Dalle parti del Lago Maggiore, Piemonte - Trovandomi nel paradiso lacustre per antonomasia e avendo saltato pranzo e merenda, penso bene di celebrare l'attimo che precede la cena con un Cocktail Martini. Idea (forse) balzana dalla quale dovrei (sicuramente) desistere notando l'assenza del superalcolico preferito da James Bond nella lista di aperitivi del ristorante. L'ostinazione non tarda a presentare il conto all'intelligenza: non in euro perché l'aperitivo è gentilmente offerto agli ospiti, ma in forma di beverone semi-analcolico buffamente servito in un calice da vino orpellato con una fetta di limone. "L'oliva non l'abbiamo" dice il cameriere, ma dopo il primo sorso mi verrebbe da rispondere che mi accontenterei di un (bel) po' di vodka. Il Cocktail Martini non lo sanno fare, confido all'anatra che si avvicina decisa alla sponda solcando l'acqua che si va tingendo di rosa, ma data la qualità degli stuzzichini (sandwich di baccalà mantecato per citarne solo uno) e la cornice (molto di tutto), non importa.
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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lunedì 8 luglio 2013
Il Cocktail Martini, questo sconosciuto
"...chiunque, essendo intelligente, si senta momentaneamente svanito..." Brillat-Savarin
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