Quando si ha una passione, è spesso lei a trovarci. Forme misteriose e colori mutevoli di muschi e licheni che solo chi vede un mondo dove gli altri non vedono nulla può amare, mi adescano da sempre. Ne fui definitivamente consapevole quando mi vennero incontro nella delicata poetica di Camillo Sbarbaro (cantore del frammento, dell’umile, dei trucioli), poi di nuovo inaspettatamente nei boschi di una tutt’altro che disadorna saga, e più recentemente nella formidabile schiera di amouse buche di un ispirato Marcello Trentini dove fanno da cuscino a un apparentemente semplice bao. In realtà un bigné, un paninetto cotto al vapore insieme alla sua farcia di pancetta di maiale e condito con un mix di cinque pepi e salsa teriyaki nella quale il gusto salato della salsa di soia è stemperato nell’aceto di Barolo. Un viaggio Torino/Resto del mondo per lo chef. Per la brillante salgariana (ma anche per lo stesso Sbarbaro per il quale «si fanno a un tavolo d’osteria i più meravigliosi viaggi"), una boccata dell’Oriente di Marco Polo, un'esca, una scia che riporta ai misteri della natura e alla tenacia ispiratrice del lichene che niente scoraggia, atterrisce, sfratta.
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Licheni: “una muffa più un fungo, due debolezze che fanno una forza”
Camillo Sbarbaro
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Licheni: “una muffa più un fungo, due debolezze che fanno una forza”
Camillo Sbarbaro
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