Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

lunedì 21 novembre 2011

Tartufo bianco a colori

“...il tartufo si trova, ma non si sa né come nasca, né come vegeti...” Brillat-Savarin
- San Sebastiano Curone, Piemonte – Quest'anno in Piemonte il tartufo bianco è scarso. Alcuni motivi si possono cercare nelle bizzarie del clima e, come spiega anche Petrini, nel mix di fattori legati alla violazione del paesaggio che ne compromette la rinascita e alla raccolta precoce che impedisce la piena maturazione. 

Alla premiazione del tartufo bianco della Fiera di San Sebastiano Curone di quest'anno il caratteristico profumo sulfureo simile al gas metano non era magari da capogiro come in passato, ma in compenso una bella mostra di disegni di bambini di ogni età ha dimostrato che gli infanti piemontesi hanno le idee chiare sul ciclo vitale del pregiato tubero: scovato dal cane, è poi preparato dal cuoco che con l'apposito attrezzo lo spolvera sulle uova a occhio di bue accompagnate da un vino rosso locale. Cosa volere di più? Magari il cinghiale di un altro disegno, ritratto mentre contende il tartufo al trifulau che senza tante storie glielo cede e si rifugia su un albero.

martedì 15 novembre 2011

Un tè a piazza di Spagna

“La paura di tanti dolori fa si che l'essere umano si getti istintivamente con slancio dal lato opposto e si affezioni con tutta l'anima ai pochi piaceri che la natura gli ha concessi.” Brillat-Savarin
- Roma – Con l'amica Costantina decidiamo di andare nella famosa Sala da tè inglese di piazza di Spagna. La mia amica vive a Roma da molti anni, io mi sono trasferita da poco e nessuna delle due ci è ancora stata pur avendone curiosità. La immaginiamo come un posto in stile "british", tutto boiserie in legno scuro e carta da parati, con tavoli impeccabili serviti come minimo da cameriere con crestina che porgono, con un misto di algida grazia albionica e materna bonomia, teiere d'argento, tazze in porcellana e alzatine dalle quali scegliere invitanti dolcetti. Non avevamo tenuto conto del fatto che, se anche il locale porta l'insegna britannica, siamo pur sempre a Roma e per giunta in una piazza ad alta concentrazione turistica. Apriamo la porta e ci ritroviamo in una sala caotica e rumorosa, sedute a un tavolino striminzito, servite da una cameriera sbrigativa che ha esaurito da un pezzo tutti i suoi sorrisi. Scegliamo da una carta che ha visto un po' troppe mani su di sè un tè e degli scones che non riescono ad addolcire la nostra delusione. Forse il problema è che non siamo turiste disposte a trovare tutto pittoresco. 
¸.•*¨*•☆Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ☆•*¨*•.¸ Per riappacificarsi con il tè, leggere: Tè cinefili e letterari

lunedì 14 novembre 2011

Tè cinefili e letterari

¸.•*¨*•☆Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ☆•*¨*•.¸ Dopo Un tè a piazza di Spagna consiglio di riappacificarsi con il tè attraverso la visione del film "The Winter Guest" (L'ospite d'inverno, 1997) di Alan Rickman con Emma Thompson (e la madre Phyllida Law). Memorabili le due anziane signore (Sheila Red e Sandra Voe, nella foto) la cui vita mondana consiste nel partecipare a funerali per poi premiarsi con tè caldi e torte cremose in tranquille sale da tè (il film fa anche venir voglia di scattare fotografie) oppure di "The Remains of the Day" (Quel che resta del giorno, 1993) di James Ivory tratto dall'omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro, anche se forse l'immagine dell'anziano padre del maggiordomo (un Anthony Hopkins dai gusti civili e non ancora antropofagi) che regge un enorme vassoio con un mocco al naso in potenziale caduta libera non vi invoglierà al tea time. Appassionano al tè anche i romanzi gialli di Agatha Christie e i film nei quali Miss Marple è impersonata da Margaret Rutherford (incoraggiano a darsi all'equitazione). Una tazza di tè si sposa poi ai romanzi di Somerset Maugham, dove gli anglosassoni finiti per scelta o più spesso per necessità nelle Colonie dell'Impero non rinunciano al tè caldo neanche sotto il sole del Tropico del Capricorno. Un tè è quasi d'obbligo leggendo le romantiche vicende descritte da Jane Austen e riprese al cinema. I miei film preferiti sono “Pride and Prejudice” (Orgoglio e pregiudizio, 1940) di R.Z. Leonard con Greer Garson e l’orgoglioso Lauwrence Olivier e “The Jane Austen Book Club” (Il club di Jane Austen, 1997) che ha il “solo” difetto di far bere poco tè ai protagonisti. E per finire in gloria, è divertente l’origine del tè inventata da Uderzo nell’avventura “Asterix chez les Bretons” (Asterix e la pozione magica, 1986) dove i britanni alle cinque in punto smettono di combattere le guarnigioni romane per sorbire una tazza di acqua calda, alla quale i buongustai aggiungono un batuffolo di latte. Sarà Asterix a dar sapore a quell'acqua regalando loro le spezie ricevute dai ricchi mercanti salvati in mare, a suon di pugni, dall'attacco pirata.

domenica 13 novembre 2011

Vantaggi dei ristoranti

“Vantaggi dei ristoranti: con questo mezzo ognuno può pranzare all'ora che gli fa comodo secondo le circostanze derivate dagli affari e dai piaceri.” Brillat-Savarin
- Alessandria, Piemonte – Domenica mattina alla festa di S. Baudolino con mio padre. Dopo aver girato in lungo e in largo per acquistare acciughe all'erba cipollina, risotto alla rosa, salame di cinghiale toscano, formaggetta di Roccaverano, funghi porcini sott'olio, castagne di Cuneo, liquirizia della Calabria, lupini ecc. e veder premiati super tuberi inavvicinabili, ci fermiamo in un ristorantino del centro per uno spuntino veloce. Ordiniamo dei tajarin al tartufo (di chissà quale provenienza) e li aspettiamo mestamente bevendo Grignolino e Nebbiolo, quando vediamo arrivare al tavolo vicino un grande piatto ovale con al centro una cornucopia di ananas, melone bianco, kiwi, frutti di bosco e, ai due lati, gamberoni alla griglia su un letto di patatine da una parte e pollo caramellato al lime dall'altra. Forse abbiamo la bava alla bocca, perchè la proprietaria del locale ci chiede se vogliamo cambiare l'ordinazione, tanto i tajarin non sono ancora stati preparati. La risposta è unanime e immediata: "Si!!!" I vicini sollevano divertiti il loro piatto per mostrarci meglio il contenuto e noi ci lecchiamo i baffi pregustando le leccornie in arrivo. Quella che doveva essere una sosta veloce ed economica si trasforma in un pranzo di oltre un'ora al doppio della spesa, ma siamo felici e per giunta facciamo amicizia con i vicini di tavolo (se vi state chiedendo cosa ci sia di strano, non siete mai stati ad Alessandria).

martedì 8 novembre 2011

Acerbi inviti

“L'iniezione di sostanze acerbe, acri o amare in sommo grado, può farci subire sensazioni penose...” Brillat-Savarin
- Roma – A pranzo in uno dei ristoranti più interessanti ed eleganti della Capitale, con cucina, cantina e servizio fregiati di stelle, cappelli e gamberi. Di solito ci vengo due o tre volte l’anno per provare i nuovi piatti e conosco tutto lo staff. I camerieri sono giovani e avvenenti ed è piacevole vederli servire in sala. Solo che oggi ci sono solo io e a turno vengono al mio tavolo per intrattenermi con qualche chiacchiera. Lo trovo un gesto gentile, anche se la conversazione forzata alla lunga rende un po’ stancante il pranzo. A un certo punto uno di loro mi chiede se conosco un certo locale romano in zona Portuense. In effetti è un ristorante di cui ho letto buone critiche e, dichiaro, mi riprometto di andarci. “E perché non domani sera” - coglie al volo il cameriere - “Ci andiamo insieme?” Veramente… io… “Vado a prenotare un tavolo?” Domani sera non posso… “Allora dopodomani!” Dopodomani riparto… “Andiamoci domani sera: interessa a tutti e due, sarà una bella serata!” No, davvero... non pensavo di andarci in questi giorni… “Facciamo così, il tavolo io lo prenoto e se le fa piacere mi trova lì”. Di solito sono preparata all’invadenza di alcuni avventori, ma non credevo ci si dovesse difendere anche dai camerieri! Basta là…

giovedì 3 novembre 2011

Influenza degli alimenti sul morale

“La gastronomia… considera anche l'azione degli alimenti sul morale dell'uomo, sulla sua immaginazione, il suo spirito, il suo coraggio e le sue percezioni...” Brillat-Savarin
- Torino, Piemonte – Sono alla stazione di Porta Nuova alle 13.45, in mezz'ora arrivo a piedi all'albergo (l'ho scelto per il nome, Amadeus, ma scopro che dell'effervescenza mozartiana ha solo le bolle nella bottiglia d'acqua del frigobar), apro la valigia ed esco. Alle 14.45 entro da De Filippis, il locale perfetto per chi ha voglia di mangiare da solo. È la prima volta che riesco a sedermi al bancone di fronte alla vetrata con vista sulla strada e sui passanti che invariabilmente ti guardano nel piatto. Ordino un bicchiere di Dolcetto d'Alba e degli gnocchi di patate con (tanta) fonduta di Toma davvero buoni; morbidi e saporiti, si sfaldano sul palato regalando una sensazione piacevole e persistente. Ormai sono rimasti pochi clienti e nel silenzio si sente distintamente il sottofondo musicale lento e malinconico, particolarmente adatto alla pioggerellina che si vede cadere su via Lagrange. Con gli ultimi sorsi di vino mi godo lo scenario, talmente romantico che sembra di essere a Parigi, eppure... ancora non riesco a innamorarmi di questa città.

Mezzanotte

“Nessuno debba andar via prima delle undici, ma a mezzanotte siano tutti a letto.” Brillat-Savarin
- Torino, Piemonte – All'inaugurazione della stagione teatrale arrivo in ritardo, e meno male, così escludo il guardaroba dal mio orizzonte. Mi accorgo infatti che il mio vestito in seta grigio perla, seppur semplice, è troppo frivolo rispetto al tono austero che si è deciso di dare alla serata. Intervistata, la Litizzetto dichiara addirittura di indossare la gonna che le ha cucito la sarta dell’ultimo film. Che tristezza... Come se non bastasse all'uscita rischio di andare a dormire a stomaco vuoto perché alle 23.00 non trovo una cucina aperta. Mi salva un'enoteca, a patto che non chieda cibi caldi. Orgia di formaggi dunque, e a mezzanotte a letto, come suggerisce la persona che senza tanti complimenti inizia a lavare il pavimento (formaggi alla candeggina, mai assaggiati?). E quando entro nell’hotel a quattro stelle il bar è spento come le candeline di una torta di compleanno del giorno prima.