Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

venerdì 25 maggio 2012

Signor Macbeth

"Presi il foglio e scorrendolo mi meravigliai molto: era il conto di un farmacista...” Brillat-Savarin  
- Torino, Piemonte – Entro in una farmacia che si trova di fronte alla Stazione Porta Nuova e non lontano dall'albergo dove ho genialmente prenotato una camera che si è rivelata essere priva di finestra (o meglio, c'è, ha la tenda a baldacchino e tutto, ma è finta), con bagno cieco e ventola rotta (all'anima del tre stelle e degli 85 euro). Mi dirigo verso lo scaffale dei dentifrici quando riconosco l'attore che al teatro Carignano sta interpretando Macbeth, il mio Macbeth! Che faccio, gli parlo? "Buonasera signor B.", oppure "Buonasera signor Macbeth". Già, ma se poi non è tipo di spirito? E la farmacia è luogo consono per un avvio di conversazione? A uno che afferma di non volere annoiare il pubblico magari dà noia se lo colgo mentre sta scegliendo un lassativo o delle pilloline colorate. Entrambi alla cassa, ci guardiamo e abbozzo un sorriso ma i suoi occhi azzurri, grandi in proporzione al resto, mi osservano con lo stesso stupore con cui in Pani e tulipani guardava le calli sconosciute. Meglio lasciar perdere. Pago, esco e mi decido a tornare in albergo per prepararmi all'evento serale al Carignano. Fa molto caldo e pregusto la doccia fresca seguita da un aperitivo. Ma le tre streghe del Macbeth ci mettono lo zampino (di quale bestiola, preferisco non saperlo) e dal rubinetto del già-su-lodato bagno non esce acqua. Chiamo la reception e senza troppa contrizione mi spiegano che, a causa di lavori sulla strada, mancherà l'acqua fino alle 18.00. Alle 18.45 non è ancora tornata e mi tocca aprire il frigobar... in cerca di idriche risorse per una mini toeletta in stile felino.

giovedì 24 maggio 2012

Men at work

"Le persone di spirito più delle altre tengono in onore il buon gusto...” Brillat-Savarin  
- Torino, Piemonte – Ore 14.00. Ho appena lasciato la valigia in albergo (ma è a norma una stanza con finta finestra in un tre stelle???) e sono già nel pastificio di via Lagrange per un pranzetto ristoratore. Per la prima volta nella storia della mia frequentazione del locale, trovo ad attendermi uno spettacolo inedito: non c'è anima viva. Nessuno seduto al tanto ambito tavolo centrale, nessuno appollaiato sui seggiolini davanti alla vetrata o in narcisistica estasi di fronte agli specchi. Mi siedo al tavolo rotondo al centro della sala fingendo di aver prenotato tutti i posti e il motivo del deserto mi è subito chiaro. Fuori stanno rimuovendo l'impalcatura che per mesi ha bendato la facciata del palazzo in restauro e l'operazione provoca una tempesta di sabbia. All'esterno i tavolini sono inagibili e dentro hanno preferito dirottare i clienti al piano di sopra. A me non hanno proposto di salire ma non mi abbatto e mangio il piattone di spaccatelle con melanzane pomodoro e mozzarella godendomi la vista sui bicipiti in tensione degli operai all'opera. E visto che i lavori vanno per le lunghe, ordino anche una seria porzione di crème brulée alla vaniglia. Burp.

lunedì 21 maggio 2012

Piccioni d'artista

"...quell'istinto che ci avverte come la nostra attività non può continuare...” Brillat-Savarin  
- Boves, Piemonte – Approfittando della sala silenziosa e deserta e del lungo menu degustazione, invece del giornale apro un libro, una guida a una località del cuneese. La cuoca la nota e mi dice che se amo l'arte nelle vicinanze c'è un Santuario con affreschi interessanti, addirittura un Giudizio universale uguale a quello michelangiolesco della Cappella Sistina, da raggiungere facilmente a piedi perchè distante non più un chilometro. Alla fine del pranzo mi incammino da brava pellegrina, ma capisco quasi subito che quel chilometro, forse per i troppi convivi degli ultimi giorni, per l'aria frescolina, per la salita, per le ballerine poco adatte, ne vale almeno tre. Faccio dietro front, recupero l'auto e in pochi minuti percorro la salita lasciandomi alle spalle alcune persone, soprattutto anziane, che si stanno arrampicando con pacifica determinazione. La chiesa è piccola ma gli affreschi valgono gli sforzi, podistici o 'a cavalli' che siano. Ispira tenerezza l'ancella vestita di scuro che tiene fra le braccia dei candidi pennuti, forse piccioni da sacrificare in cucina per tenere in forze il pittore salito a piedi.

domenica 20 maggio 2012

Brave ragazze astemie

"...emise un sospiro alla Walter Scott, ossia molto simile a un gemito.” Brillat-Savarin  
- Fossano, Piemonte – Mi sono ripromessa di non bere mai più il vino di un certo produttore friulano (leggere Il gatto e la volpe). E invece la cameriera si avvicina al mio tavolo proprio con una sua bottiglia in mano. Con aria innocente e gentile mi annuncia che lo chef propone quel vino con il primo antipasto del menu degustazione per il quale ho chiesto un abbinamento al calice. E lo versa. Che dire? Storie non ne posso fare perché ne ho già fatte per l'acqua (possibile che in tutto il cuneese si beva un'unica fonte?) e mi farei troppo notare. Berlo non voglio, ma non posso neanche rischiare, lasciandolo stagnare nel bicchiere, di annaffiare tutti gli antipasti con la sola acqua. Mi guardo intorno cercando invano una pianta o un vaso di fiori dove versare di nascosto il vino (solo nei film c'è sempre un vegetale assetato o comunque pronto a sacrificarsi) e lui continua a fronteggiarmi ottuso e placido nella sua culla di vetro. Tra un sospiro e l'altro, appetizer e Battuta di vitellina con salsa al tuorlo d'uovo sono divorati, il piatto vuoto è partito, il bicchiere è sempre pieno e morire se la cameriera sospetta che il motivo per cui non bevo non è che sono una brava ragazza astemia. Arriva la Gallinella con guazzetto di provola affumicata, la assaggio, è buonissima. Sarà pure parente di Tritone, ma non voglio affogarla nell'acqua. Cerco lo sguardo della direttrice di sala e quando si avvicina le chiedo se si può passare ad altro vino. A "passare" è in realtà un altro messaggio, e cioè che voglio cambiare vino con ogni piatto e alla fine del pranzo ho davanti una corona di sei bicchieri vuoti e uno pieno. E va benissimo così.

sabato 19 maggio 2012

Moltiplicazione dei pani e dei singles

"...si meravigliava che il caso avesse accumulato su quella serata tante disposizioni così anticonviviali...” Brillat-Savarin  
- Piemonte – Cambio la prenotazione del tavolo al ristorante nell'hotel quattro stelle, non più a cena ma a pranzo. La persona che aveva raccolto la prima prenotazione aveva scritto "tavolo per due" invece che per uno. I ristoranti proprio non si rassegnano ai singles.

venerdì 18 maggio 2012

Il silenzio delle violette

"I vegetali, che sono all'infimo grado della scala dei viventi, si nutrono per mezzo delle radici...” Brillat-Savarin  
- Cuneo, Piemonte – La fantasia mi porta a fantasticare sui locali nei quali non sono ancora stata e a rimanere disorientata quando, visitandoli, li trovo molto diversi da come li avevo immaginati. Avevo pensato a questo ex essiccatoio di castagne come a un grande spazio arioso e rustico, dominato da un grande camino con ceneri sopite, tavoli in legno chiaro ingentiliti da tovaglie in cotone dai toni cremosi e vasetti di vetro trasparente ad accogliere violette e piccoli fiori campestri, alcuni strappati con le radicine, a richiamare le erbe spontanee, le spezie e i fiori che caratterizzano la cucina. Invece scendo in uno scantinato basso (è la terza volta in due giorni che mangio in un ristorante ricavato dalla cantina) dai soffitti a volta, diviso in vari ambienti che ci guadagnerebbero a essere liberati da ogni fronzolo e pareti affrescate di bianco e inquietante rosso. I tavoli sono si in legno ma scuro e coperti da tovaglie di leggero tessuto increspato rosso vampiro che, insieme ai tovaglioli, sembrano ricavate da un copriletto. Malgrado la grande vetrata affacciata su un giardino selvaggio e segreto, la sensazione è un po' claustrofobica e se non fosse per la cuoca dall'aria gentile e sorridente e per la sua bimbetta che indecisa fra timidezza e sfida viene ogni tanto a sbirciarmi, proverei una vaga sensazione di timore a trovarmi tutta sola qui sotto. Unica previsione confermata le violette: non sono nei vasi ma sul tavolo arrivano lo stesso, in forma di sorbetto dolce (è ufficiale, le viole hanno sapore di asparago).

giovedì 17 maggio 2012

Cucina a vista

Fotografia © Brillante-Severina
"Io non bevo mai liquori forti: è una cosa superflua che offro sempre ai miei invitati, ma di cui non faccio mai uso personale.” Brillat-Savarin  
- Saluzzo, Piemonte – << Prologo Scendere verso la via principale di Saluzzo era stato più facile di quanto sia ora risalire verso San Giovanni. Ho il fiatone e il cuore che batte a mille quando finalmente entro nella reception dell'hotel e annuncio: "Riservatemi un tavolo al ristorante". Se ho davvero smaltito l'impegnativo pranzo non lo so, e magari l'aperitivo non ha aiutato, di sicuro non ho voglia di trascorrere la serata nella stanza-cella monacale. Per la cena avevo comprato un vestito in voile, ma quasi niente va sempre come previsto. Il ristorante del resort è nella cantine dove i monaci conservavano le provviste ed è meglio un abito più pesante. Alle scarpe frivole però non rinuncio. Alle 20.50 scendo e chiedo dove si trova il ristorante. Mi indicano l'ascensore, "oppure può scendere le scale", aggiunge la receptionist, che non porta tacchi. Quando entro il cuoco sta parlando con due clienti che hanno finito la cena (sono appena le 21.00!) e il cameriere si occupa un po' rudemente di due coppie di straneri che invece vorrebbero essere coccolati. Io ordino un bicchiere di Nebbiolo, un'insalatina di coniglio ed erbe e poi goduriosi gnocchi di formaggio al Castelmagno. Non riesco a ingurgitare altro. Quando il cuoco passa per un giro fra i tavoli mi chiede se ho scelto il dolce. No, ma sto scegliendo una grappa. "Complimenti!" risponde stupito come se gli avessi detto che ricomincio con gli antipasti. Mi prende in giro? Boh... Mentre centellino i miei sette euro di grappa invecchiata facendola durare il giusto (la sala, pur essendo bella, ha un'aria fredda che non invita a indugiare), noto che il cuoco mi guarda dalla vetrata della cucina. Crediamo che la cucina a vista sia fatta per osservare chi ci sta dentro e invece sono loro a godersi lo spettacolo e noi siamo lo spassoso zoo ...continua

mercoledì 16 maggio 2012

Sensi piacevolmente occupati

Fotografia © Brillante-Severina
"Il torrente dei secoli, scorrendo sul genere umano, ha prodotto sempre nuovi perfezionamenti, la causa dei quali... appare nelle esigenze dei nostri sensi che sempre, ora l'uno, ora l'altro, chiedono di essere piacevolmente occupati.” Brillat-Savarin  
- Fossano e Saluzzo, Piemonte – << Prologo. Dormo poco, forse per l'agitazione da avrò-fatto-bene-a-cambiare-programma-all-ultimo-momento? e arrivo a Fossano poco dopo le undici. Fermento, persone con le borse della spesa: è giorno di mercato. Lo sfioro, abbordando la via che attraversa la cittadina per poi virare sotto i bassi portici ombrosi. Tante pasticcerie e dai nomi sabaudi. Entro in quella che mi sembra la meno moderna e trovo una saletta con stucchi e vetrate d'altri tempi. Dopo la colazione, per souvenir compro dei biscotti da tè a forma di bastoncino. Una signora mi dice che a mezzogiorno la Cattedrale chiude e mi affretto a entrarci. Arrivata alla fine della via maestra è già ora di pranzo. Troppo tardi scoprirò che sarebbero bastati ancora pochi minuti di cammino per arrivare allo spigoloso castello trecentesco. Piacevole pranzo nelle segrete del fascinoso palazzo nobiliare restaurato, con avventori quasi tutti civili (leggere "I selvaggi"). Mi propongono una colazione-di-lavoro ma chiedo la degustazione da sei portate (e altrettanti vini). Il cuoco mi porta personalmente il dolce. Conosce un mio progetto romano. La visita all'albergo oggi no, mi dispiacerebbe scoprire che è più bello di quello saluzzese dove mi sono auto-dirottata. Riparto, in mezz'ora raggiungo Saluzzo e conquisto (nel vero senso della parola) il resort ricavato nel convento medievale accanto alla chiesa di San Giovanni. La mia camera è la cella IV, ha una doppia porta in legno che chissà quanti monaci nei secoli hanno aperto e chiuso, colori e arredi eleganti ma giustamente poco mondani, un forcone di due metri poggiato al muro che dopo vari lambiccamenti scopro essere una lampada, e una bella vista su un altro ex convento di monache e sul lontano loggiato affrescato con le Fatiche di Ercole che, ancora non lo so, ma è Casa Cavassa, l'antico palazzo che avrei visitato il mattino dopo. Tiro fuori dalla valigia il vestito verde per la sera e sono già fuori, ad arrampicarmi sulle salite sassose e poi rotolare per le discese con soste davanti ai portoni, al castello, alla lapide dedicata a Silvio Pellico. Finale nella via dello struscio con riposo-aperitivo all'aperto, di fronte al Duomo. Alle otto mi costringo ad abbandonare la postazione e risalgo. Era stato più facile scendere ...continua

martedì 15 maggio 2012

Il piacere di cambiare idea

"Arrivammo [al Monastero] all'alba e fummo ricevuti dal padre celleraio... lo seguimmo immaginando, con ragione, che ci conducesse verso il refettorio.” Brillat-Savarin  
- Piemonte – Devo recensire due ristoranti nei dintorni di Cuneo, a Fossano e a Boves. Sono lontani da casa, tanto vale dormire fuori. Il ristorante di Fossano si trova all'interno di un bel palazzo storico che è anche hotel. Prenoto un tavolo per la sera e, rotto il salvadanaio, sto per aggiudicarmi una stanza dell'annesso albergo quando leggo un articolo che vanta le bellezze di Saluzzo. Esploro, spulcio, ammiro in foto un bellissimo centro storico che lo stradario indica non troppo lontano dalle mie mete (comunque a quasi 40 km da Fossano). Con totale inversione di rotta abbandono l'idea di dormire a Fossano a prenoto invece a Saluzzo, in un resort ricavato da un convento del 1400. Si fa colazione nel chiostro (foto), si dorme nelle ex celle dei frati e alcune stanze sono affrescate. Con la fortuna che mi contraddistingue, solo dopo aver prenotato scopro che per una somma di motivi (lavori in corso, strade temporaneamente chiuse, collocazione in zona a traffico limitato) se la sera si vuole uscire (per esempio per andare nel ristorante di Fossano che è il motivo del viaggio?) al ritorno, per rientrare in zona albergo, bisogna munirsi di aggeggio elettronico apri-dissuasori. Io che ho la fobia di serrature, telecomandi ecc. come minimo resterò bloccata dalla parte sbagliata delle colonnine e mi toccherà dormire in macchina sognando la cella fratesca! Nuovo cambio di programma, a Fossano vado a pranzo invece che a cena (addio vestitino nuovo in voile) e se la sera mi avanza un po' di appetito... esploro il refettorio del convento ...continua

lunedì 14 maggio 2012

Bramosia etilica

"Tutti gli uomini... sono stati così fortemente tormentati dalla bramosia delle bevande forti, che sono riusciti a procurarsene per quanto limitate fossero le loro cognizioni.” Brillat-Savarin  
- Fossano, Piemonte – Ai tavoli del ristorante si stanno svolgendo quasi solo parche colazioni di lavoro, annaffiate da acqua e calici, opportunamente solitari, di Dolcetto. Fanno eccezione due uomini, per nulla rassegnati alla condizione di lavoratori in pausa pranzo. La proposta della cameriera di un calice di rosso per accompagnare il pasto viene gentilmente ma risolutamente rifiutata a favore di una bottiglia ("per una volta che abbiamo il pranzo pagato" sembrano esprimere le espressioni discole dei loro volti). Già, ma quale? Uno dei due, sacrificandosi, si fa carico dell'aspetto intellettuale della faccenda: la lettura della carta. Sobrio ma disorientato, chiede alla ragazza se un Barbaresco si possa adattare ai piatti scelti. Quasi se lo aspettasse, o più probabilmente solo per salvare la faccia, annuisce subito remissivo mentre lei, invece di assecondarlo, risponde materna che trattasi di vino impegnativo e consiglia un più leggero, ed economico, Dolcetto o Barbera. Aggiudicato. E licenziata.

domenica 13 maggio 2012

Selvaggi

"È noto che gli uomini ancor vicini allo stato di natura ogni faccenda importante la trattano a tavola: i selvaggi decidono la guerra o fanno la pace in mezzo ai banchetti...” Brillat-Savarin  
- Fossano, Piemonte – I due uomini affrontano il pranzo di lavoro come una vacanza a gardaland. Mangiano con lo stupore di chi ha appena scoperto che i tonni non nascono nelle scatolette e bevono come se a casa la le chiavi della cantina fossero custodite da mogli astemie. Per l'aspetto, uno rotondetto e l'altro dinoccolato, potrebbero ispirare un nuovo capitolo del Triste, solitario y final di Osvaldo Soriano, se non fosse che non si sentono perdenti, anzi, e sono comunque lontani dalla malinconica empatia ispirata da Stan Laurel e Oliver Hardy. Arrivati a fine pranzo, estraggono i portatili dalle fondine-valigette e parlano di lavoro a voce alta come se fossero soli e infarcendo i discorsi con espressioni scurrili neanche originali. Che fortuna averli come vicini di tavolo... Porto pazienza mentre addento la mezza dozzina di ravioli di gamberi e zucchine al nero di seppia con bisque di crostacei, stringo i denti pucciando i paffuti gamberi rossi d’Imperia nella vellutata di ceci e soffici meringhe di ricotta di capra, mastico amaro con la cappasanta arrostita incoronata di vongole, spero invano che i due si decidano a togliere le tende mentre mi concentro sui formaggi di capra, punto infine sull'effetto calmante del sorbetto, ma l'idea di guastarmi anche il dolce... no, no e no. Fermo la cameriera, le chiedo se c'è un altro posto dove concludere il pranzo e mi autoesilio nello spazio all'aperto (non fa tanto caldo, la congestione è quasi assicurata) per godermi il meritato finale di crostatina di cioccolato fondente con gelato al ruhm e bicchiere (ricolmato dalla cameriera, brava) di un vino siculo di aroma albicoccoso. Dopo il primo crunch, sento le voci dei due salire dalle scale. Se si trasferiscono qui anche loro mi faccio impacchettare il dolce e vado a mangiarlo su una panchina! Pericolo sventato; i pavoni, spennati dall'assenza di pubblico, hanno terminato la recita e se ne vanno.

sabato 12 maggio 2012

Il fascino indiscreto dell'anonimato

"...entrò nelle cucine e ne tornò tutto affannato: il suo viso annunciava la fine del mondo...” Brillat-Savarin  
- Piemonte – Un menu degustazione ordinato a pranzo in un giorno festivo deve essere raro, anche se la cittadina che ospita il ristorante offre monumenti d'arte. La cucina non è a vista, ma dalla porta scorrevole intravedo i cucinieri all'opera e dopo aver ordinato i sei piatti sento distintamente, prima che la porta si richiuda, una voce maschile annunciare: "ragazzi, abbiamo una giorn....". A quanto pare "menu degustazione" non è sinonimo, ma anzi contrario, di anonimato.

venerdì 11 maggio 2012

Primo volo del pastore sul cratere

“Certo durante il pasto nacquero e si perfezionarono le lingue..." Brillat-Savarin
- Monferrato, Piemonte - A cena con un amico piemontese in un ristorante che nell'insegna vanta anche piscina e conforti assortiti. Sala e apparecchiatura sono molto eleganti e il nostro tavolo gode di una vista rara su panorami bucolici: le morbide colline del Monferrato alessandrino, i campi punteggiati di animali al pascolo, un laghetto circondato da alberi, i profili rosseggianti dei paesini che si accendono di luci sempre più intense al calar della sera. Un'estasi che contagia la cucina e le dà un po' alla testa. Sul menu si leggono infatti titoli lirici: Il primo volo (faraona), Sull'orlo del cratere (sella di agnello affumicato), Racconto di un pastore sardo in transumanza (porchetta), I primi soffi caldi del sole (sformato con "lacrime" di Moscato). Voli pindarici prontamente abbattuti dal cameriere, un ragazzone sorridente che alla domanda "come si chiama il paese sulla collina di fronte?" è già in difficoltà e che per tutta la sera ci omaggia di una non comune baritonale eloquenza: Mangiate qualcosina? Avete trovato qualcosina sul menu? Beviamo qualcosina? Volete cercare qualcosina sulla carta dei vini? Qualcosina per dessert? Una volta tanto essere gli unici avventori è una fortuna perché sentire replicare codesta qualcosina anche agli altri tavoli sarebbe un'istigazione al teletrasporto in sala del professor Beccaria. Linguistica fustigazione (lingua in umido).

mercoledì 9 maggio 2012

La solitudine del cuoco

Cappon magro © Brillante-Severina
"Si chiama esaurimento uno stato di debolezza, languore e depressione derivato da circostanze precedenti, che rende difficile l'esercizio delle funzioni vitali." Brillat-Savarin
- Boccadasse, Liguria - Entrata nel ristorante noto subito la cucina a vista. C'è un solo cuoco, impegnato ad addomesticare in rosea tartara un pesce enorme che mi fissa con occhio spalancato di stupore. Non dò peso alla solitudine del ragazzo, pensando che il resto della brigata sia altrove. Poi ripasso per andare a lavarmi le mani prima del pranzo e di nuovo dopo due ore e lo trovo ancora solo soletto a sminuzzare, sfilettare, raschiare, spadellare, versare, comporre, pulire. Fuori, sulla terrazza, rilassati in poltrona con vista sulle case colorate della baia e sul mare aperto, ci si lamenta della lentezza del servizio senza immaginare che dentro un poveraccio lavora come in trincea. Contribuisco anch'io a rendergli difficile la vita ordinando come antipasto il non veloce da assemblare Cappon magro, ma che ne sapevo? In seguito un collega della Guida mi rivela che il cuoco blasonato che aveva accompagnato l'apertura del locale due anni prima aveva recentemene dato forfait. Forse per questo in cucina era rimasta una sola persona? O anche il predecessore era costretto a cavarsela da solo? Mi confermo nell'idea che c'è più via vai nelle cucine dei ristoranti che negli autogrill.

martedì 8 maggio 2012

Il momento giusto o opportuno

Fotografia © Brillante-Severina

“...l'uomo sociale, circondato da tutti i conforti... di una raffinata civiltà..." Brillat-Savarin
- Genova, Liguria - Pranzo al mare con la mamma. Dopo aver seguito per settimane le previsioni del tempo, studiato le migrazioni degli uccelli e il movimento degli astri, consultato gli oracoli e offerto sacrifici vegetali a Kairos, dio del momento giusto o opportuno, e aver quindi individuato la giornata perfetta per pranzare sulla terrazza all'aperto di un certo ristorante di Boccadasse... arrivate nella Superba veniamo accolte da un cielo coperto di nuvole e da un vento non furioso, ma dispettoso si. Senza rinunciare ai gastro propositi, scegliamo un lato riparato della terrazza con vista su mare-onde-gabbiani-petroliere-al-largo-casette-colorate-campanile, e immoliamo al Sole una fresca bottiglia di Vermentino, cappon magro, tagliolini al nero di seppia con gamberi e purea di zucchine trombetta, trofie al pesto, orata, rombo, bavarese al frutto della passione. Dopo, passeggiata nei giardini di Palazzo Reale, a fare il solletico ai mosaici.

lunedì 7 maggio 2012

Acerbo, eppure da gustare

“...il buongusto versa ai letterati a piene mani i più dolci favori." Brillat-Savarin
- Torino, Piemonte - Mentre il cielo sopra Torino minaccia tempesta, entro nella sala, non di un ristorante, ma del teatro Gobetti. Sono venuta a piedi, passando per la confetteria di piazza San Carlo dove ho raccolto bonbons alla frutta come margherite. Guscio caramellato da frantumare piano per arrivare senza far rumore al cuore gommoso di marmellata, mentre sul palcoscenico Valter Malosti, luciferino e misurato malgrado la camicia fucsia, inizia a recitare la seduzione di Venere al ritroso Adone. Le caramelle sono altrettanto seducenti e la mano continua a cercarle nel buio, senza che orecchi e occhi si distraggano dalla scena, in una fusione totale con lo spettacolo. Gusto limone "ti mostra acerbo, eppure da gustare", gusto cannella "lui rosso di vergogna, e dentro un ghiaccio", gusto uva "povero uccel, ch'uva dipinta inganna, e ingozza l'occhio, mentre affama il ventre", gusto liquirizia "t'aliterò fiato celeste", gusto latte e fragola e la camicia di Adone vola via per mostrare il petto candido e liscio, gusto cocco "un bianco più che bianco al lino insegna", gusto ciliegia "la porta di rubino ancora s'apre", gusto arancia "tocca col tuo bel labbro il labbro mio", gusto mela "sarò il tuo parco... bruca ove vuoi",  gusto pera "che banchetto mai saresti al gusto". Improvvisamente Malosti attira a sé il giovane Adone, gli fa voltare la schiena al pubblico e senza preavviso gli tira giù i pantaloni. Collo, schiena, natiche, cosce fanno una breve quanto abbagliante apparizione prima che il buio ne copra il pallore con pudore. "Gustato il cibo, bellezza posseduta, profumi l'erba, l'albero dia frutti".