Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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venerdì 23 marzo 2018

Accoglienza

"Scelga il tavolo che preferisce" mi esorta la signora indicandomi esclusivamente la fila accosto alla parete. Il locale ha almeno 30 tavoli e al momento solo uno è occupato, da una coppia, quindi:
"Ne preferirei uno (dei sette) vicino alla vetrata che dà sul giardino"
"Eh, quelli sono da quatto e non si sa mai..."
Si, non si sa mai che facciate una intelligente scelta di accoglienza
(Ricambio scegliendo un tavolo dal quale sento tutti i vostri commenti in antisala in) Piemonte
Nessun testo alternativo automatico disponibile.

lunedì 24 giugno 2013

Trame lacustri I

Lago Maggiore - Isola Bella © Brillante-Severina
Isola Bella, Piemonte - La grande bellezza vi viene incontro. Durante lo sbarco non vi ingannino i flash, stanno fotografando il traghetto, non voi che ne scendete.

martedì 4 giugno 2013

Comodo e circostanze

Capunet vegetariano e rane fritte © Brillante-Severina
"Con questo mezzo ognuno può mangiare all'ora che gli fa comodo secondo le circostanze derivate dagli affari e dai piaceri." Brillat-Savarin
Da qualche parte, in Piemonte - Giovedì sera. Dopo aver trovato inaspettatamente chiuso il ristorante per giunta stellato prenotato giorni prima (leggere Piaceri e dolori del gusto >>), sarebbe ragionevole rimettermi in macchina e tornare a casa, per non aggiungere delusione a delusione. Lo sarebbe, davvero. Invece guardo l'elenco dei "miei" ristoranti per individuarne uno che sia vicino e del quale mi serva una conferma del giudizio. Lo trovo, è un locale ambizioso sul quale io e il caporegione non la pensiamo allo stesso modo. Ricordo il capunet inutilmente vegetariano con coscette di rane fritte di cui due buone e due no ma anche uno dei migliori risotti mangiati quest'anno con caldarroste e coniglio confit. Parto e decido che se vedrò le luci accese telefonerò per chiedere un tavolo, altrimenti riprenderò la strada di casa. Quando arrivo, alle 21.30, le luci sono effettivamente accese. Parcheggio, telefono e una voce poco amichevole mi dice che il ristorante è chiuso. Non cambia idea neanche quando accenno al loro diverso giorno di chiusura e dico che sono già lì. Per la seconda volta nel giro di mezz'ora mi sento buttare giù il telefono senza troppi complimenti (a nessuno dei due ristoratori è venuto per esempio in mente di consigliarmi un locale alternativo dove cenare). Indicare orari di apertura e giorni di chiusura non è un gesto di cortesia ma un obbligo e prima o poi capita di essere colti in castagna dalla persona sbagliata, per esempio un cliente poco conciliante (che dopo essere partito da casa, aver sprecato soldi per benzina e autostrada e aver trovato la porta chiusa presenta lui il conto sotto forma di denuncia) o un critico in incognito (che dopo essere partito da casa, aver sprecato soldi per benzina e autostrada e aver trovato due porte chiuse lì per lì non reagisce perché non può... ma non tirate un sospiro di sollievo).

domenica 2 giugno 2013

Se sei donna sei groupon

  Alassio, Liguria © Brillante-Severina
"Il buongusto non disdice affatto alle donne..." Brillat-Savarin
Liguria di Ponente - Con un'amica si decide di pranzare in un ristorante stellato per stare insieme e farci un regalo. Ci mettiamo in ghingheri e saliamo sul treno intercity, destinazione Liguria di ponente. Colazione ai tavoli all'aperto di una pasticceria storica e tante parole di speranza e timore sulle nostre vite in un tempo incerto. Alle 13.00 in punto suoniamo alla porta del ristorante e veniamo accompagnate in un salotto elegante dove il cuoco in persona ci porge due menu aperti a una pagina precisa. La pagina è quella di una proposta di degustazione diversa da quelle esposte fuori, senza prezzo e intitolata Groupon. Ci guardiamo stupite. Forse a pranzo i ricchi menu che abbiamo letto all'ingresso non sono disponibili e vengono sostituiti da questo? E il titolo? Fa dello spirito con riferimento a un sito che vende esperienze gourmet in saldo? Lo spirito non c'entra e lo conferma il cuciniere nerovestito (non per questo snellito) quando ci dice che quello è il menu riservato proprio ai clienti Groupon. Ci piacerebbe sapere cosa abbia fatto credere a questo cuoco, il quale evidentemente aspettava quattro persone a pranzo, che noi siamo le clienti "scontate". Mi limito a un finto ingenuo "Cos'è Groupon?" che lo disorienta e fa ricomparire i menu a prezzo pieno (50 e 80 euro, a seconda del numero delle portate) e l'esclusiva carta dei vini. Non solo ha sbagliato mira, ma ha fatto la figura di quello che spedisce al coniuge la lettera destinata all'amante. Osservando durante il pranzo la coppia Groupon che nel frattempo è arrivata, registriamo che pur ricevendo un menu ridotto e vino al calice, per il resto gode di un servizio identico al nostro, pagando la metà della metà. Per ironia della sorte i due siedono allo stesso tavolo che fu assegnato a me la prima volta che venni, sola e unica cliente, in questo ristorante anni addietro... un posto di serie b, devo dedurne. Arriviamo alla conclusione che la valutazione del cuoco sia stata sessista: le donne (senza uomini) frequentano poco i ristoranti, tantomeno stellati, e quindi se osano varcarne le soglie in autonomia il pranzo lo comprano in saldo. Sconsigliato a chi viaggia Soulon.

venerdì 31 maggio 2013

Tragico e strategico tavolo

La sala del ristorante è semivuota e mi mettete nell'ultimo tavolo vicino alla cucina dal quale sento tutti i vostri discorsi?
Siete fantastici

martedì 28 maggio 2013

Il grande freddo (della sala)

Ruhm agricolo © Brillante-Severina
"La sala da pranzo sia illuminata sfarzosamente, la tavola pulitissima e la temperatura da 13 a 16 gradi Réaumur." Brillat-Savarin
Da qualche parte a Roma - Ho sempre affermato, e lo ribadisco, che mangiare da sola non mi crea problemi, tanto meno in un ristorante vuoto (e meno male, visto il deserto feriale). Però se la sala è gelata perché la primavera non ne vuol sapere di arrivare e fuori piove a dirotto e per riscaldarmi devo bere mezza bottiglia di vino con i soli antipasti, l'equilibrio "dello spirito" vacilla. Questo penso mentre la patronne del ristorante, che durante la cena si è materializzata al tavolo una sola volta al momento della scelta del vino e poi non si è più vista lasciandomi alle cure del cameriere gentile ma meteoimpermeabile, si ripresenta alla fine della serata, quando chiedo un distillato (in alternativa potrei accendere un falò?). Con intuizione esatta ma tardiva come l'uva intontita del Recioto, mi chiede se desidero che accenda il riscaldamento. Avrei preferito che me lo chiedesse due ore prima, prima che il sangue smettesse di circolare nelle dita dei piedi per concentrarsi in un solo emisfero del cervello, quello surgelato.

lunedì 20 maggio 2013

La terribile apparizione

Tagliatelle e spugnole © Brillante-Severina
"Potete immaginare come rimasi durante la terribile apparizione." Brillat-Savarin
Da qualche parte in Piemonte - Avevo notato il paese prima che il ristorante. Un giorno, tornando a casa da un servizio fotografico e un pranzo, avevo seguito la freccia gialla un po' sbiadita che indicava un castello e mi ero ritrovata ad arrampicarmi con la macchina su un piccolo borgo silenzioso e deserto. Chiesa parrocchiale con facciata rosa ondulata a ventaglio, case giallo zafferano con tendine di pizzo alle finestre, il profilo imponente del castello squadrato come un bonet (dolce tipico piemontese al cioccolato e amaretti) con rovine ricoperte da rampicanti rugginosi degno dell'attenzione di Walpole, cappella con affresco di drago calpestato dal piede in armatura del solito biondastro santo di nome giorgio. Era autunno e portai a casa un bel servizio fotografico e la scoperta di un ristorante affacciato su una delle vie che mi ero ripromessa di provare per proporne l'ingresso in Guida. Alcuni mesi dopo, una domenica di primavera, ripetevo il viaggio (circa centocinquanta chilometri), entravo nel locale accolta dalla più gentile ospitalità e trovavo un ambiente suggestivo, un servizio curato, piatti invitanti che sembravano confermare la buona scelta. Mi era stato apparecchiato un bel tavolo con vista sulla sala intera e coraggiosamente ordinavo un tris di antipasti, una pasta fresca con erbe e funghi e due secondi, di pesce e di carne e pure un dolce, crepasse l'inappetenza. La quale tosto si presentava sotto forma di capello di media lunghezza attorcigliato su se stesso sulle tagliatelle. Rimasi male.

giovedì 2 maggio 2013

La pazienza del ragno

Calamari © Brillante-Severina
"...non feci obiezione..." Brillat-Savarin
Certosa di Pavia, Lombardia - Mi avete chiesto di rimettere in moto la macchina quando ero ormai scesa e l'ho fatto, mi avete chiesto di parcheggiarla "meglio" per lasciare spazio ai clienti ritardatari e l'ho fatto, mi avete chiesto di spostarla in un angolo angusto del cortile imbottigliandomi in una posizione che avrebbe richiesto mille manovre per uscire dopo il pranzo e l'ho fatto, mi avete chiesto di sostare a un salottino in vimini invece di accompagnarmi al tavolo e non ho detto nulla, malgrado la prenotazione e nonostante l'arrivo puntuale mi avete dato l'ultimo tavolo della sala e a chi è arrivato più tardi e senza prenotazione avete dato quelli centrali e vicino alla vetrata e non ho detto nulla, al tavolo a fianco avete piazzato l'unica coppia con bambino piccolo in passeggino e non ho detto nulla, mi avete servito un foie gras pietoso e un calamaro sciapo e non ho detto nulla, il cameriere ha servito il mio tavolo facendomi passare i piatti sopra la testa e non ho detto nulla, il solito cameriere ha portato le posate in tavola con la grazia di un babbuino e non ho detto nulla, mi avete servito una porzione di maialino tristemente presentata e priva della sua crosticina croccante caramellata (non me la sono sognata, l'ho vista nella porzione servita accanto a me) e non ho detto nulla, al tavolo vicino siete stati prodighi di attenzioni e cure (cloche sui piatti e suddetto maialino di ben altro aspetto, per esempio) e il mio lo avete trattato con sufficienza e non ho detto nulla, il proprietario ha ritenuto che passare accanto al mio tavolo e farmi l'occhiolino fosse un gesto di sollecitudine migliore che non fermarsi e parlare e non ho detto nulla, il cameriere mi è passato davanti più e più volte senza notare il calice di vino vuoto e... a questo punto la mia pazienza nei vostri confronti era davvero finita.

mercoledì 1 maggio 2013

Il benvenuto che crea e distrugge

Certosa di Pavia - © Brillante-Severina
"Passeggiavo beatamente, osservando i benefici e le malefatte del tempo che crea e distrugge..." Brillat-Savarin
Certosa di Pavia, Lombardia - Passeggiata con la mamma nella quattrocentesca Certosa. Dopo svariati giri a naso in su fra ciò che il tempo ha creato e modificato, ammirando colonne, lapidi, celle monacali, chiostri minori e maggiori, prati verdi che fan da coperta ai certosini dei secoli, statue e fregi ecc. e con le mani che mi prudono perché oltre l'ingresso i monaci chiedono di non scattare fotografie anche se c'è chi lo fa ugualmente, andiamo a pranzo. Il locale dove ho prenotato e che devo anche recensire, un tempo lo frequentavo parecchio, ma ormai manco da alcuni anni. Parcheggiamo nel cortile interno, scendiamo nel sole ed ecco il proprietario uscire dalla porticina del ristorante diretto verso di me. Mi ha riconosciuta, gongolo con mia madre, e viene ad accoglierci. In realtà lui, subito dopo avermi stretto la mano, mi chiede se posso parcheggiare "meglio" la macchina e anzi, visto che è "piccola", mi indica uno spazio sotto il portico dove spostarla (e dal quale tirarla fuori a fine pranzo senza ammaccature risulterà non facile). Eseguite le manovre, il cameriere ci fa accomodare in un salotto dove ci lascia un paio di minuti, giusto il tempo di decidere di assegnarci il tavolo in fondo alla sala. I tavoli centrali e vicino alla vetrata li vediamo man mano riempirsi, anche di persone che arrivano verso le 14.00 e che non sembrano aver prenotato. Mia madre ride ancora adesso per l'accoglienza davvero calorosa e io... per una volta sono contenta di aver mangiato non bene.

mercoledì 27 marzo 2013

Niente trip, solo gusto e ospitalità

Frittelle di baccalà, Rezzano, Sestri Levante © Brillante-Severina
"Questo è il destino dell'essere umano considerato come essere sensibile..." Brillat-Savarin
Sestri Levante, Liguria - Pago il conto e una serata che era già stata intensamente gourmet si evolve in una piacevole chiacchierata con i proprietari del ristorante (una coppia e la figlia) e un giovane cuoco. Mica in piedi come un prolungato congedo, siamo seduti comodi e parliamo di cucina e di ristoranti e di terre e genti di Liguria, Piemonte, Roma... Non mi chiedono chi sono o cosa faccio, né hanno l'aria di voler serrare il locale solo perché la cucina ha ormai chiuso. Dopo un bel po' salta fuori che loro abitano vicino al mio hotel e visto che si sono fatte le due, chiudono e mi accompagnano. E forse perché non piove più o forse perché certe serate si vorrebbero senza fine, a metà strada entriamo in un bar e ordiniamo un ultimo giro. Si unisce un loro amico che si scopre essere il proprietario dell'albergo dove ho la stanza e che mi guarda alquanto stupito quando gli descrivo il rito della fotografia delle scarpe accanto alle tende (leggere qui >>). Alle tre ci salutiamo tutti e ci separiamo.
Tra quelli ai quali ho descritto la serata, nessuno ha apprezzato la descrizione del menu o la cordialità (ossia i lati positivi), hanno quasi tutti insinuato che, sospettandomi giornalista, i ristoratori abbiano voluto compiacermi. A me piace credere ancora nell'accoglienza e nei doni del caso. Dopo due treni, il taxi e l'albergo che nessuno mi rimborserà, il tempo piovoso, due pigri giorni di fine inverno in un paese di poche anime e quasi tutte intente a leccar gelati, ho ricevuto accoglienza cordiale e ho consumato un'ottima cena. La felicità è una roulette, la pallina a volte si ferma sul balcone con vista baia o su una frittella di baccalà che non gronda unto ma solo umana simpatia, in un ristorante il cui scopo non è darti da mangiare e poi mandarti via, ma anche condividere. Concetti da spiegare ai tripadviseristi. 

venerdì 8 marzo 2013

Gastro geografia

Grappa © Brillante-Severina
"…in alcuni fra i nostri pranzi si potrebbe fare un corso completo di geografia." Brillat-Savarin 
Lunedì nevica, quindi niente, martedì si deve sciogliere la neve e ancora niente. Mercoledì sera in viaggio nella sera umida di pioggia verso la sconosciuta Capriata d'Orba. Il difficile non è arrivare, ma sopravvivere ai percorsi impossibili "suggeriti" dal navigatore, che infatti mi fa scollinare inutilmente su una strada stretta e tutta curve. Il locale è in una bella piazza dove c'è tutto: municipio, palestra di box, chiesa e un'altissima torre medievale, oggi campanaria, sulla quale nel Medioevo quando arrivavano quei barbari dei barbari veniva acceso un fuoco per avvisare i paesi vicini. Accoglienza molto gentile in una sala rustica dove la legna nel camino scoppietta solo per me. Buoni agnolotti a culo nudo, nel vino e al sugo e appetitosi salamini di mucca di Mandrogne. Il ritorno è più facile, anche se una deviazione imprevista mi fa attraversare la deserta zona industriale novese illuminata a giorno. Giovedì cena in Lomellina. La cameriera accoglie me le la mia amica dicendo che la nostra prenotazione non le risulta. Solo dopo aver parlato apre l'agenda e invece eccola lì. E comunque il ristorante è vuoto, quindi la frase di "benvenuto" è proprio da rivedere. Non so cosa mi aspettavo dalla zuppa di gamberi di fiume, ma ci trovo poco. La quaglia scomposta è divertente ma sono più appetitose le arborelle fritte che non ho ordinato. Venerdì un amico mi invita a una cena-degustazione nella quale forse non c'è neanche posto ma no grazie. Sabato merenda con bignè giganti nella pasticceria di Pavia di Strada Nuova con quasi vista su Ponte Vecchio. Domenica, a Savigliano, cavalli ed estinti condottieri affrescati, gipsoteca con grandi statue preparatorie di monumeni sparsi per l'Italia e buon pranzo in un ristorante che sarebbe pacificamente immerso nella campagna (entrando nella strada delimitata da alberi vedo uno scoiattolo!) se non fosse per certi capannoni industriali. Alla fine la grappa ha la riposante trasparenza dell'acqua.

venerdì 1 marzo 2013

La spinosa accoglienza

Riccio di castagna © Brillante-Severina
"...bisogna ben distinguere gli elementi del piacere della tavola dal piacere di mangiare." Brillat-Savarin
Lomellina, Lombardia - Alle 20.45 entro con un'amica nel ristorante dove trentadue ore prima ho prenotato un tavolo. La sala, fatta eccezione per due uomini maturi e rubicondi intenti a banchettare, è deserta ma l'esordio della cameriera è il seguente: "La vostra prenotazione non mi risulta, ma accomodatevi pure". Troppo tardi, ovvero solo dopo aver pronunciato queste poco accoglienti parole, apre l'agenda e trova la prenotazione. Il capolavoro è completato con l'assegnazione di un tavolo non solo in posizione poco buona (accanto a un pilastro e lontano dalle grandi vetrate con vista sul fiume), ma anche vicino all'unico tavolo già occupato nella vasta (e sempre vuota) sala. I piatti della cena sono poi per la maggior parte buoni o comunque interessanti, solo che andare al ristorante non consiste solo nel mangiare.