Roma: Palazzo Orsini Taverna e tramezzino © Brillante-Severina Nicole Kidman nel ruolo di Isabel Archer in Ritratto di signora di Jane Campion |
Da piazza dell'Orologio a Palazzo Taverna, Roma - Il bello del centro storico è che nella marea di locali insipidi spunta talvolta un'idea interessante, un asparago elegante e solitario nella selva. In una settimana affollata di polpi rosticciati, risotti alla camomilla e aragosta, maritozzi alla crema di foie gras e troppo altro, la mia pausa pranzo nell'aprile tiepido si rifugia a Piazza dell'Orologio (luogo non solo bello ma sul quale si affacciano tre dico tre teatri e una biblioteca). Il negozio di mobili di design di Via Degli Orsini è sparito, sostituito dall'idea di vendere buoni tramezzini preparati alla maniera veneta. Pane senza strutto fatto arrivare dal Veneto e farce da acquolina a forma gobba che danno ai sandwich l'aspetto di suore vincenziane e felliniane. Date le cene di cui sopra, mi limito a uno (sigh), percorro i dieci passi fino a Via Di Monte Giordano e mi fermo davanti a Palazzo Taverna nel cui cortile si erge in tutto il suo muschioso splendore la fontana del Casoni, un tempo ornata da due orse reggistemma intente a sputacchiare uno zampillo d'acqua ciascuna. L'origine del palazzo è antica e ricca di storie. Innanzitutto questa è una collinetta artificiale che deve il nome a Giordano Orsini, senatore romano nonchè nipote di papa, che nel XIV secolo qui si insediò, in un fortilizio già esistente. La fortezza della potente famiglia Orsini, ricordata pure da Dante nell'Inferno, diventò sempre più ramificato palazzo, residenza di ambasciatori e cardinali e di ospiti illustri come Torquato Tasso. La fontana fu commissionata ai primi del 1600 da Paolo Giordano II Orsini che così portò in questa parte di Roma l'Acqua Paola, proveniente da territori di proprietà della famiglia. L'ultimo e indebitato duca di Bracciano vendette mura e zampilli nel 1688 alla nobile famiglia romana Gabrielli la quale a sua volta si estinse a fine 1800, lasciando la scena ai conti Taverna di Milano. Ogni volta che passo davanti al cancello ringrazio Orsini Gabrielli e Taverna in blocco per aver reso così bello questo angolo, e penso all’Imperatrice Eugenia che in uno dei letti dormì e a Gioacchino Belli che agli ospiti offriva non sandwich ma sonetti. Intanto il tramezzino è finito e lascio il posto ad altre persone, neanche a dirlo straniere, forse qui in pellegrinaggio cinefilo, visto che Jane Campion nel palazzo girò alcune scene del film in costume Ritratto di signora. Henry James ed io restiamo a sognare sulle ombre proiettate dai riccioli di ferro del cancello che ricamano elaborate trame appena oltre la sbarra rosso-bianca che vieta l'accesso.
Nessun commento:
Posta un commento