Platti - Torino © Brillante-Severina |
Torino, Piemonte - Platti è un luogo che la prima volta ti meraviglia (e anche la seconda, la terza...); è una pasticceria color meringa e oro, divanetti in velluto rosso e tavolini in marmo; è un posto molto torinese; è un locale storico che ho scoperto due tre anni fa; è la pasticceria dove, da allora, quando sono a Torino vado sempre a fare colazione seduta a un divanetto ma non sempre lo stesso; è un posto dove i quotidiani La stampa e Repubblica sono infilati nei bastoni di legno e appesi a gancetti per la libera lettura; è un posto dove dopo un mese che lo frequentavo la cameriera una mattina si è presentata col vassoio e ha deposto sul tavolo quello che avrei ordinato prima di ordinarlo; è un posto dove all'improvviso la cameriera brava e sveglia è sparita a favore di giovani (stagisti?) timidi e camerieri di mezza età talvolta scorbutici; è un posto dove un sabato mattina un uomo nervoso si è lamentato ad alta voce per il freddo della sala con l'incolpevole e costernato giovane cameriere; è una pasticceria dove la brioche vuota è molto buona e quella con la marmellata meno; è un posto dove gli uomini sono eleganti anche se talvolta il parrucchino è troppo corto e le signore non più giovani hanno lo stesso parrucchiere di Maria Antonietta; è un posto davanti alle cui vetrine stracolme di colorati dolci mignon e bottiglie di champagne staziona sempre un uomo con indosso un grande cartello che spiega perché chiede aiuto; è il posto dove una domenica mattina del 2011 una cliente abituale è andata in bagno e si è sparata in testa con una Smith&Wesson 38 special; è un posto aperto tutti i giorni e che un suicidio non basta a far chiudere neanche per un giorno; è il posto dove ogni tanto una vecchina ordina un caffè al tavolo e ci inzuppa furtivamente i biscotti portati da casa; è il posto dove la stessa vecchina, se stai leggendo il suo quotidiano preferito, ti punta finché non lo cedi; è il posto dove ho invitato genitori e amici e del quale ho parlato bene a tutti quelli che non ci ho ancora portato; è il posto dove un sabato di dicembre la cassiera (e proprietaria?) mi ha risposto male (se sulla carta è scritto che l'aperitivo analcolico costa 7,50 euro e alla cassa devo invece pagarne 9 perché mi è stato servito un neanche eccezionale analcolico "Platti verde", faccio notare che qualcosa nella comunicazione non ha funzionato); è un posto dove per un po' non sono tornata; è un posto dove dopo due mesi di astinenza sono tornata, con un po' di disincanto.
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