Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

martedì 13 novembre 2012

A un tiro di schioppettino

Firenze, Fregio su Palazzo di Giustizia © Brillante-Severina
"...io sento..." Brillat-Savarin 
Firenze, Toscana - Le due signore del tavolo a fianco sono uno spasso (potrebbero essere due uomini e sarebbe lo stesso, non è il "genere" che conta). Ancor prima di conoscere il menu, recitato poi a voce, si arrovellano sulla scelta del vino con l'atteggiamento di chi non "non si lascerà fregare". L'ampiezza della carta è vista come un problema invece che come un'opportunità. Assaggiare un vino del luogo? Cogliere l'occasione di ampliare le proprie conoscenze enologiche? Ascoltare i suggerimenti della sommelier? Scegliere il vino in base ai sapori dei piatti? Giammai! Bisogna prendere il timone anche se non si da dove andare:
- "I vini sono troppi, tu ne conosci qualcuno?" 
- "..." 
- "Io conosco lo Schioppettino, prendiamo quello, così andiamo sul sicuro."
La sommelier si presenta con una bottiglia diversa, un bianco. Non è chiaro se sia un errore (l'unico che le vedo commettere in sala) o più probabilmente un velato suggerimento, visti i piatti di pesce scelti dalle signore, ma le due non demordono e in tono secco sentenziano: "Noi abbiamo ordinato lo Schioppettino, che è un vino rosso, quindi non può essere questo". Oh sommelier bischera...

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