Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

domenica 17 giugno 2012

La legge di Murphy e il toast

"Un calore di circa 32 gradi Réamur fa evaporare continuamente i vari fluidi, la circolazione dei quali mantiene la nostra vita.” Brillat-Savarin  
- Piemonte – Domenica mattina a Saluzzo al mercatino antiquario e pomeriggio a Lagnasco, a visitare il castello aperto solo -sigh- nei festivi intruppata in eterogeneo gruppo (solo coppie) con giovane guida maschio sovrappeso assalito da vampate di precoce menopausa che ci illustra telegraficamente le sale. A fine pomeriggio salgo in auto con lo stesso spirito con cui Hänsel e Gretel entrano nel forno della strega. Ho fame, a pranzo ho mangiato solo un toast (non ne ordinavo uno da quando c'erano ancora le lire e ne costava tremila), e già mi vedo a casa, al fresco, sprofondata sul divano con sulle ginocchia un vassoio di leccornie. Frittata di asparagi? Risotto? Pizza quattro stagioni? Ho già l'acquolina, ma non ho fatto i conti con la legge di Murphy (If anything can go wrong, it will) e al primo casello autostradale il finestrino si blocca e non vuole saperne di chiudersi. Troppo in alto per riuscire a prendere il prossimo biglietto o a pagare il pedaggio finale e troppo in basso per viaggiare veloce in autostrada o godere dell'aria condizionata. Mi rassegno e ad Asti imbocco la lenta statale con il suo monotono paesaggio che di colorato ha solo le ragazze che si prostituiscono (oltre alle tute dei loro clienti motociclisti). Fine delle fantasticherie sulla cena, il mio nuovo miraggio è un iceberg al lampone.

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