Alba, Piemonte - Sto per alzarmi e andar via dal ristorante quando il tavolo a fianco ordina tajarin con
grattata di tartufo bianco il cui tipico aroma gassoso si sparge nell'aere. Resto
ancora un po'.
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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sabato 4 ottobre 2014
sabato 10 novembre 2012
Tartufe
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Firenze, Panini al tartufo © Brillante-Severina |
Firenze, Toscana - Sto finalmente addentando la mia per-tre-giorni-vanamente-desiderata dose di paninetti al tartufo, e al foie gras, e al burro e acciughe, e al salmone in via Tornabuoni, quando arrivano due signore, madre e figlia, e ordinano doppia porzione di galantina con la sicurezza dell'habitué. La scelta mi colpisce. Con tutte le cibarie golosissime esposte in vetrina perché ordinare pollo? Che sia una specialità della casa? Tento un approccio con le signore per saperne di più e magari ordinare la prelibatezza, ma mi accorgo subito che non "gli garba" l'intrusione e batto in ritirata. Dopo pochi minuti entra una giovane coppia armata di due cani con impeccabile pedigree e le due signore di cui sopra vanno subito in brodo di giuggiole. È tutto un uggiolare con i nuovi arrivati di pregi e difetti della razza in questione, malattie remautiche, allevatori affidabili, piazzamenti nelle gare di bellezza ecc. La coppia si scusa per l'eventuale disagio creato dai due quadrupedi, ma la signora che con me era stata calorosa quanto l'iceberg che affondò il Titanic, li tranquillizza: "Non ci danno alcun fastidio, sono altre le cose che ci danno fastidio..." Non è possibile che si riferisca a me (o si?), eppure devo ricordare la morale di questa storia: inutile tentare una conversazione con chi più conosce gli uomini e più preferisce gli animali.
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sabato 13 ottobre 2012
La gloria del tartufo nel panino
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Ponte Vecchio, Firenze © Brillante-Severina |
- Firenze, Toscana – Trovare conferme dove non si cercavano. Da anni, da quando un amico fiorentino me ne lodò i panini al tartufo, voglio andare da Procacci, una gastronomia storica nell'elegante via Tornabuoni. Ma per una serie di motivi (compresa una certa diffidenza verso i prodotti "al" tartufo) non c'ero mai stata. E stavo per non andarci anche questa volta, dirottata in via dei Georgofili, vicino a Ponte Vecchio, in un localino moderno dalla corposa rassegna stampa, che vende alimentari (gli stessi, scopro entrando, di una nota catena che sta aprendo filiali ovunque), insaccati e panini, da mangiare seduti agli sgabelli o portar via. Me ne faccio preparare uno con salame rosa (che poi si rivela essere prosciutto cotto) e pecorino allo zafferano. Mentre la ragazza giapponese taglia e farcisce e scalda, bevo gazzosa e tento una conversazione con una signora che ha l'aria di essere la moglie del proprietario. Con viso austero e senza smettere di riordinare, mi spiega che lui ormai è sempre a Roma dove ha aperto una nuova sede (all'interno della suddetta catena), "non so se la conosce", e mi dà l'indirizzo del sito web (sbagliato). Il panino lo porto via. Viene avvolto in un pezzo di carta con un corredo di tovagliolini gialli e poi in una borsa di plastica anonima. Si rivelerà solido e saporito, ma per giustificare il prezzo di 8 euro per me ci vuole altro (anche un altro approccio al cliente). Il passaggio nel locale cool mi spinge fra le braccia di Procacci, dove arrivo verso le 16.20. La sala storica dal soffitto alto rivestita di boiserie e marmo in stile liberty ospita quattro tavolini rotondi con sedie vere e clienti stranieri e italiani che hanno poco a che spartire con i foodie. Il profumo di tartufo è nell'aria ma senza invadenza e dietro il banco una ragazza che sorride con spontaneità mi porge con grande gentilezza un paninetto al tartufo (euro 1,80) e uno con paté di foie gras d'oca tartufato (euro 2). Si sta talmente bene che decido di fermarmi a uno dei tavolini. I panini (circa dodici centimetri di pan brioche farcito) sono squisiti e farei volentieri il bis, ma voglio conservarne una voglia (struggente) per la prossima volta. Compro invece dei cantucci che vedo acquistare da un fiorentino chic a euro 7,30 (li avevo notati anche nell'altro posto, ma il contesto e la mancanza del prezzo mi avevano scoraggiata) e l'acquisto mi vale una borsina di carta verde smeraldo scuro con logo. Eleganza e gentilezza fanno ancora una volta la differenza.
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lunedì 21 novembre 2011
Tartufo bianco a colori
“...il tartufo si trova, ma non si sa né come nasca, né come vegeti...” Brillat-Savarin
- San Sebastiano Curone, Piemonte – Quest'anno in Piemonte il tartufo bianco è scarso. Alcuni motivi si possono cercare nelle bizzarie del clima e, come spiega anche Petrini, nel mix di fattori legati alla violazione del paesaggio che ne compromette la rinascita e alla raccolta precoce che impedisce la piena maturazione.
Alla premiazione del tartufo bianco della Fiera di San Sebastiano Curone di quest'anno il caratteristico profumo sulfureo simile al gas metano non era magari da capogiro come in passato, ma in compenso una bella mostra di disegni di bambini di ogni età ha dimostrato che gli infanti piemontesi hanno le idee chiare sul ciclo vitale del pregiato tubero: scovato dal cane, è poi preparato dal cuoco che con l'apposito attrezzo lo spolvera sulle uova a occhio di bue accompagnate da un vino rosso locale. Cosa volere di più? Magari il cinghiale di un altro disegno, ritratto mentre contende il tartufo al trifulau che senza tante storie glielo cede e si rifugia su un albero.
Alla premiazione del tartufo bianco della Fiera di San Sebastiano Curone di quest'anno il caratteristico profumo sulfureo simile al gas metano non era magari da capogiro come in passato, ma in compenso una bella mostra di disegni di bambini di ogni età ha dimostrato che gli infanti piemontesi hanno le idee chiare sul ciclo vitale del pregiato tubero: scovato dal cane, è poi preparato dal cuoco che con l'apposito attrezzo lo spolvera sulle uova a occhio di bue accompagnate da un vino rosso locale. Cosa volere di più? Magari il cinghiale di un altro disegno, ritratto mentre contende il tartufo al trifulau che senza tante storie glielo cede e si rifugia su un albero.
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