Firenze - Putti e fregi sul Palazzo di Giustizia © Brillante-Severina |
Firenze, Toscana - Se ti trovi fuori casa per lavoro, sei reduce da una domenica trascorsa si a Firenze ma a seguire un convegno e per giunta piove, la sera a cena l'ultima delle tue preoccupazioni è che i tavoli siano abbastanza distanti da garantire la riservatezza. Fa anzi piacere scambiare qualche parola con i vicini. Al tavolo alla mia destra siedono due signore toscane che parlano di difficili relazioni sentimentali, tanto per cambiare. Ogni volta che mi giro dalla loro parte per osservare quella porzione di sala, mi guardano storto e abbassano la voce come se temessero un'intrusione sinceramente improbabile (salvo poi spalancare padiglioni auricolari e bulbi oculari quando io ordino piatti, vino e grappa). Vorrei quasi invitarle a rilassarsi, perché i discorsi sugli uomini s...bip...i con i quali hanno relazioni all'insegna del vorrei-fidanzarmi-ma-è-lui-che-non-vuole al momento mi attirano quanto un'arrampicata sul Cervino. Molto più simpatco il tavolo di sinistra, occupato da una coppia milanese sui trent'anni concentrata su Firenze, sul cibo e sul locale, insomma sul momento che stanno vivendo. Durante la cena scambiamo solo qualche parola di cortesia, ma inghiottito l'ultimo boccone di piccione e di coniglio farcito con salsiccia iniziamo una fitta conversazione, armati di tisane finocchiose, amari monacali e grappe nordiche. Due ore dopo, siamo gli ultimi a lasciare il ristorante e a incamminarci a piedi verso i rispettivi alberghi, casualmente vicini.
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