- Torino, Piemonte – Raccolgo due suggerimenti dello chef Del Cambio, Riccardo Ferrero. Il primo riguarda la brioche-croissant della pasticceria Venier, con la sfoglia esterna friabilissima, l'interno morbido, ma soprattutto la seria dose di burro (la si può avvolgere in dieci tovagliolini e unge ugualmente le dita). Gnam.
Per gli amanti del burro, consiglio senza remore anche il pandoro di Ghigo, la pasticceria storica vicino a piazza Vittorio, che mi ha indicato lo chef Marcello Trentini del Magorabin: praticamente un blocco di burro trasformato in panettone venduto a 30 euro al kg. Gnam gnam.
Il secondo suggerimento di Ferrero riguarda i ravioli della gran tradizione torinese che si trovano esclusivamente il sabato da De Filippis. Per ora li ho acquistati una sola volta, perchè il week end mi capita raramente di essere nella città sabauda. Mi è piaciuto molto il packaging: per sottolineare che sono fatti a mano uno per uno, vengono confezionati come cioccolatini, adagiati ognuno nel suo spazio all'interno di un doppio contenitore di carta bianca patinata munito di appositi separatori e posto a sua volta in una bella scatola di cartone ocra a due piani, il tutto chiuso da un filo di lana rossa e accompagnato da una pergamena che illustra l'antico metodo di preparazione e gli ingredienti. Uova da allevamenti a terra, tre tipi di carne, riso ecc. Gnam, gnam, gnam.
Per gli amanti del burro, consiglio senza remore anche il pandoro di Ghigo, la pasticceria storica vicino a piazza Vittorio, che mi ha indicato lo chef Marcello Trentini del Magorabin: praticamente un blocco di burro trasformato in panettone venduto a 30 euro al kg. Gnam gnam.
Il secondo suggerimento di Ferrero riguarda i ravioli della gran tradizione torinese che si trovano esclusivamente il sabato da De Filippis. Per ora li ho acquistati una sola volta, perchè il week end mi capita raramente di essere nella città sabauda. Mi è piaciuto molto il packaging: per sottolineare che sono fatti a mano uno per uno, vengono confezionati come cioccolatini, adagiati ognuno nel suo spazio all'interno di un doppio contenitore di carta bianca patinata munito di appositi separatori e posto a sua volta in una bella scatola di cartone ocra a due piani, il tutto chiuso da un filo di lana rossa e accompagnato da una pergamena che illustra l'antico metodo di preparazione e gli ingredienti. Uova da allevamenti a terra, tre tipi di carne, riso ecc. Gnam, gnam, gnam.
Riso nei ravioli?
RispondiEliminaEbbene si, è una caratteristica dei ravioli della gran tradizione torinese di questo pastificio: il cavolo e il riso servono a "legare" la farcia.
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