"Davvero siete tipi così impassibili da non scomodarvi neanche per scambiare due parole con Dickens?" Nick Hornby
Oltrepo, Lombardia - Meno male che Nick Hornby è dalla mia parte. In un articolo si dice sempre pronto a farsi avanti quando nei paraggi c'è qualcuno che ammira e poco importa se ciò significa mettersi un casco che lo fa somigliare a un personaggio buffo dei cartoni animati e rendersi magari ridicolo. Durante una gara gastronomica nella quale sono giurata, il terzo giorno mi trovo come vicino "di banco" il direttore di una importante rivista di settore. Non dico che lui rappresenti per me l'equivalente di Borges, Gadda o Proust, anzi, però ritengo valga la pena conoscerne le opinioni. So che è romano anche se da qualche anno vive per lavoro a Torino (un po' il mio specchio) e così avvio una conversazione chiedendogli dei suoi posti preferiti nelle due città. A parte il fatto che gli squilla il cellulare ogni tre secondi e che sembra sull'orlo di una crisi di tristezza, le sue risposte gentili e pacate sono un tale mix di banalità (in fatto di suoi posti del cuore) e critica alla minuzia (nei confronti dei miei locali preferiti) da farmi dubitare che al ristorante ci vada per piacere. C'è anche la possibilità che lui mi giudichi noiosa, ma preferisco escluderlo e pensare che, semplicemente, non abbiamo niente in comune. Mi tolgo il casco alla Nick Hornby e lascio volentieri il direttore alle grinfie della giurata anoressica con scarpe volgari che scommetto non sarebbero piaciute a Gadda o Borges, e tanto meno a quel campione di eleganza e buongusto che era Proust.
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