- Firenze, Toscana – Domenica mattina, guida alla mano, compongo il numero 055.2341100... tuuu tuuu tuuu... risponde un uomo evidentemente fiorentino al quale chiedo: "è possibile prenotare un tavolo per domenica prossima, 4 novembre a cena per una persona?". Senza un'esitazione lui risponde: "cohhn piacerhhe". Non occorre un corso di comunicazione per intuire che questo è "il" benvenuto. Quanto a me, già mi vedo in una delle poltroncine di velluto rosso a sgranocchiare sott'oli, insalata di trippa e minestra di cappone.
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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domenica 28 ottobre 2012
L'uovo di Colombo
"Il piacere della tavola è particolare alla specie umana: esso suppone delle cure antecedenti per preparare il pasto, per la scelta del luogo..." Brillat-Savarin
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sabato 27 ottobre 2012
Muffa e fuffa
"...il bisogno di dormire è imperioso quanto la fame e la sete."
Brillat-Savarin
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- Firenze, Toscana – Tra una settimana vado a Firenze per un convegno (che dura 10 giorni, beato lui, io seguo solo due giornate). Dopo l'ultima demenziale esperienza nell'hotel fiorentino tre stelle che mi aveva illusa con le sue fotografie da palazzo del Cinquecento (leggi >>), questa volta punto sul quattro (stelle), tanto è per una sola notte, mi autogiustifico. L'albergo ha un nome machiavellico, affaccia sul Lungarno Vespucci e le camere sembrano uscite dai quadri di Boldini, o più probabilmente dalle poesie di Gozzano. Un sito che prende troppo sul serio il gossip lo presenta come "residenza costruita per l'amante di Vittorio Emanuele II", un altro più realista lo descrive come "palazzo nobiliare edificato per desiderio del re nel 1860 quando Firenze era capitale d’Italia". In entrambi i casi, scommetto che un po' di muffa e di fuffa sono assicurate, ma le accetto volentieri in cambio di una vista sull'Arno. L'hotel non la garantisce, ma io sono un'ottimista. O l'ultima dei Candide.
(nella foto, la camera proposta dall'hotel al momento della prenotazione)
(nella foto, la camera proposta dall'hotel al momento della prenotazione)
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venerdì 26 ottobre 2012
Cuochi arrabbiati 3
"Questa volta ci furono proteste." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Sul sito di un ristorante stellato dove mi piacerebbe andare, alla voce prenotazioni, leggo: "Potranno essere richiesti i dettagli di una carta di credito ad eventuale garanzia (sono accettate tutte le principali carte di credito). Ci riserviamo di addebitare € 50 a persona a titolo compensativo in caso di no-show o di mancata cancellazione telefonica della prenotazione." Prima di prenotare, meglio fare un check-up completo per garantire il "yes-show".
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giovedì 25 ottobre 2012
Cuochi arrabbiati 2
"Questa volta ci furono proteste." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Leggo che un ristoratore, per ovviare all'annoso problema dei clienti che prenotano e poi non si presentano, chiede loro un numero di telefono e poi a quelli che né cancellano né si fanno vivi, fa una telefonata al momento della chiusura del ristorante (intorno alle 2 di notte, dice lui), per sapere se può chiudere la cucina o se deve continure ad aspettarli. Se disdire è un gesto di buona educazione, per spegnere il cellulare ora c'è un motivo in più.
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Cuochi arrabbiati 1
"Questa volta ci furono proteste." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Comunicazione di un ristorante stellato: "Siamo spiacenti comunicare alla Gentile Clientela l'interruzione del servizio prenotazioni on-line del nostro sito (causa l'elevato numero di prenotazioni recentemente andate a vuoto senza preavviso alcuno da parte degli utenti e da noi invece regolarmente e debitamente confermate a più riprese), con effetto immediato..."
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mercoledì 24 ottobre 2012
Convento chic
Girolamo di Benvenuto |
- Cetona, Toscana - Quando arriviamo all'eremo (mica uno qualunque, il primo convento fondato da San Francesco), siamo in ritardo perché abbiamo sottovalutato i tornanti. Non è mancata qualche discussione, io convinta che passando per Siena non ci potessimo perdere un posto così particolare, lui perplesso sull'opportunità di fare tanta strada per una cena. Davanti al portone di ingresso una donna ci aspetta tranquilla per traghettarci attraverso cortili ormai bui. Entriamo in una sala lunga e stretta arredata con molto gusto di cui ricordo soprattutto medievali giochi di luci e ombre sulla pietra ambrata. Il menu degustazione è scritto su un foglio di carta pregiata decorata con un grande fiore acquarellato a mano che stempera gli ultimi mugugni di lui. Per centoventimila lire a testa, cifra ragguardevole nel 1997, ci portano affettato del convento con sottaceti e paté di olive, filetti di orata con pomodoro e cipolla, spuma calda di pecorino e gorgonzola, ravioli di melanzane con pomodoro e basilico, sartù di riso al ragù di piccione, anatra brasata all’aceto balsamico con verdure in agrodolce. Molti prodotti sono coltivati in loco (dalla comunità ospite del convento impegnata nella disintossicazione dalla droga), i sapori dei piatti, dopo tanti anni, li ho ormai dimenticati. Tutti tranne uno, quello dei lombi di coniglio in vinaigrette, al punto che ancora oggi se vedo lombi di coniglio in menu (capita di rado) li ordino, sperando di ritrovare quel piatto ormai mitizzato dal ricordo. Alla fine della cena chiedo del bagno e un giovane uomo mi accompagna nuovamente attraverso corridoi e chiostri e scale, e ben presto perdo l'orientamento. Mentre mi asciugo le mani nella salvietta di lino bianco mi chiedo preoccupata come riuscirò a tornare indietro, esco titubante, ma la persona che mi ha accompagnata è ancora lì ad aspettarmi per riportarmi in sala. Mai stata così felice di vedere un uomo. Quanto a "lui", dimenticata l'iniziale riottosità, si vanta con gli amici della cena al convento per mesi e mesi.
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lunedì 22 ottobre 2012
007 con licenza di mangiare
Chela d'aragosta (Iaccarino) © Brillante-Severina |
Brillat-Savarin
- Roma – Mentre armeggio con la chela d'aragosta, osservo gli uomini di mezza età appena arrivati e seduti al tavolo di fronte al mio nel ristorante di un hotel vicino alla Galleria d'Arte Moderna. Dai loro "discorsi della serva" pronunciati a voce abbastanza alta da essere perfettamente uditi, capisco che si tratta di funzionari d’ambasciata di due stati europei confinanti, con sede in palazzi storici romani di grande fascino. Arrivata al dolce suggerisco al sommelier di condividere con quel tavolo la bottiglia di vino passito del quale sto meditando l’abbinamento per uno sponsor. Loro ringraziano e alziamo i calici, ma nel sentire che sono una giornalista rimangono un po' interdetti. Cercano di ricordare se dalle chiacchiere pronunciate a portata di (mio) timpano durante il lungo pranzo possa essere trapelato qualcosa di imbarazzante. In realtà fino a quel momento gli 007 con licenza di mangiare hanno parlato solo di grandezza degli uffici e piccole manie dei colleghi, nulla su rifugiati eccellenti, sottomarini dispersi, martini cocktails mal shakerati o tartine di caviale andato a male. Quanto ai discorsi successivi, per me restano un mistero, perché vengono pronunciati a voce improvvisamente bassa.
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domenica 21 ottobre 2012
Cartoccio di bell'aspetto
Funghi porcini e salsiccia di Bra al cartoccio, Alba |
Alba, Piemonte – Non ci avrei scommesso, e invece ho scelto il piatto giusto, pfiuuuuu. Dunque, alle 14.00 mi alzo a malincuore dalla panchina del localino affacciato su una piccola piazza con vista su torre medievale dove si sta proprio bene, complice l'aria di festa imminente (sono i giorni della fiera), il bicchiere di Arneis e le tartine al formaggio tartufato, ma urge decidere dove mangiare, cosa provare. Scarto il solito ristorante preferito, troppo facile, e poi chissà che folla (però peccato per quel raviolone con tartufo bianco alla maniera di Marcattilii del San Domenico di Imola... che del resto costa 40 euro) e scelgo l'enoteca in piazza Savona. Indicando un tavolo libero all'aperto, chiedo alla cameriera alta e magra e accigliata se posso pranzare. Lei risponde bruscamente di lasciarle tempo (ahhhh, il raviolone...). Indugio un po' leggendo il menu esposto (taglierini al tartufo bianco 50 euro) e facendo un giro dentro il locale (nessun profumo di tartufo); poi torno fuori e decido di sedermi. Mi portano un menu diverso da quello esposto all'ingresso (che, mi spiegano come si fa con i tonti, è valido solo per il ristorante al piano di sotto) e ci pesco questi funghi porcini nostrani (una grossa cappella divisa in quattro spicchi polposi e morbidi e cubetti di gambo) e salsiccia di Bra al cartoccio insaporiti con foglia di vite, patate, rosmarino e alloro. Al suo arrivo, gli stranieri seduti ai tavoli a fianco spiano il misterioso involto di carta stagnola e quando con gesto fintamente esperto lo squarcio ed escono vapori e profumi, li sento delusi per aver scelto Patanegra, Acciughe Cantabrico e Club Sandwich. Al cartoccio (18 euro, ma ben spesi) aggiungo un piccolo tagliere di formaggi, acqua, un bicchiere di Nebbiolo e mi ritengo soddisfatta. Complimenti alla cucina e grazie per lo sconto di tre euro (dovuto ai complimenti al piatto o a un errore?), ma per la mancia ne riparliamo.
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martedì 16 ottobre 2012
Brunello 55
Arno e Ponte Vecchio, Firenze © Brillante-Severina |
- Firenze, Toscana – So che la chef è molto brava a cucinare il pesce, ma io voglio bere un Brunello di Montalcino e perciò ordino il menu degustazione per carnivori. La carta dei vini l'avevo studiata a casa, leggendola sul sito web del ristorante. Preferisco un Brunello del 2005 da cinquantacinque euro (non è il meno caro, ma è comunque molto lontano dal più costoso) e già mi sento una sperperatrice, quando sento al tavolo accanto, uno dei pochi occupato da italiani (siamo 5 in tutto il locale), il sommelier commentare il vino che il cliente vuole scegliere. Sento soprattutto due parole, Montrachet e cinquecento euro.
(Il ristorante è nel palazzo a destra nella foto)
(Il ristorante è nel palazzo a destra nella foto)
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lunedì 15 ottobre 2012
Tavolo con vista
"...s'imbandirono i pasti... in cospetto di tutte le meraviglie della natura."
Brillat-Savarin
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- Firenze, Toscana – Entro nel ristorante d'albergo non senza tensione. So che molti tavoli hanno la vista sull'Arno, alcuni addirittura su Ponte Vecchio e, se dopo aver prenotato con giorni di anticipo cercheranno di confinarmi ai margini della sala, sono decisa a chiedere un posto migliore (cosa tocca fare...). Accanto alle finestre in effetti non c'è posto, ma ecco che mi portano al tavolo al centro della sala. Non è stato tenuto apposta per me perché è apparecchiato per due persone, ma va bene. Oltre a poter osservare tutti i vicini di tavolo: due uomini italiani che ordinano i migliori piatti di pesce e che sul tavolo hanno... la Guida (colleghi in trasferta come me o gourmet letterati?); coppie di americani molto posati; coppie di americani più giovani che socializzano fra loro; una coppia italiana con la lei molto magra; una grande tavolata di argentini che arriva festante alle 22.25 e la cui allegria è spenta dall'annuncio che la cucina sta per chiudere - una scelta che negli italici alberghi mi stupisce sempre- e quindi l'offerta dei piatti è limitata), i palazzi illuminati e muti al di là del fiume sembrano vicini e misteriosi insieme.
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domenica 14 ottobre 2012
Vibrazioni... fra animelle e gamberi
Bottoncini con animelle e gamberi (elaborazione di un'immagine tratta dal Corriere Nazionale) |
-
Firenze, Toscana – Il personale di sala si muove con tale nervosa rapidità fra i tavoli che nel passarmi accanto produce ogni volta una corrente d'aria che mi fa venire la pelle d'oca sulle braccia lasciate scoperte dal vestito. Calma calma, siamo tutti qui per restare. E degustare filetto di carne chianina cruda con zabaione, chupa chups di fegatini con gelati di cipolla rossa e prugna, bottoncini di pasta con animelle e gamberi del Tirreno, porchetta e rete di maiale, mimosa al frutto della passione. E Brunello di Montalcino. Gli agnolottini con animelle e gamberi sono il piatto che più mi piace (poi lo trovo segnalato anche sulla Guida) seguiti a ruota dalla porchetta, mangiata con tale lentezza che tra il ritiro del piatto vuoto e l'arrivo del dolce (pre-dessert non pervenuto) passano non più di dieci secondi. Forse Abdul Hoque, protagonista della bella storia che dal natio Bangladesh, alla spiaggia di Porto Recanati (dove vendeva accendini e braccialetti e conosceva la chef di questo ristorante) lo vede approdare in cucina, prima come lavapiatti e poi su su fino a cuoco di partita, mi aspettava al varco da un pezzo (in realtà lui è l'artefice dei primi piatti).
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sabato 13 ottobre 2012
La gloria del tartufo nel panino
Ponte Vecchio, Firenze © Brillante-Severina |
- Firenze, Toscana – Trovare conferme dove non si cercavano. Da anni, da quando un amico fiorentino me ne lodò i panini al tartufo, voglio andare da Procacci, una gastronomia storica nell'elegante via Tornabuoni. Ma per una serie di motivi (compresa una certa diffidenza verso i prodotti "al" tartufo) non c'ero mai stata. E stavo per non andarci anche questa volta, dirottata in via dei Georgofili, vicino a Ponte Vecchio, in un localino moderno dalla corposa rassegna stampa, che vende alimentari (gli stessi, scopro entrando, di una nota catena che sta aprendo filiali ovunque), insaccati e panini, da mangiare seduti agli sgabelli o portar via. Me ne faccio preparare uno con salame rosa (che poi si rivela essere prosciutto cotto) e pecorino allo zafferano. Mentre la ragazza giapponese taglia e farcisce e scalda, bevo gazzosa e tento una conversazione con una signora che ha l'aria di essere la moglie del proprietario. Con viso austero e senza smettere di riordinare, mi spiega che lui ormai è sempre a Roma dove ha aperto una nuova sede (all'interno della suddetta catena), "non so se la conosce", e mi dà l'indirizzo del sito web (sbagliato). Il panino lo porto via. Viene avvolto in un pezzo di carta con un corredo di tovagliolini gialli e poi in una borsa di plastica anonima. Si rivelerà solido e saporito, ma per giustificare il prezzo di 8 euro per me ci vuole altro (anche un altro approccio al cliente). Il passaggio nel locale cool mi spinge fra le braccia di Procacci, dove arrivo verso le 16.20. La sala storica dal soffitto alto rivestita di boiserie e marmo in stile liberty ospita quattro tavolini rotondi con sedie vere e clienti stranieri e italiani che hanno poco a che spartire con i foodie. Il profumo di tartufo è nell'aria ma senza invadenza e dietro il banco una ragazza che sorride con spontaneità mi porge con grande gentilezza un paninetto al tartufo (euro 1,80) e uno con paté di foie gras d'oca tartufato (euro 2). Si sta talmente bene che decido di fermarmi a uno dei tavolini. I panini (circa dodici centimetri di pan brioche farcito) sono squisiti e farei volentieri il bis, ma voglio conservarne una voglia (struggente) per la prossima volta. Compro invece dei cantucci che vedo acquistare da un fiorentino chic a euro 7,30 (li avevo notati anche nell'altro posto, ma il contesto e la mancanza del prezzo mi avevano scoraggiata) e l'acquisto mi vale una borsina di carta verde smeraldo scuro con logo. Eleganza e gentilezza fanno ancora una volta la differenza.
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venerdì 12 ottobre 2012
I miei polli
Borgo San Iacopo © Brillante-Severina |
- Firenze, Toscana – Conoscendo ormai bene i miei polli (e pollastre), nel primo pomeriggio faccio un giretto esplorativo in Borgo Santo Spirito in direzione Ponte Vecchio e, arrivata al ristorante dove ho prenotato per cena, entro per una verifica. Il cameriere è non solo molto carino, ma anche gentile e dotato di senso pratico. Mi fa visitare il ristorante, mi mostra la porta che lo collega al bar dove ho anche riservato un tavolo per l'aperitivo e poi controlla la prenotazione. Malgrado avessi specificato ore 20.30, la ragazza che ha preso la telefonata ha scritto 21.30. L'ho già detto che conosco i miei polli e pollastre?
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giovedì 11 ottobre 2012
Ancelle di Bacco, o come fare fiasco col vino
De La Tour, part. |
- Firenze, Toscana – Rinuncio al menu di pesce, anche se so essere la specialità della cuoca, e ordino un Brunello di Montalcino del 1995. Non è tra le bottiglie più costose della carta dei vini, ma cinquantacinque euro rappresentano un serio investimento sulla felicità per me. Sulla scaraffatura dei vini rossi esistono varie scuole di pensiero. Il pensiero (non solo) mio è che soprattutto il vino giovane ne ha bisogno, per ossigenarsi e aprirsi velocemente. Anche il sommelier del ristorante in odor di stella è giovane, ma non mi chiede niente, arriva con la bottiglia, la mostra, la stappa, me ne fa assaggiare il contenuto, riempie il fondo (ma proprio il fondo) di un calice neanche panciuto e se ne va. Non lo rivedo per tutta la sera, né per un dialogo sul vino scelto, né per versarlo, e nessuno dei camerieri si sogna di svolgere il ruolo delle ancelle di Bacco, intenti a sfrecciare fra i tavoli dei clienti stranieri. La tiepida serata autunnale sull'Arno è troppo bella per lasciarsela rovinare. Il Brunello me lo coccolo da sola, riempiendo il calice il giusto, facendolo roteare spesso e godendone ogni sfumatura granata, ogni profumo rubato al bosco, ogni lacrima che inesorabilmente cede alla forza di gravità. Bevo circa metà bottiglia e quando, arrivata ormai al dolce, si presenta uno mai visto e mi riempie ridicolmente il bicchiere, non mi lascio impressionare. Niente mance e se torno ordino un Chianti in fiasco.
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mercoledì 10 ottobre 2012
La casta vitella
Tettina di vitella da latte © B-S |
- Firenze, Toscana – Ed eccomi qui, a parlare amichevolmente con il ristoratore di... tettine. No, non sono impazzita. Sulla Guida ho letto che una delle specialità gastronomiche di questo locale in Borgo Santo Spirito è la tettina di vitella da latte e dato che non solo non l'ho mai assaggiata, ma non l'ho nemmeno mai vista nei menu, sono venuta a provarla. La immagino rosea e gelatinosa come un budino al silicone. Solo dopo essermi seduta al tavolo e aver letto il menu del pranzo mi accorgo che il piatto non c'è; chiedo lumi; la propongono solo la sera. Mi gioco la carta del "oh no! ero venuta apposta per provarla e volevo anche farle la foto" e... funziona! La cameriera chiama il responsabile che in via del tutto eccezionale me la fa cucinare, accompagnata con un bicchiere di Chianti che fa tanto Toscana (come come? l'azienda vinicola che lo produce è di proprietà russa?). Non paghi di tanta gentilezza, mi invitano a tornare a trovarli per provare il menu della sera e mi fanno visitare l'annessa bottega aperta tutto il giorno per merende, aperitivi ecc. dove pare facciano un paté di fegatini... Tornerò, ma per ora torno alla tettina. Codesta prelibatezza rara sa di pollo, con una leggera nota asprigna (e infatti la accompagnano a cipolle agrodolci) e ha la stessa consistenza di una scaloppa di foie gras. Forse per questo qui la presentano come se si trattasse di fegato grasso, con tanto di pan brioche. Il giorno dopo, incrociando il cuoco Giovanni Grasso alla presentazione della Guida, gli chiedo quando si decide di non far diventare mucca la vitella. Mi spiega che quando la vitella non produce abbastanza latte si preferisce usarla per la carne, perché allevarla da adulta sarebbe troppo costoso in proporzione alla sua resa. Forse la mia vitella era solo troppo casta per voler essere munta ogni giorno.
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martedì 9 ottobre 2012
Assaporamento completo
Fotografia © Brillante-Severina |
"...sono persuaso che, senza la partecipazione dell'odorato, non esiste assaporamento completo..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – La stanza dell'hotel è tristanzuola e il sapone in bagno sembra di plastica. Se la bellezza ci salverà, è meglio darle un aiuto andando nella profumeria di Santa Maria Novella a comprare una saponetta. Quando chiedo i prezzi di alcuni prodotti, la commessa mi risponde con aria un po' snob compresa nel prezzo insieme all'iva. Io però non mi offendo e mi concentro sul pensiero che fra qualche ora lei sgranocchierà insalata facendo un pediluvio, mentre io siederò a un tavolo con vista sull'Arno e, olezzante di fiore di iris, mangerò con studiata lentezza bottoncini di pasta di giottesca rotondità ripieni di animelle con gamberi del Tirreno su brodetto profumato che neanche Jean-Baptiste Grenouille. Come direbbe il giovane Simpson, Salutame 'a Süskind.
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lunedì 8 ottobre 2012
Parli con me?
"Debbo ora parlare..." Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Forse è colpa del film (vedere Taxi driver alla vigilia di un viaggio in solitario sarebbe da evitare) o della voce un po' stanca del receptionist, fatto sta che nel momento stesso in cui metto giù il telefono con cui ho appena prenotato un tavolino per l'aperitivo sulla terrazza (mica il dostoevskijano sottosuolo) dell'hotel fiorentino, mi chiedo se sia stata una buona idea. Già mi vedo sulla terrazza deserta mentre improvviso un monologo. Ma parli con me? No, dico, parli con me? Non ci sono che io qui.
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domenica 7 ottobre 2012
Evaporato dal moto
Immagine tratta da Google images |
- Firenze, Toscana – Visto che ho scelto di andare al ristorante sull'Arno con i tacchi ho dovuto prendere il taxi all'andata e tanto più al ritorno. Se avessi scoperto prima le pinne col tacco dell'artista Paul Schietekat ci sarei potuta andare a nuoto.
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sabato 6 ottobre 2012
Belle al bar
Simonetta Vespucci |
- Firenze, Toscana – Come ogni anno, in autunno viene presentata la Guida. Sto per acquistare il biglietto di andata e ritorno per Firenze quando penso "e se andassi il giorno prima e provassi qualche locale per scrivere un pezzo su ristoranti e bar degli hotel?". Se non ci fosse troppa coda, una sindrome agli Uffizi completerebbe il quadro. Economicamente il periodo non è dei più rosei e queste "inchieste" (vabbè, la definizione è esagerata) in anonimato e autofinanziate (già già) erodono i risparmi, ma cedo alla tentazione come un santo qualunque e prenoto una camera. L'albergo non è il Four Seasons, ma è comunque ricavato in un palazzo del Cinquecento (si rivelerà una delusione >>). E poi, se alloggiassi in una suite da 2.400 euro, dove troverei la voglia di uscire? Mentre io ho solo un giorno e mezzo per posare le terga sul maggior numero possibile di sedie di bar e ristoranti. Come andrà? Per ora ho deciso di cenare nel ristorante di un hotel sul Lungarno con cuoca donna di cui ho letto un gran bene. Conosco già il menu a memoria e ho scelto pure il vino (non so se ho dato l'idea delle mie aspettative sulla cena) ma l'esordio non è felicissimo: alle 20.15 di sabato al telefono non risponde nessuno e al secondo tentativo la chiamata viene accolta più con freddezza altoatesina che calore toscano e senza chiedere un recapito telefonico (della serie, se non vieni ce ne facciamo una ragione). L'hotel a stelle multiple che ospita il ristorante ha anche un bar con vista sul fiume. Un cliché hollywoodiano da affrontare all'ora dell'aperitivo, facendosi coraggio al pensiero di trovarsi nella città di Simonetta Vespucci, la "senza paragoni" (vedesi La nascita di Venere e La primavera di Botticelli agli Uffizi), morta giovane spezzando non pochi cuori (altro che macellai di quinto quarto) ...continua
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venerdì 5 ottobre 2012
Camera con (s)vista
La vista "di Firenze" dalla finestra della mia camera in hotel. Unica bellezza: i miei sandali. |
A sinistra una camera tipo dell'hotel e, a destra, la mia stanza |
giovedì 4 ottobre 2012
Cintura antiobesica
© Brillante-Severina |
Brillat-Savarin
- Firenze, Toscana – Non ho neanche finito di mandar giù l'appetizer che già lo sento tirare. È l'elastico della cintura che preme sullo stomaco. Decisamente inadeguato alle degustazioni al ristorante, il vestito nuovo rischia di non uscire più dall'armadio.
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martedì 2 ottobre 2012
Il corretto che scalda
"I liquidi che esponete all'azione del fuoco non possono caricarsi tutti di un'eguale quantità di calore..." Brillat-Savarin
- Alessandria, Piemonte – Piove con inaspettata violenza alle quattro del pomeriggio oltre i portici di piazza Garibaldi e i brividi scuotono i freddolosi usciti senza ombrello e con abiti non rassegnati a dare l'addio al tepore estivo. Ho freddo anch'io, malgrado il soprabito (il mio preferito, taglio anni '60, tessuto stampato zebrato e capo quasi vintage avendolo acquistato nel 2006) e cerco calore nella merenda al banco del bar pasticceria con caffè, chantilly e bignè al cioccolato. Quando ecco arrivare una signora che ordina un caffè corretto. La guardo con sincera ammirazione. Perché non è venuta anche a me questa eccellente idea?
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