Serravalle Scrivia, Piemonte - Venerdì santo di umidiccia passione. Mentre sento alla radio che nell'amata Roma chiudono via dei Fori imperiali per la tradizionale processione, io in Piemonte mi arrampico sotto la pioggia con la macchina mugghiante sui tre km di salita senza guard rail verso l'hotel nel quale è rintanato il ristorante che devo recensire. Parcheggio su un pezzetto di collina fangosa sottratta alle vigne del Gavi, entro, dico che ho prenotato e il patron, dopo aver sottolineato "Sola?", mi accompagna con giacca e tutto a un tavolo formato mignon apparecchiato per due. La cameriera porta in tavola una super caraffa di acqua e la versa nel bicchiere colmandolo fin quasi all'orlo. Dopo pochi minuti lo sfioro appena, quello perde l'equilibrio e rovescia il contenuto sul runner copritovaglia. Torna il patron e mi chiede se voglio cambiare la tovaglia (glielo dico che cambieri tavolo e anche sala?)... poi ci ripensa e si limita a posarci sopra un tovagliolo che si inzuppa a sua volta. E non ho neanche sete.
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