Pandoro "Nuvola" di Ghigo, Torino © Brillante-Severina |
Brillat-Savarin
Torino, Piemonte - So che suona strano, ma stare in coda mi piace, in macchina permette di osservare il paesaggio (e la fauna umana) circostante, nei negozi di alimentari dà il tempo di scegliere con calma. Sono appunto in paziente attesa che arrivi il mio turno per aggiudicarmi una "Nuvola" di Ghigo (un burroso pandoro ricoperto da un generoso strato di zucchero a velo che, complice la forma non perfettamente simmetrica, lo fa sembrare una nuvola) quando una signora arrivata dopo di me si accaparra la commessa libera per ordinare un dolce. Ora, va bene che mi piace stare in coda, però farmi sorpassare con astuzia è altro discorso. Penso a questo e lo sguardo che poso sulla signora non deve essere dei più amichevoli. Infatti mi chiede se per caso mi è passata avanti. "Visto che deve solo prenotare un panettone mentre io lo devo acquistare, faccia pure" rispondo magnanima, ma lei si offende perché no, e poi no, passare davanti agli altri non è nel suo stile (strano, l'ha appena fatto e con allenata disinvoltura). La commessa retrocede dalla sua prenotazione al mio acquisto ma ho l'impressione che lo faccia con sufficienza, come se io fossi una seccatura della quale liberarsi (più probabilmente non ne può più di incartare, infiocchettare e imbustare Nuvole). La ciliegina è il proprietario della pasticceria, che accoglie alla cassa vestito alla Montezemolo ma che se gli chiedi la fattura per la Nuvola (poco etereamente venduta a 30 euro al kg) perde ogni eleganza e ti guarda come una mentecatta. Per il secondo anno ho acquistato la Nuvola, nonostante il contorno di tuoni e fulmini.
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