Arte diffusa. C'è un piccolo paese dell'alessandrino che vale una deviazione per gli agnolotti quadrati di una certa gastronomia. Le sue vetrine affacciano su una chiesa in stile gotico che è tutta un fiorire di decori e formelle in cotto (what else?), archi e pinnacoli. Santa Maria e San Siro, si chiama, ed è il valore aggiunto della spesa.
(Due piccioni con una deviazione a) Sale, Piemonte
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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martedì 5 dicembre 2017
Arte diffusa
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lunedì 7 luglio 2014
Cappesante
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Ubicazione:
15033 Casale Monferrato AL, Italia
giovedì 13 febbraio 2014
24 ore gourmet
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Firenze |
Firenze, Toscana - Tre ristoranti visitati e recensiti in 24 ore. Vedo Firenze e poi muoro (felice).
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martedì 2 luglio 2013
Grottesche dall'Isola Bella
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Souvenir dall'Isola Bella © Brillante-Severina |
"Quale influsso avrà nell'aria, sulla terra, sull'acqua, sul formarsi..." Brillat-Savarin
Isola Bella, Lago Maggiore - Ferisce solo me questa corte dei miracoli assiepata intorno a Palazzo Borromeo e alle sue mura che sembrano rivolgersi verso l'alto per sfuggire all'assedio che ristagna a livello dell'acqua? Un grande mercato sconclusionato e monotono insieme, un gregge indistinto nel quale un banchetto segue l'altro proponendo le stesse paccottiglie, lontane dall'artigianato come Marte dalla Terra e talmente tristi da far rimpiangere le cose di pessimo gusto di gozzaniana memoria. E dietro le bancarelle i locali con menu e piatti sfornati a ciclo continuo profumano più di mense lacustri che di ristoranti. L'unica bottega interessante la trovo esplorando un vicolo vicino a una delle uscite a tornello dei giardini; L'esterno è adornato di rami secchi sui quali sono appollaiati piccoli oggetti colorati dall'aria orfana: statuine orientali senza testa, testoline di bambola dal rossetto sbavato posate come perle su valve di conchiglia, palloni da calcio in miniatura trafitti come olive senza nocciolo, bicchieri da martini sbreccati ad arte, lampadine impalate, alambicchi metamorfizzati, gabbiette dalle sbarre rotte, uccellini e unicorni in vetro simil Murano, corni traforati, manine di plastica dai colori fluo, teste bovine innestate su maniglie argentate. Tutti recuperati e grottescamente assemblati a formare una caricatura del caos isolano circostante. Sono le 16.00 passate ma la porta è ancora chiusa. Corro incontro al traghetto.
Isola Bella, Lago Maggiore - Ferisce solo me questa corte dei miracoli assiepata intorno a Palazzo Borromeo e alle sue mura che sembrano rivolgersi verso l'alto per sfuggire all'assedio che ristagna a livello dell'acqua? Un grande mercato sconclusionato e monotono insieme, un gregge indistinto nel quale un banchetto segue l'altro proponendo le stesse paccottiglie, lontane dall'artigianato come Marte dalla Terra e talmente tristi da far rimpiangere le cose di pessimo gusto di gozzaniana memoria. E dietro le bancarelle i locali con menu e piatti sfornati a ciclo continuo profumano più di mense lacustri che di ristoranti. L'unica bottega interessante la trovo esplorando un vicolo vicino a una delle uscite a tornello dei giardini; L'esterno è adornato di rami secchi sui quali sono appollaiati piccoli oggetti colorati dall'aria orfana: statuine orientali senza testa, testoline di bambola dal rossetto sbavato posate come perle su valve di conchiglia, palloni da calcio in miniatura trafitti come olive senza nocciolo, bicchieri da martini sbreccati ad arte, lampadine impalate, alambicchi metamorfizzati, gabbiette dalle sbarre rotte, uccellini e unicorni in vetro simil Murano, corni traforati, manine di plastica dai colori fluo, teste bovine innestate su maniglie argentate. Tutti recuperati e grottescamente assemblati a formare una caricatura del caos isolano circostante. Sono le 16.00 passate ma la porta è ancora chiusa. Corro incontro al traghetto.
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venerdì 19 aprile 2013
Ritratto di signora con tramezzino
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Roma: Palazzo Orsini Taverna e tramezzino © Brillante-Severina Nicole Kidman nel ruolo di Isabel Archer in Ritratto di signora di Jane Campion |
Da piazza dell'Orologio a Palazzo Taverna, Roma - Il bello del centro storico è che nella marea di locali insipidi spunta talvolta un'idea interessante, un asparago elegante e solitario nella selva. In una settimana affollata di polpi rosticciati, risotti alla camomilla e aragosta, maritozzi alla crema di foie gras e troppo altro, la mia pausa pranzo nell'aprile tiepido si rifugia a Piazza dell'Orologio (luogo non solo bello ma sul quale si affacciano tre dico tre teatri e una biblioteca). Il negozio di mobili di design di Via Degli Orsini è sparito, sostituito dall'idea di vendere buoni tramezzini preparati alla maniera veneta. Pane senza strutto fatto arrivare dal Veneto e farce da acquolina a forma gobba che danno ai sandwich l'aspetto di suore vincenziane e felliniane. Date le cene di cui sopra, mi limito a uno (sigh), percorro i dieci passi fino a Via Di Monte Giordano e mi fermo davanti a Palazzo Taverna nel cui cortile si erge in tutto il suo muschioso splendore la fontana del Casoni, un tempo ornata da due orse reggistemma intente a sputacchiare uno zampillo d'acqua ciascuna. L'origine del palazzo è antica e ricca di storie. Innanzitutto questa è una collinetta artificiale che deve il nome a Giordano Orsini, senatore romano nonchè nipote di papa, che nel XIV secolo qui si insediò, in un fortilizio già esistente. La fortezza della potente famiglia Orsini, ricordata pure da Dante nell'Inferno, diventò sempre più ramificato palazzo, residenza di ambasciatori e cardinali e di ospiti illustri come Torquato Tasso. La fontana fu commissionata ai primi del 1600 da Paolo Giordano II Orsini che così portò in questa parte di Roma l'Acqua Paola, proveniente da territori di proprietà della famiglia. L'ultimo e indebitato duca di Bracciano vendette mura e zampilli nel 1688 alla nobile famiglia romana Gabrielli la quale a sua volta si estinse a fine 1800, lasciando la scena ai conti Taverna di Milano. Ogni volta che passo davanti al cancello ringrazio Orsini Gabrielli e Taverna in blocco per aver reso così bello questo angolo, e penso all’Imperatrice Eugenia che in uno dei letti dormì e a Gioacchino Belli che agli ospiti offriva non sandwich ma sonetti. Intanto il tramezzino è finito e lascio il posto ad altre persone, neanche a dirlo straniere, forse qui in pellegrinaggio cinefilo, visto che Jane Campion nel palazzo girò alcune scene del film in costume Ritratto di signora. Henry James ed io restiamo a sognare sulle ombre proiettate dai riccioli di ferro del cancello che ricamano elaborate trame appena oltre la sbarra rosso-bianca che vieta l'accesso.
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