- Usa verso Italia – Una volta tanto l'America non è un passo avanti a noi. Nel resoconto sulle cene da sola in alcuni raffinati ristoranti newyorchesi, l'autrice di Alone in the Kitchen with an Eggplant scrive che i locali nei quali è stata trattata meglio l'hanno accolta come
un'eroina. Esprime anche soddisfazione per la solidarietà manifestata dalle cameriere che si sarebbero complimentate per tanto coraggio. Come sia stata accolta negli altri preferisco non saperlo perché, se una donna che mangia sola compie un gesto sovversivo, gli Stati Uniti non sono messi molto meglio di noi. Ammesso e non concesso che le confessioni della mangiatrice di melanzane (le Eggplant del titolo) siano veritiere e non conseguenza di sogni prodotti da cattiva digestione (del conto magari, o della melanzana stessa, nome un tempo interpretato come mela non sana, non essendo commestibile cruda). Comunque, se volete mandare in brodo di giuggiole le cameriere dei ristoranti ora sapete cosa fare. E se non fa effetto... una generosa mancia funziona sempre.
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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martedì 31 luglio 2012
Confessioni di una mangiatrice di melanzane
"L'esperienza, fondandosi su milioni di osservazioni, ha insegnato che la dieta determina i sogni.” Brillat-Savarin
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lunedì 30 luglio 2012
Lo strabismo di Venere
"...ogni colpo di dente ha un accento particolare e se poi lambiscono con la lingua le umide labbra, allora l'autore delle vivande che si stanno mangiando ne acquista una gloria immortale.” Brillat-Savarin
- Monferrato, Piemonte – Sulla veranda del ristorante gli unici tavoli occupati sono il mio e quello di una coppia di Monza in gita domenicale. La cuoca porta i piatti di persona e quando mi congratulo per gli agnolotti davvero buoni e le chiedo gli ingredienti della farcia, lei risponde rivolgendosi al tavolo dei monzesi, i quali, già alle prese coi secondi, rimangono con le posate a mezz'aria. Lo stesso accade quando chiedo lumi sulla pietanza successiva, risponde a me guardando loro. Forse è strabica.
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domenica 29 luglio 2012
La memoria del cuoco
"Beauvilliers aveva una memoria prodigiosa: riconosceva e accoglieva, dopo vent'anni, persone che avevano mangiato da lui una volta o due soltanto." Brillat-Savarin
È sabato sera e sono l’unico avventore del ristorante. Parcheggio sotto le mura di un castello medievale con un torrione scrostato avvolto nella nebbia dal quale non mi meraviglierei di veder apparire un fantasma. Pazienza se per strada non incrocio neanche una delle cinquecento anime che abitano il paese, ma varcare la soglia del locale e trovarlo deserto è strano. Il cuoco, che è anche gestore dell'annessa bottega di macelleria, è di quelli che servono personalmente in sala e dopo aver disegnato l'albero genealogico del bovino da cui proviene la carne e minuziosamente descritto come è preparato il piatto, vogliono sapere se ti è piaciuto, cosa ne pensi, cosa cambieresti e insomma non ti lasciano in pace un momento. Con sollievo arrivo al dolce e chiedo il conto (troppi zeri per una cucina casalinga). Prima di uscire il cuoco mi dice che la prossima volta mi farà assaggiare altri manicaretti. Ricorda tutti i clienti, mi rivela, e scrive su un quaderno i piatti che hanno mangiato con i rispettivi commenti! Ricapitolando, paesino deserto avvolto nella nebbia, ristorante vuoto, castello sinistro ululà, cuoco-macellaio paranoico uluqua... mi apre la porta e mi lascia scappare per favore?
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giovedì 26 luglio 2012
Non desiderare il pasticcino d'altri
"Le donne [buongustaie] sono grassocce, più graziose che belle, e tendono un po' all'obesità.” Brillat-Savarin
- Savona, Liguria – Al termine dell'ittico pranzo arriva l'alzatina d'argento con la piccola pasticceria. Mentre studio le golosità mignon con la stessa attenzione con la quale si valuterebbero le pedine su una scacchiera, una corpulenta signora -suppongo madre del cuoco- che aveva pranzato insieme alla famiglia a un tavolo vicino si alza e, nel passarmi accanto, lancia uno sguardo avido ai (miei) pasticcini. Senza pensarci due volte allunga la mano, ne agguanta uno, lo porta alla bocca e se lo gusta passando oltre. Forse un episodio simile è già accaduto visto che il ristorante ha appena perso la stella e d'accordo che la senilità ci attende tutti al varco, ma voglio lo sconto.
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mercoledì 25 luglio 2012
Uccellacci e uccellini sul mio aperitivo
Fotografia © Brillante-Severina |
- Torino, Piemonte – Se l'aperitivo è un rito, farlo durare il giusto è un'arte. Con i piedi brucianti e la temperatura che inizia a farsi seria, mi siedo a uno dei tavoli di Stratta sotto i portici di piazza S. Carlo prima di avviarmi in stazione. Centellino il mio bicchiere di vino e spilluzzico le tartine con studiata lentezza. Sto iniziando ad assaporare la pausa quando una mezza dozzina di pennuti di specie purtroppo non migratrice del genere columbide plana improvvisamente sul tavolo e si avventa sul piatto delle (mie!) tartine, facendone scempio con gran turbinio di aperture alari, occhietti strabuzzati e avidi becchi spalancati e richiusi come tagliole. Scatto in piedi e resto a guardare lo spettacolo come una sopravvissuta Hitchcockiana, col bicchiere di vino istintivamente salvato in una mano e una tartina mezza mozzicata in un'altra. E mentre il cameriere accorre armato di spruzzino e garruli "sciò sciò", penso che forse il piccione delle piazze rappresenta la coscienza del bevitore, nel qual caso meriterebbe la fine del corvo del film pasoliniano.
Fotografia © Brillante-Severina
Fotografia © Brillante-Severina
domenica 15 luglio 2012
La varietà e l'angolo
"...la sala di una trattoria, esaminata con qualche minuziosità, offre allo sguardo scrutatore del filosofo un quadro degno del suo interesse per la varietà delle situazioni che riunisce.” Brillat-Savarin
- Torino, Piemonte – Leggo su un quotidiano un articolo che elenca i locali di Torino dove le donne, sole o in gruppo, possono banchettare sentendosi a proprio agio. Prendo nota, ritaglio... poi ci ripenso e cestino. Non ci sono già sufficienti spinte sociali affinché le donne restino confinate nel loro angolo? Perché crearci da sole dei ghetti? La cosa da fare per conquistare spazi (non solo gourmet) non è frequentare un numero ristretto di locali rassicuranti nei quali sentirci protette, ma affrontare la sfida, con tutto il disagio che a volte (ma non sempre) può comportare, di scegliere un qualunque ristorante, familiare o elegante, esigendo il tavolo e il cibo migliori. E quel tavolo potrà diventare il mondo.
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mercoledì 11 luglio 2012
Mordacità
"Quelle che sono più propriamente ghiotte hanno i tratti più fini, l'aspetto più delicato e si distinguono per una mordacità tutta loro particolare.” Brillat-Savarin
- Canavese, Piemonte – Alle 10.00 in punto, come d'accordo, sono al ristorante per il servizio fotografico. Solo che la cucina è un po' in ritardo. Questione di minuti, dicono, e mi invitano ad aspettare in giardino. Un giardino rigoglioso di fiori, piante e cespugli carichi di bacche rosse. E di zanzare, che non impiegano molto tempo ad annusare il mio arrivo e a fare pic nic. Alle 11.30 fa caldo, gratt gratt, nessun piatto compare all'orizzonte, gratt gratt, nessuno viene a dirmi qualcosa, gratt gratt, a portarmi un bicchiere d'acqua o a proporre un raid, gratt gratt. E la luce non va nemmeno più bene per le fotografie, gratt gratt. Vorrei che il servizio fotografico fosse per il ddt, o per qualche psichedelica sostanza che inducesse le zanzare a suicidarsi in massa. Gratt gratt.
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venerdì 6 luglio 2012
La gaia critica
Isola Bella - Giardini © Brillante-Severina |
- USA vs Italia – La serie tv Brothers & Sisters non è mai avara di vicende bizzarre. In uno degli episodi, lo chef californiano palestrato e omosessuale di un ristorante è in ansia per l'arrivo di un famoso critico gastronomico che ha scelto di fare una prenotazione in solitario per la sera di San Valentino (ma quando mai). Il maître del ristorante (zio anche lui omosessuale del marito dello chef) ha la bella pensata di alleviare la solitudine del critico - per pura combinazione, omosessuale pure lui - accoppiandolo con il proprio spasimante, un maturo Richard Chamberlain riesumato dalla naftalina e calato, con formaldeide e tutto, nel ruolo dell'irresistibile tenebroso che regala ai propri amanti notti memorabili (e intanto che c'è anche contagi da aids, ma il maître gli ha già perdonato tutto nelle puntate precedenti). Arriva il critico: fisiognomicamente antipatico, magro e dinoccolato come uno che non tocca un carboidrato da anni. Come chiunque -tranne il maître- avrebbe saputo prevedere, trovandosi a cena a lume di candela la sera di San Valentino con Richard Chamberlain, il critico gli fa una corte serrata, allettandolo con un week end in non so quale paradiso per recensire un ristorante (tutto spesato dal giornale, a conferma che solo nei film succedono certe cose). Al maître cadono finalmente le fette di salame dagli occhi, ci rimane male e, in un impeto di gelosia, serve ai due piccioncini una sogliola con finferli e vellutata omettendo deliberatamente di citare un ingrediente, i gamberi, potenzialmente fatali al bel tenebroso Chamberlain, allergico ai rovi e a quanto pare anche ai crostacei. Il poveraccio non ne riconosce il sapore ('sti americani...) e si sente male, come se l'andropausa lo avesse finalmente acciuffato. Lui e il critico lasciano il ristorante in fretta e furia (e, si sospetta, senza avere il tempo di pagare il conto), sotto lo sguardo costernato di chef e maître che vedono sfumare recensione e passione amorosa. E buon per loro che Nero Wolfe non passava di lì, altrimenti si sarebbero beccati una giusta denuncia per tentato omicidio. Morale: nell'iconografia americana il critico gastronomico è uomo, omosessuale e senza pancetta conquistata sul campo. In Italia è spesso uomo ma non sempre, ed è talvolta misogino, ma non per questo esente da vistosa adipe addominale. E le critiche donne? Elegantissime in abiti peplo.
domenica 1 luglio 2012
Perfino Pretty Woman cambia look a metà film
“Il buongusto è uno dei principali legami della società.” Brillat-Savarin
- Varigotti, Liguria e Venaria, Piemonte – Provo tenerezza quando una signora entra nel ristorante sul lungomare e chiede all’ingessata sommelier se lei e il giovanotto che la accompagna possono fermarsi a pranzo anche se "non sono vestiti eleganti". Mi riporta alla memoria i tre pittoreschi avventori visti durante un pranzo di lavoro in un ristorante stellato e chic nel torrione di un castello piemontese. Erano proprio al tavolo accanto al mio: l'uomo indossava un'aderentissima t-shirt e striminziti jeans slavati, le due ragazze minigonne inguinali, canotte con intimo a (s)vista, sandali dai plateau vertiginosi ed esibivano inquietanti unghie artigliate nere. Sembravano il pappone in gita con le protette, e in tema squillo i cellulari erano un continuo vibrare e suonare. Nessuno si era sognato di respingerli all’ingresso, o di invitarli a scoprire le gioie della modalità silenziosa, né loro provavano il minimo imbarazzo. Per offrire quel pranzo ai miei invitati con i quali volevo fare bella figura avevo dovuto scannare più di un salvadanaio e ci rimasi male. In fondo, la vita bassa è superata e perfino Pretty Woman sente la necessità di cambiare look a metà film.
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