Chela d'aragosta (Iaccarino) © Brillante-Severina |
Brillat-Savarin
- Roma – Mentre armeggio con la chela d'aragosta, osservo gli uomini di mezza età appena arrivati e seduti al tavolo di fronte al mio nel ristorante di un hotel vicino alla Galleria d'Arte Moderna. Dai loro "discorsi della serva" pronunciati a voce abbastanza alta da essere perfettamente uditi, capisco che si tratta di funzionari d’ambasciata di due stati europei confinanti, con sede in palazzi storici romani di grande fascino. Arrivata al dolce suggerisco al sommelier di condividere con quel tavolo la bottiglia di vino passito del quale sto meditando l’abbinamento per uno sponsor. Loro ringraziano e alziamo i calici, ma nel sentire che sono una giornalista rimangono un po' interdetti. Cercano di ricordare se dalle chiacchiere pronunciate a portata di (mio) timpano durante il lungo pranzo possa essere trapelato qualcosa di imbarazzante. In realtà fino a quel momento gli 007 con licenza di mangiare hanno parlato solo di grandezza degli uffici e piccole manie dei colleghi, nulla su rifugiati eccellenti, sottomarini dispersi, martini cocktails mal shakerati o tartine di caviale andato a male. Quanto ai discorsi successivi, per me restano un mistero, perché vengono pronunciati a voce improvvisamente bassa.
a me sembra una chela di astice! ma le aragoste hanno le chele???
RispondiEliminaEbbene si, aragoste e astici hanno le chele, eccole qui:
RispondiEliminahttp://www.roma-gourmet.net/sito/?p=16658
La fotografia rappresenta un appetizer del ristorante citato nel testo e consisteva proprio in una chela, per fortuna già sgusciata :) servita su una spennellata di maionese... gnam