Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

domenica 3 giugno 2012

La grappa sul tetto che scotta

"I cavalieri avevano un che di soldatesco nell'atteggiamento...” Brillat-Savarin  
- Langhe, Piemonte – Concludo il pranzo come piace a me, con una grappa. Di Barolo, invecchiata due lustri. E visto che per una volta sono in un relais con tanto di salottino e soffici poltrone nelle quali sprofondare prima di rimettersi in viaggio, me ne aggiudico una enorme. Non so bene come e quando si sia materializzato, ma il barista addetto alla sala si fa presto notare. Per nulla scoraggiato dal giornale che sto sfogliando e il cui messaggio neanche tanto subliminare è "Non ho voglia di chiacchierare", sente impellente l'urgenza di mettermi a parte delle sue idee su argomenti assortiti, ma dal preciso comun denominatore. Attacca col tè: "Io adoro il tè, il suo rito, tutto quello che è legato all'Inghilterra mi piace, perché gli inglesi hanno portato la civiltà in India..." Ehhh???? "I grandi imperi, come quello romano, hanno costruito strade, ponti..." Colonialismo e imperialismo scambiati per filantropia mi mancavano, magari pensa che con l'Anschluss i nazisti volessero carpire la ricetta della torta sacher. E qui casca subito il logorroico dalla pelle olivastra, i capelli corvini e la statura più da riformato che da centurione: "Hitler ha ingannato il popolo tedesco...". Adesso gli parlo della rupe Tarpea, o almeno chiedo la restituzione delle mance lasciate per i camerieri. Penso. Invece mi strozzo con le ultime due dita di grappa, chiudo il giornale e tolgo le tende dal campo nemico.

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