Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

mercoledì 9 maggio 2012

La solitudine del cuoco

Cappon magro © Brillante-Severina
"Si chiama esaurimento uno stato di debolezza, languore e depressione derivato da circostanze precedenti, che rende difficile l'esercizio delle funzioni vitali." Brillat-Savarin
- Boccadasse, Liguria - Entrata nel ristorante noto subito la cucina a vista. C'è un solo cuoco, impegnato ad addomesticare in rosea tartara un pesce enorme che mi fissa con occhio spalancato di stupore. Non dò peso alla solitudine del ragazzo, pensando che il resto della brigata sia altrove. Poi ripasso per andare a lavarmi le mani prima del pranzo e di nuovo dopo due ore e lo trovo ancora solo soletto a sminuzzare, sfilettare, raschiare, spadellare, versare, comporre, pulire. Fuori, sulla terrazza, rilassati in poltrona con vista sulle case colorate della baia e sul mare aperto, ci si lamenta della lentezza del servizio senza immaginare che dentro un poveraccio lavora come in trincea. Contribuisco anch'io a rendergli difficile la vita ordinando come antipasto il non veloce da assemblare Cappon magro, ma che ne sapevo? In seguito un collega della Guida mi rivela che il cuoco blasonato che aveva accompagnato l'apertura del locale due anni prima aveva recentemene dato forfait. Forse per questo in cucina era rimasta una sola persona? O anche il predecessore era costretto a cavarsela da solo? Mi confermo nell'idea che c'è più via vai nelle cucine dei ristoranti che negli autogrill.

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