Fotografia © Brillante-Severina |
- Torino, Piemonte – Se l'aperitivo è un rito, farlo durare il giusto è un'arte. Con i piedi brucianti e la temperatura che inizia a farsi seria, mi siedo a uno dei tavoli di Stratta sotto i portici di piazza S. Carlo prima di avviarmi in stazione. Centellino il mio bicchiere di vino e spilluzzico le tartine con studiata lentezza. Sto iniziando ad assaporare la pausa quando una mezza dozzina di pennuti di specie purtroppo non migratrice del genere columbide plana improvvisamente sul tavolo e si avventa sul piatto delle (mie!) tartine, facendone scempio con gran turbinio di aperture alari, occhietti strabuzzati e avidi becchi spalancati e richiusi come tagliole. Scatto in piedi e resto a guardare lo spettacolo come una sopravvissuta Hitchcockiana, col bicchiere di vino istintivamente salvato in una mano e una tartina mezza mozzicata in un'altra. E mentre il cameriere accorre armato di spruzzino e garruli "sciò sciò", penso che forse il piccione delle piazze rappresenta la coscienza del bevitore, nel qual caso meriterebbe la fine del corvo del film pasoliniano.
Fotografia © Brillante-Severina
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