Cappesante ripiene di mozzarella © Brillante-Severina |
Roma - Nel ristorante d'hotel con una delle terrazze più belle di Roma. La vista non è su tetti e chiese lontane, ma su piazza di Spagna, Villa Medici, cupole come se piovesse e tutto è talmente vicino da avere l'impressione di poter toccare le pietre allungando la mano. Ho un tavolo in fondo alla sala, con divanetto in velluto rosso e, alla destra, la facciata di Villa Medici illuminata. La mia degustazione è adorabilmente lunga e meravigliosa, con foie gras al torcione, cappesante ripiene, cubi di maialino laccati, babà giganti ecc.. Gli altri avventori, uno dopo l'altro, se ne vanno. Tutti tranne la coppia seduta qualche tavolo più in là. Un uomo anziano e una donna più giovane che dopo essersi fatta molto attendere arriva e gli chiede più volte se gli piace la camicetta di seta bianca che indossa (con intimo nero rigorosamente a vista). Parlano un po' in italiano e un po' in francese. La credo la di lui dama di compagnia finché capisco che si tratta invece di una musicista. Quando ormai non siamo rimasti che noi, l'uomo parla di me come se non potessi sentirlo. Vede il mio riflesso nella vetrata di fronte e nota che ero lì da prima che lui arrivasse e che ci sono ancora. Indecisa se considerarlo villano o atteggiarmi a Greta Garbo del mistero, lo sento chiamare il cameriere e chiedere se il giorno dopo può avere il mio tavolo. Quello gli risponde che verificherà, anche se non crede ci siano problemi. L'uomo spiega "Chiedo se sarà libero perché vedo che c'è quel 'personaggio'...". E poi, rivolto alla musicista: "Forse parlo a voce troppo alta". E forse è ora che io ordini una grappa.
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