Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

venerdì 6 luglio 2012

La gaia critica

Isola Bella - Giardini © Brillante-Severina
"...si domandava con meraviglia come facesse quel piccolo stomaco a contener tanta roba.” Brillat-Savarin  
- USA vs Italia – La serie tv Brothers & Sisters non è mai avara di vicende bizzarre. In uno degli episodi, lo chef californiano palestrato e omosessuale di un ristorante è in ansia per l'arrivo di un famoso critico gastronomico che ha scelto di fare una prenotazione in solitario per la sera di San Valentino (ma quando mai). Il maître del ristorante (zio anche lui omosessuale del marito dello chef) ha la bella pensata di alleviare la solitudine del critico - per pura combinazione, omosessuale pure lui - accoppiandolo con il proprio spasimante, un maturo Richard Chamberlain riesumato dalla naftalina e calato, con formaldeide e tutto, nel ruolo dell'irresistibile tenebroso che regala ai propri amanti notti memorabili (e intanto che c'è anche contagi da aids, ma il maître gli ha già perdonato tutto nelle puntate precedenti). Arriva il critico: fisiognomicamente antipatico, magro e dinoccolato come uno che non tocca un carboidrato da anni. Come chiunque -tranne il maître- avrebbe saputo prevedere, trovandosi a cena a lume di candela la sera di San Valentino con Richard Chamberlain, il critico gli fa una corte serrata, allettandolo con un week end in non so quale paradiso per recensire un ristorante (tutto spesato dal giornale, a conferma che solo nei film succedono certe cose). Al maître cadono finalmente le fette di salame dagli occhi, ci rimane male e, in un impeto di gelosia, serve ai due piccioncini una sogliola con finferli e vellutata omettendo deliberatamente di citare un ingrediente, i gamberi, potenzialmente fatali al bel tenebroso Chamberlain, allergico ai rovi e a quanto pare anche ai crostacei. Il poveraccio non ne riconosce il sapore ('sti americani...) e si sente male, come se l'andropausa lo avesse finalmente acciuffato. Lui e il critico lasciano il ristorante in fretta e furia (e, si sospetta, senza avere il tempo di pagare il conto), sotto lo sguardo costernato di chef e maître che vedono sfumare recensione e passione amorosa. E buon per loro che Nero Wolfe non passava di lì, altrimenti si sarebbero beccati una giusta denuncia per tentato omicidio. Morale: nell'iconografia americana il critico gastronomico è uomo, omosessuale e senza pancetta conquistata sul campo. In Italia è spesso uomo ma non sempre, ed è talvolta misogino, ma non per questo esente da vistosa adipe addominale. E le critiche donne? Elegantissime in abiti peplo.

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