- Mondovì, Piemonte – Nella gastronomia più grande e fornita che trovo nel centro storico, brandisco un vasetto da 300 grammi di funghi porcini sott'olio (euro 25) e, informazione non riportata sull'etichetta, chiedo alla signora ingrembiulata dietro il banco se trattasi di funghi del cuneese. "Eccerto signora, li mettiamo noi nei vasetti!" Non è la risposta alla mia domanda e fa nascere pensieri. Funghi raccolti non si sa dove (se provenissero dal Piemonte o dall'Italia ci si vanterebbe di scriverlo, credo), immersi in un olio che non è né d'oliva né italiano né europeo (indicazioni non riportate in etichetta) dentro amolette in vetro esposte in vetrina in tutte le stagioni (comprese quelle assolate) sono desiderabili? La risposta della ragione si impone a casa, ma quella del sentimento, in negozio, me li lascia comprare.
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
sabato 16 giugno 2012
Funghi e buoi dei paesi tuoi
"...questo pensiero, espresso così, mi ha trascinato lontano, molto lontano.” Brillat-Savarin
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PS
RispondiEliminaE mal me ne incolse, visto che all'assaggio di sono rivelati duretti e salati.