decido ad alzare il tono di voce, per fatale coincidenza gli altri tavoli occupati della sala stringono un patto di posata alleanza e osservano un minuto di silenzio. L'attenzione è richiamata, più o meno come se stessi sorvolando i tavoli su una liana ululando a tonsille sciolte il richiamo di Tarzan. Comunque non arrivano gli animali della giungla e neanche quelli del vicino Bioparco, ma un cucchiaio e molte scuse. A chiedere anche una forchetta, che renderebbe più piacevole la consumazione dei bottoni di pasta, rinuncio. Ugola in sciopero.

sabato 6 aprile 2013

L'eco del raglio dell'aglio frustata dal caffè

Risotto alle erbe e polpo arrostito, Mondovì © Brillante-Severina
"...forse la frustata che (dal caffè) riceve l'intelligenza fa camminare la folla immensa che assedia tutte le vie dell'Olimpo..." Brillat-Savarin
Mondovì, Piemonte - Sono appena al risotto e tutto a un tratto mi accorgo di essere stanca e che per proseguire mi ci vorrebbe un caffè. La mattina mi sono alzata presto e dopo due ore di guida sotto la pioggia sono arrivata a Mondovì Piazza (il quartiere alto, più antico e monumentale della città), ho fatto colazione sotto un soffitto affrescato a grottesche e poi sono andata all'Ufficio turistico che mi ha affidata (diciamo pure sbolognata) al sacrestano, una specie di San Pietro con le chiavi di palazzi, chiese e cripte. Pomeriggio di arrampicata per i vicoli, poi viaggio verso Vicoforte dove invece di andare a godermi la bellissima camera dell'albergo e la vasca con idromassaggio e cromoterapia, mi sono imbambolata prima davanti al Santuario e poi sotto la cupola ellittica (è solo la più grande del mondo). Giusto il tempo per prepararmi per la cena ed ero in macchina, diretta nuovamente a Mondovì. E adesso sono stanca e assonnata. Comunque ho ordinato tutti i piatti più allettanti del menu, a partire da due fette di foie gras al torcione alte un dito e non parlo del mignolo. Il concerto di erbe primaverili e polpo arrostito del risotto è una meraviglia e le proprietà benefiche dell'ortica forse fanno già effetto perché quando arrivano le tre sofficiose costolette d'agnello (quadrupede per giunta arrivato qui non in aereo ma dalle Valli vicine, per cui mangiarlo significa non solo rivacare piacere ma anche sostenere il territorio) panate nelle olive taggiasche le spolpo fino all'osso. Nella crema di patate l'aglio di Caraglio non mi ama e l'eco del suo raglio mi imbavaglia... fino a quando arriva il sapore prezioso del lingotto ai due cioccolati. Grappa non pervenuta, chiudo con vermouth a base di Moscato e una frustata di caffè.

venerdì 8 febbraio 2013

Il fauno e i formaggi

Formaggi di capra e composta di pomodori verdi © Brillante-Severina
"L'inclinazione del bel sesso verso il buongusto ha qualcosa di istintivo..." Brillat-Savarin
Torino, Piemonte - Il patron del ristorante stellato mi illustra una sua freudiana teoria in base alla quale le clienti che a cena ordinano un piatto nel quale il formaggio è ingrediente preponderante (fonduta, verdure con formaggio gratinato e similari) cercherebbero sollievo da una brutta giornata. La scelta del formaggio ricondurrebbe non solo al latte ma al rassicurante conforto del seno materno. Perché la teoria non possa applicarsi anche agli uomini mi sfugge, ma ordino istintivamente i formaggi, e visto non nell'albero genealogico di famiglia non si annoverano fauni, formaggi di capra.

venerdì 26 ottobre 2012

Cuochi arrabbiati 3

"Questa volta ci furono proteste." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Sul sito di un ristorante stellato dove mi piacerebbe andare, alla voce prenotazioni, leggo: "Potranno essere richiesti i dettagli di una carta di credito ad eventuale garanzia (sono accettate tutte le principali carte di credito). Ci riserviamo di addebitare € 50 a persona a titolo compensativo in caso di no-show o di mancata cancellazione telefonica della prenotazione." Prima di prenotare, meglio fare un check-up completo per garantire il "yes-show".

giovedì 25 ottobre 2012

Cuochi arrabbiati 1

"Questa volta ci furono proteste." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Comunicazione di un ristorante stellato: "Siamo spiacenti comunicare alla Gentile Clientela l'interruzione del servizio prenotazioni on-line del nostro sito (causa l'elevato numero di prenotazioni recentemente andate a vuoto senza preavviso alcuno da parte degli utenti e da noi invece regolarmente e debitamente confermate a più riprese), con effetto immediato..."

sabato 29 settembre 2012

Sommelier ventriloquo

"...somigliava a certo ventriloquo..." Brillat-Savarin
- Roma – Annunciarmi che la quaglia farcita di foie gras sarà abbinata a un Barolo o a un Brunello e poi presentarsi con un Aglianico con la scusa che ha un particolarissimo aroma di liquirizia... non vale.

lunedì 24 settembre 2012

91 coperti in 91 giorni

"Assicurato così il presente, si prepara l'avvenire..." Brillat-Savarin
- Roma – "91 coperti in 91 giorni" è la battuta che circola fra alcuni ristoratori romani a proposito dell'interludio toscano di uno chef stellato prima del suo arrivo nella Capitale. A riprova che Roma è generosa -o che la gente è strana- quando io vado a cena nel suo nuovo locale, di mercoledì e a prezzi che hanno avuto diversi incontri ravvicinati con l'inflazione, la sala è piena.

mercoledì 19 settembre 2012

Nonostante il tavolo

Fotografia © Brillante-Severina
"...il modo in cui si svolgono i pasti ha molto valore sulla felicità della vita." Brillat-Savarin
- Roma, più o meno Parioli – Alla fine ho deciso di andarci. Prenoto un tavolo a cena nel nuovo due stelle romano. Ho portato diversi vestiti che potrebbero andare bene per la serata, ma come spesso capita in queste situazioni, al momento della scelta nessuno sembra adeguato e ho un pretesto per andare a comprare un abito nuovo. Non faccio in tempo a uscire dal negozio col mio setoso bottino che inizia a piovere. A Roma il sanpietrino, già controindicato per i tacchi, diventa addirittura infido se bagnato e scivoloso. Il taxista è abbastanza gentile da aprirmi lo sportello (merito del sandalo), ma non abbastanza da tirare su il finestrino (aiuttt, sembrerò la Medusa). Queste attenzioni al superfluo tanto necessario si rivelano pateticamente vane, perché al ristorante mi accompagnano a un tavolo che rivolge le spalle alla sala: potrei indossare un sacco di tela e gli occhiali di Groucho Marx e nessuno se ne accorgerebbe. Non amo questi tavoli un po' disgraziati, ma capisco il motivo della scelta: offrirmi la vista sul grande giardino (che conosco a memoria, ma qui non lo sanno), reso suggestivo dal baluginare delle torce accese. Fiammelle simbolicamente eteree che un nuovo acquazzone a metà serata impietosamente spegne, tra il fuggi fuggi del personale in giacca bianca che mette in salvo i cuscini dei divani. Per fortuna la grande vetrata è non solo un occhio sull'esterno, ma riflette anche i movimenti della sala alle mie spalle, altrimenti farei un balzo sulla sedia allo sbucare ogni due minuti di uno dei tanti camerieri che serve il tavolo per versare l'acqua gallese, porgere i grissini sottili come spaghi o i panini caldi, cambiare il tovagliolo, stappare un nuovo vino, presentare i piatti della degustazione (150 euro) che prevede lumache alla mentuccia con bava di fagioli e caffè, eliche di pasta cacio e pepe con ricci di mare che in effetti sollevano da terra per quanto sono buone, astice con finferli e schiuma alle rose (un insieme che produce un mesto sapore di brodo di pollo), quaglia e fegato grasso supportata dal felice incontro di frutta secca e sedano, eterea mousse di cioccolato e caramello con gelato al fior di sale seguita da goduriose zeppole... guadagnandosi la lauta mancia, nonostante il tavolo.

lunedì 17 settembre 2012

Ogni frittella lasciata è persa

"...proprio dobbiamo stigmatizzare in eterno quegli stupidi mangiatori che buttan giù, con un'indifferenza colpevole, i bocconi più raffinati..." Brillat-Savarin
- Roma, nei pressi della GNAM – Quando la cena composta dal menu degustazione di sei portate inizia il ristorante è affollato, ma avendoli alle spalle non mi accorgo dei clienti che uno dopo l'altro nel corso della sera vanno via. Quando arrivo al dolce la sala è quasi deserta e mentre addento con un generoso morso la zeppola offerta con la piccola pasticceria, mi accorgo di essere l'ultima ospite e che tutti i camerieri, normalmente svolazzanti in operoso sciame fra i tavoli, sono immobili in fila dietro di me e mi osservano. Non guardo l'orologio, ma qualunque cosa esprima il loro sguardo (curiosità verso la single in odore di critico, o la più prosaica domanda "Quando se ne va questa 'che mi fanno male i piedi e voglio andare a dormire"), mi dissuade dal divorare le altre due paffute frittelle ricoperte di zucchero. Pessima idea.

mercoledì 12 settembre 2012

Il prezzo della novità

"...molte cose debbono il loro alto prezzo solo alla novità..." Brillat-Savarin
- Roma, Parioli – 80 e 110 euro sono i prezzi 2011 dei due menu degustazione di un nuovo ristorante stellato romano. Li leggo sulla Guida del 2012 (uscita a ottobre 2011) e sulla recensione scritta su un sito web a dicembre 2011. Io ci vado a cena nove mesi dopo, a settembre 2012, e i prezzi sono diventati 130 e 150. Era più conveniente la novità.