- Roma - Sabato a pranzo in un locale in voga vicino a via del Corso. Ordino un piatto già provato e che mi è piaciuto: polpo con patate e aceto balsamico. Con la stessa eleganza con cui porgerebbe spaghetti sormontati da caviale e ostriche, il cameriere mi porta un piatto colmo di patate con non più di tre ventosate rondelle di polpo. Ci sarà carestia di polpi, penso, e non farei commenti se il cameriere, sempre lui, nel ritirare il piatto vuoto non mi chiedesse se ho gradito. Allora mi provochi, penso, ma rispondo di si, aggiungendo solo che il polpo era “latitante”. Con un sorriso un po’ ebete lui va a portare la lieta novella in cucina. Non essendo lontana sento la conversazione: il cameriere non ha capito la battuta e chiede lumi al cuoco, il quale, essendo illuminato, gli spiega che c’era poco polpo. Mi omaggiano di un dolce riparatore. Gesto gentile e, confesso, inaspettato.
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
mercoledì 16 febbraio 2011
Il polpo latitante
"I sensi sono gli organi per mezzo dei quali l'uomo si mette in rapporto con gli oggetti esterni." Brillat-Savarin
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