Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

mercoledì 13 giugno 2012

Rigurgiti di memoria

"Il signor W. aveva il viso scarlatto, gli occhi annebbiati... il suo amico stava zitto, ma la testa gli fumava come una caldaia a bollore... Capivo bene che la catastrofe si avvicinava.” Brillat-Savarin
- Torino, Piemonte – Mi accingo a leggere il menu quando il patron attacca col racconto di un episodio per lui emblematico della decadenza dei costumi verificatosi al ristorante alcune sere prima, protagonisti due uomini russi. I figli della Perestroika, dopo aver bevuto il bevibile senza pregiudizio alcuno (e, fin qui, bravi bravissimi), si sarebbero poi fatalmente arresi agli inesorabili effetti collaterali che, per decenza, si sarebbero consumati in bagno. Senza apparente rimorso, avrebbero lasciato la toilette in uno stato da far pietà, costringendo il patron ad armarsi di disinfettante e spruzzino (forse anche mascherina chirurgica, non ricordo) per rendere gli ambienti nuovamente presentabili. E i rumori disumani provenienti dalla suddetta sala da bagno mentre i due la occupavano... non si possono raccontare. In effetti all'ora di pranzo avrei preferito non sentire raccontare codesta storiella.

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