Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

venerdì 10 febbraio 2012

Senza parole

“...ho cosparso il mio lavoro di aneddoti, dei quali parecchi sono personali...” Brillat-Savarin
- Roma – Sto andando a trovare lo chef della Rosetta e prima passo all'edicola in fondo a via dei Banchi Vecchi. Mentre leggo i titoli del quotidiano, alzo un momento gli occhi e incrocio quelli di un uomo che ricordo di aver superato mentre camminavo sul marciapiede. Ora lo riconosco, è un celebre critico d'arte e leggo spesso i suoi articoli proprio sul giornale che ho in mano. Mi piacerebbe dirgli qualcosa (di intelligente) ma pensa e ripensa... non mi viene in mente niente. Lui intanto continua a guardarmi e vista la mia -spero temporanea- lobotomia, torno ai titoli del giornale e me ne vado. Mi sento frustrata come quel povero personaggio dei Promessi Sposi che, orgoglioso dei due libri letti nella vita, quando si trova a tu per tu con un personaggio importante non trova parole da pronunciare. Arrivata al ristorante racconto l'incontro allo chef (che è "uomo di mondo" e conosce il perosnaggio che ho appena incrociato) e lui si fa una risata. A quanto pare l'ho scampata bella perchè il critico in questione è un vero "dongiovanni" (la parola esatta è ben più colorita e grufolante) e attaccare bottone non avrebbe portato a una conversazione sullo stato dell'arte, ma al massimo sulla buoncostume.

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