- Torino, Piemonte – Parto mogia mogia per Torino. Devo realizzare un servizio fotografico veloce in un ristorante alle 10.00, perciò finirò troppo presto per fermarmi a mangiare e non so quando avrò occasione di ritornare. Qualche simpatica chiacchiera con gli chef, prove, scamone e animelle gemellati nel piatto, click vari, fine. Anzi no: salta fuori che l'enoteca a fianco del ristorante da qualche mese propone i panini d'autore degli chef e mi invitano a tornare all'ora di pranzo per provarli. Mi piace la piega che sta prendendo la giornata! Per perdere un po' di tempo, entro nel bookshop della Pinacoteca Agnelli. Non ho testa per la mostra delle opere di carta create dalle monache di clausura, ma compro due libri di Munari e uno sul design responsabile. Da mangiare con gli occhi. Alle 13.20 ho guadagnato appetito sufficiente per l'enoteca, dove mi fanno assaggiare mezzo panino con pollo e patatine di cui lecco anche le briciole, mezzo panino ripieno di baccalà mantecato all'olio extravergine d'oliva e timo che è un fungo atomico di piacere (pare che il martedì un cliente fisso lo ordini invariabilmente), mezzo hamburger sofficioso di carne piemontese uova e spinaci, mezzo toast farcito con prosciutto macinato e fontina valdostana che mi fa sentire Heidi in vacanza sui monti. Poi gli prende la mano e arrivano un'eterea zuppetta estiva di cereali formaggetta di capra pomodoro e basilico, pasta di grano duro al parmigiano e, ormai satolla, pesca ripiena di amaretto da lacrimuccia. Su queste montagne russe del panino da mangiare con le mani ci risalirei.
Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.
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lunedì 6 agosto 2012
È nata prima la briciola o il panino?
"...sono piacevoli alla vista, serbano il loro sapore primitivo e si possono mangiare con le mani..." Brillat-Savarin
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