Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

giovedì 3 luglio 2014

L'imperfetto

Roma, dalle parti di Ponte Cavour - Nella sala del locale "polivalente" aperto per colazione, aperitivo, pranzo ecc. i pochi avventori si danno velocemente il cambio e alla fine resto sola, seguita alternativamente da una gentile quanto acerba cameriera e da un cameriere che si è materializzato nel momento in cui è entrato un ragazzo (infagottato in giacca e camicia nonostante il caldo) accompagnato da due ragazze in abiti estivi. Malgrado il resto del locale fosse deserto, li ha accompagnati al tavolo accanto al mio. Il giacca-e-camicia deve essere un amico o qualcuno sul quale la cucina vuole far colpo perché il cameriere serve alla sua tavola molti piatti ed è prodigo di attenzioni, anche troppe: non fa in tempo ad allontanarsi che è già di ritorno, promette al terzetto: "Vi lascio mangiare" e dopo trenta secondi è già lì a chiedere come va. E parla parla parla, non sta mai zitto. Invadente, compiaciuto, foltamente barbuto, troppo chino sui piatti che sfiora col dito per illustrarne il contenuto, iper attento ai clienti conosciuti, superficiale e indifferente agli altri (nel togliere il mio piatto vuoto mi parla in inglese), è il prototipo dell'imperfetto cameriere. La sua voce è un rombo di tuono che incalza e mi annoia. Dopo il gazpacho con burrata al quale avrei voluto far seguire più corposi piatti, chiedo caffè e conto. 

Nessun commento:

Posta un commento