Collezionista di colazioni e fotografa, in dialogo con Anthelme Brillat-Savarin
Critico gastronomico in incognito da 13 anni per una Guida nazionale e gourmet da molto più tempo.
Altre passioni da dichiarare: Borges, Gadda, tè, libri, film, vino, spille vintage, scarpe, arte, musei.

lunedì 27 giugno 2011

L'arte della pizza al tegamino

“... la memoria ricorda le cose che hanno lusingato il suo gusto; la fantasia quasi le vede: c'è in tutto questo qualcosa del sogno.” Brillat-Savarin  
- Piemonte – Quando ero bambina, almeno una domenica al mese con i miei genitori andavamo in macchina ad Alessandria in una certa pizzeria per mangiare la pizza al tegamino. Il viaggio mi sembrava lunghissimo (in realtà durava solo mezz'ora) e noioso (per ingannare il tempo in inverno contavo i nidi sui rami spogli degli alberi), ma era ampiamente riscattato dalla pizza: soffice, succulenta e saporitissima con la sua giusta dose di (tanto) formaggio e salsa ben distribuiti su tutta la superficie (mica solo al centro come su un bersaglio). Erano caratteristiche costanti, sulle quali si poteva sempre fare affidamento e perciò si ritornava, un mese dopo l'altro. La pizza al tegamino evoca ancora in me il ricordo e il sogno di quella che mangiavo nelle gite domenicali con i miei, e assaggiarla oggi mi regala spesso delusioni.

domenica 26 giugno 2011

Basta un poco di Prosecco e la pizza va giù...

“La gastronomia considera il gusto nei suoi piaceri come nei suoi dolori.” Brillat-Savarin  
- Asti, Piemonte – La cosa più buona della pizza al tegamino mangiata sabato sera nel ristorantino di Eataly prima di andare al cinema, era il Prosecco che ci ho bevuto sopra.

sabato 25 giugno 2011

L'attesa

“Quando un corpo commestibile è introdotto nella bocca, tosto è confiscato, gas e succhi, senza speranza di ritorno.” Brillat-Savarin  
- Asti, Piemonte – Arrivo in città a metà pomeriggio per un pacifico giretto con aperitivo, ma scopro che al cinema danno il film Noi credevamo di Mario Martone che voglio vedere. Lo spettacolo serale inizia alle 21.00 e sono solo le 17.15... per ingannare l'attesa bevo un Arneis sotto il tendone di un bar nella piazza del duomo, me ne vado quando al tavolo a fianco arriva un signore che si pulisce le orecchie col mignolo mentre legge gli annunci immobiliari, acquisto una collana che non mi serve e alcune scatole di tè che mi servono, non mi accorgo che la cassiera ha sbagliato -ovviamente in eccesso- il conto, bevo un secondo aperitivo da Eataly e, visto che è ancora presto, lo rinforzo con una simil-pizza e un Prosecco, dribblo il cameriere che vuole farmi prendere un dolce o almeno un caffè, chiedo il conto, rimando indietro una banconota da 10 euro che sembra uscita da una delle sette fatiche di Ercole... e finalmente conquisto la poltroncina in velluto rosso sulla quale resto per le successive tre ore. I sacrifici etilici che tocca fare per il cinema...

lunedì 20 giugno 2011

Il pesce crudo incontra l'anguria

Fotografia © Brillante-Severina
“...se i nostri trisavoli mangiavano i cibi crudi, noi non ne abbiamo perduto del tutto l'abitudine.” Brillat-Savarin  
- Milano, Lombardia – Spuntino nel nuovo ristorante milanese di Fabio Baldassarre: il pesce crudo incontra l'anguria (e lo Champagne).

domenica 19 giugno 2011

Se il vino olezza di tappo

“Le cognizioni gastronomiche sono necessarie a tutti perchè tendono ad aumentare la quantità di piacere a loro destinata.” Brillat-Savarin  
- Tortona, Piemonte – Una domenica di giugno alle ore 20.00 passate, nell'addormentato centro di Tortona con un amico cerchiamo un posto dove bere un aperitivo. Con piacere scopriamo che un'enoteca è aperta e ci arrampichiamo sugli sgabelli sistemati fuori. Scegliamo, tra i vini offerti al calice che ci vengono elencati, un Traminer della Basilicata che ci viene servito già versato nei bicchieri. Ancor prima di sorseggiarlo, sentiamo un forte odore di tappo e all'assaggio il vino si conferma sgradevole. Chiamiamo la cameriera e - con tono civilissimo e a voce non udibile dal tavolo vicino - le diciamo che il vino ha un problema. Lei ci guarda male, neanche ci fossimo sbafati una dozzina di ostriche e avessimo poi protestato che non eran fresche, porta via i bicchieri (pieni) e con aria glaciale ce ne serve altri due, questa volta accettabili. Domanda per chi ha stappato la bottiglia: gestisce un'enoteca e non assaggia (né annusa) i vini che fa servire ai tavoli? O spera che nessuno abbia un minimo di cognizioni enogastronomiche o che non gli funzioni l'olfatto? Sulla cameriera e il suo atteggiamento, ogni commento è superfluo. Visto che tutto sembra sottosopra, forse ci si è rivelato il vero significato del nome dell'insegna.

venerdì 17 giugno 2011

L'arte di tacere

"Coloro che fanno indigestione o si ubriacano non sanno nè bere nè mangiare." Brillat-Savarin 
- Rivoli, Piemonte - Mentre aspetto (da oltre un'ora) che lo chef sia pronto a cucinare il piatto che devo fotografare, un cameriere mi intrattiene con la sua personale idea di arte della conversazione. Mi dice di essere stato a Roma di recente e di averla trovata bellissima (incredibile). Gli chiedo cosa lo ha colpito maggiormente, quale luogo, monumento o ristorante. Risponde che gli sarebbe piaciuto vedere di più ma ogni sera aperitivi, bevute e danze duravano sino all'alba e quando si alzava... era già ora di ricominciare con aperitivi, bevute e danze. Ah ecco... interessante davvero, che fortuna esserne stata messa a parte. Nonostante il soggetto sia lontano dall'avere un fisico alla Tony Manero, evocherò volentieri lui e la scenetta la prossima volta che un cameriere di ristorante pluristellato o il suo chef si daranno troppa importanza. Nel frattempo, non è mai troppo presto per leggere il delizioso saggio dell'abate Dinouart: L'arte di tacere. E per gli esaltati recidivi: Ho servito il re d'Inghilterra, di Bohumil Hrabal.

giovedì 16 giugno 2011

La tirannia delle battute

“...allo stato attuale dell'arte culinaria, i cuochi sanno benissimo farci mangiare senza fame.” Brillat-Savarin  
- Novara, Piemonte – A volte scrivere una recensione per la Guida è castrante perchè ogni anno il numero delle battute si riduce mentre le cose da dire aumentano. Non c'è spazio per raccontare quanto può essere divertente un benvenuto dello chef che ti invade letteralmente la tavola: un grande sasso con due fessure dalle quali affiorano i craker alle erbe coltivate nell’erbario che la cucina si coltiva da sè e che aromatizzano anche le gonfie e croccanti cheaps. E poi lo spiedino che infilza una polpetta di quaglia e una fetta di zucchina in tempura o il tubo d'acciaio che nasconde una carotina all’arancia. E ancora la lastra in pietra su cui giace come una lumaca addormentata un involtino tiepido di Gorgonzola. Dulcis in fundo la polposa ciliegia imbevuta di liquore e succo d'arancia presentata denocciolata ma con il gambo attaccato. Il vero e proprio menu deve ancora iniziare e non ci sono più battute per descrivere la porchetta cotta a bassa temperatura tenera come le seppioline che le giocano intorno, le due biglie di foie gras ricoperte di granella di pistacchio o di noci con accanto una briochina calda, gli agnolotti del plin all’acciuga con palline di Bettelmatt che nuotano nel consommé di peperone, il risotto con la striscia di ragù di quaglia mela e formaggio, il piccione con i datteri farciti, i cubi di milanese con un ketchup casalingo che ti fa venire voglia di imparare a farlo e una senape troppo delicata e mucchietti di verdure tagliate forse da folletti per quanto sono sottili. Impensabile citare l'assaggio di Gorgonzola stagionato fatto con il latte della mungitura del mattino e perciò più grasso e perciò adatto alla stagionatura e poi le fragole nel vino con la meringa sbriciolata. Ingiusto esilio dall'articolo anche per la scatola in vimini a più piani colma di biscottini, croccanti, nocciole e gelatine di more...

lunedì 13 giugno 2011

La più gradevole delle bevande

"Il vino è la più gradevole delle bevande, sia che si debba a Noè il quale piantò la vigna, sia che si debba a Bacco, che per primo spremette il sugo del grappolo...” Brillat-Savarin  
- Lago d'Orta, Piemonte – La sommelier del ristorante dove ho pranzato domenica mi ha davvero stupita. Premessa: la sala era occupata da un grande tavolata di primecomunioni festanti, due tavoli di famiglie da tre e da quattro persone e infine due tavoli di single, da una parte io e dall'altra un uomo arrivato senza prenotazione. All'inizio appena lui svuotava il calice gli veniva quasi subito riempito, mentre il mio rimaneva vuoto. Un classico. Pazienza per le bollicine che non erano straordinarie e nessun rimpianto per il rosato, che io non amo molto, ma il Pinot bianco di Schiopetto mi piaceva! A metà pranzo non so bene cosa è successo, ma le cose sono cambiate. Il dirimpettaio ha spolpato tutto il secondo senza un goccio di nettare nel calice, mentre con il mio piccione glassato nel giro di un minuto veniva versato un secondo giro del vino già servito prima e una nuova bottiglia di Nebbiolo arrivava e veniva stappata in tavola. Sembrava una scena del film Sideways, Quando poi l'<avversario> se ne è andato (poco prima delle 16.00), le cose sono ulteriormente migliorate e con i formaggi sono arrivati tre vini, un passito e due bottiglie di Boca di annate diverse. Scelta l'annata, l'intera bottiglia è stata decantata. Il mio pranzo si è chiuso dopo le 17.00 con una strepitosa grappa aromatizzata dallo chef con anice ed erbe assortite. Come ha chiosato la sommelier: "solo una normale domenica in famiglia".

domenica 12 giugno 2011

Del perchè alcuni uomini restano singles

"...tutti coloro che sanno mangiare hanno la bocca pulita a fine pasto: essa si è ripulita o con la frutta o con gli ultimi bicchieri bevuti al dessert.” Brillat-Savarin  
- Lago d'Orta, Piemonte – L'uomo entra nella sala del ristorante con camicia verdolina a mezze maniche sulla quale indossa un gilet smanicato con centro taschine stile "indomito pescatore di luccio perca". A fine cena poi, invece della mancia lascia sul tavolo lo stuzzicadenti usato per riportare all'antico splendore la dentiera, senza pudore e con la stessa destrezza con cui D'Artagnan estrae dal fodero la spada e schermeggia con le guardie di Richelieu. On garde mesdames...

sabato 11 giugno 2011

...quella volta che rimasi chiusa in bagno al ristorante

“Il piacere della tavola è particolare alla specie umana: esso suppone delle cure antecedenti per preparare il pasto, per la scelta del luogo e per la riunione dei convitati.” Brillat-Savarin  
- Roma – Appena arrivata nella Capitale, il mitico critico gastronomico Giacomo A. Dente mi fece da cicerone nei miei primi ristoranti. Insieme a lui e a un altro giornalista buongustaio, andammo a La Rosetta, al ristorante dell'hotel De Russie, al Bolognese e in un locale ai Parioli che per me è rimasto indimenticabile non per il pranzo o per i due spiedi collocati in sala ma per il bagno, dove rimasi intrappolata. Una di quelle situazioni in cui fai un respiro e ti dici "non sta succedendo a me... adesso riprovo ad aprire la porta e si sblocca..." e invece sta succedendo proprio a te, la porta non si apre e il cellulare - per una volta utilissimo - lo hai lasciato al tavolo. Iniziai a battere le mani sulla porta che però era molto spessa (anche a causa dello specchio interno) e non ci fu verso di farsi sentire. Ci vollero più di dieci minuti perchè i commensali, insospettiti dalla prolungata assenza, mandassero un cameriere - "Tutto bene signora?" (secondo te?????) - che riuscì a sbloccare la porta da fuori. Utilissimo in questi casi segnarsi il numero fisso del ristorante e avere il cellulare con sè per una chiamata S.O.S. toilette. Sempre che in bagno ci sia campo, altrimenti penseranno che siete scappati senza pagare il conto.

giovedì 9 giugno 2011

Nascondino e linguine

“L'appetito si annuncia con un po' di languore nello stomaco e una leggera sensazione di stanchezza.” Brillat-Savarin  
- Santa Vittoria d'Alba, Piemonte – Domenica, ore 12.50. Il paese l'ho trovato, ma del ristorante neanche l'ombra (a proposito, ci saranno almeno 30 gradi fuori). Non si vedono cartelli che ne indichino l'esistenza, il navigatore fa lo gnorri sostenendo che la via che cerco non esiste e non c'è in giro neanche uno dei 2.512 santavittoriesi abitanti. Mi rassegno a telefonare al ristorante. Descrivo quel che vedo intorno (nome della piazza, chiesa, mura antiche...) e, sorpresa, la voce maschile all'altro capo del telefono (lo chef, credo), dice di non riconoscere i luoghi. Andiamo bene... Quando dopo rocambolesche ascese e discese, accaldata e affamata, riesco a conquistare la cima del paesino sulla quale è accoccolata la torre che nascond... ehm, ospita il piccolo ristorante stellato, non mi stupisce vedere diversi tavoli liberi: i buongustai qui se li perdono per strada!
(dopo tante salite, il menu è per fortuna tutto in discesa, un piatto memorabile sono le linguine di Gragnano con gamberi e riduzione di crostacei)

lunedì 6 giugno 2011

Se fai la pipì dappertutto, non sei per niente Chanel

Cocò Chanel
“I finanzieri sono buongustai per predestinazione.” Brillat-Savarin  
- Genova, Liguria – A pranzo in un ristorante di Genova ex stella michelin in zona Foce da recensire. Sono l'unica donna, tutti gli avventori sono uomini d'affari in monopetto grigio o blu. Dopo aver ordinato il vino vado come sempre in bagno (tanto per vedere se al ritorno trovo la bottiglia ordinata già stappata o se il servizio è comme il faut). Ovviamente entro nel bagno delle donne che dovrebbe essere intonso essendo io l'unico esemplare in sala. E invece trovo la tavoletta del water tutta spruzzata di pipì. Bleah. Due volte ottusi, per non saper trovare il bagno degli uomini e per mancare di buongusto vero, perchè come recita la frase scritta nella toilette della boutique parigina: Si tu fais pipi partout, tu n'es pas Chanel du tout *
* Se fai la pipì dappertutto, non sei per niente Chanel

sabato 4 giugno 2011

Caccia al salatino

Fotografia © Brillante-Severina
“Il buongusto è nemico degli eccessi.” Brillat-Savarin  
- Alessandria, Piemonte – Mentre un sabato pomeriggio stavo per tuffarmi nella pasticceria alessandrina di piazza Garibaldi giustamente nota per i golosi e svariati salatini da aperitivo (tartine al burro e acciuga, vol au vent con maionese cappero fungo porcino e cetriolino, cannoncini ripieni di salsa tonnata - nella foto -, mini croissant salati, tartine al caviale e lime...), un uomo imboccava con la macchina dal senso vietato la viuzza accanto al locale, parcheggiava sulle strisce pedonali e in compagnia di un bambino (quando si dice "dare l'esempio") si dirigeva all'ingresso della pasticceria. Dato che io avevo invece parcheggiato (regolarmente) in una zona non proprio vicina e avevo poi scarpinato per più di dieci minuti per raggiungere la mecca gourmet, grandissima è stata la soddisfazione nel vedere comparire dal nulla una signora vigile e sentirla chiamare più volte l'uomo: "Signore...! Signore...! Guardi che non può mica lasciare la macchina lì!" costringendolo a un repentino dietrofront insieme al pargolo, mentre io mi aggiudicavo gli ultimi esemplari dei salatini migliori. Giustizia gourmet.

venerdì 3 giugno 2011

Il cellulare al ristorante

Appello ai ristoratori affinchè prendano il coraggio a due mani e chiedano ai gentili (si fa per dire) clienti di non tenere accesa a mille la suoneria del cellulare e soprattutto di non parlare a voce alta al cellulare in sala. Perchè questi comportamenti arrecano disturbo (urticante) e guastano il piacere di chi al ristorante va per trascorrere piacevoli momenti mangiando e non per ascoltare gorilla e gorillesse che offrono all'indifeso uditorio gli insignificanti fatti propri. Chi proprio non riesce a tagliare il cordone ombelicale che al cellulare lo tiene unito (fino a strozzarlo), faccia il piacere di alzarsi e di andare a parlare fuori. Quando è inverno, fa freddo o magari semplicemente piove, capirà se i contenuti di quelle conversazioni valgono il disagio.

giovedì 2 giugno 2011

Alta cucina contemporanea: solo per nonni?

“Il piacere della tavola è di tutte le età, di tutte le condizioni...” Brillat-Savarin  
- Guarene, Piemonte – Un certo tipo di cucina è davvero per tutte le età? Me lo sono chiesto oggi mentre ero alla tavola di un ristorante di Langa di cucina moderatamente creativa ed economicamente accessibile, guidata da chef semi-giovane (39 anni) che propone sia classici carne cruda e tajarin, sia voli culinari più pindarici come cannoli di polenta farciti con carne di coda, quaglia cappasanta e foie gras ecc. Ai tavoli c'erano unicamente persone anziane. Dove sono i giovani piemontesi e italiani? Non vengono in questi locali perchè il precariato non glielo permette (non gli impedisce di avere cellulari e i-pode di ultima generazione però) o, più probabilmente, non hanno palato e mente educati?

mercoledì 1 giugno 2011

Splendori e miserie del servizio

“... l'industria umana si è concentrata per aumentare la durata e l'intensità del piacere della tavola.” Brillat-Savarin  
- Roma – Da sottoscrivere l'editoriale di Franco Maria Ricci sul numero di giugno 2011 della rivista Bibenda nel quale il direttore descrive allibito le miserie del servizio romano portando a esempio una serata importante in una ben riconoscibile terrazza capitolina, con camerieri che servivano il risotto nel piatto con la stessa grazia con la quale avrebbero usato una cazzuola e disattenzioni assortite. La lettura mi ha ricordato una personale disavventura in un'enoteca di piazza Navona dove andai tempo fa su consiglio di uno chef solitamente affidabile. Mi aveva entusiasmata l'idea che in una delle più belle piazze di Roma ci fosse un locale non turistico dove poter mangiare e bere bene godendo di uno spettacolo unico, e ci andai a pranzo. L'illusione durò poco, grazie anche ai camerieri che diedero il peggio di se stessi. Non avendo l'accento romano mi etichettarono come turista e sfoggiarono l'odioso stile da "vitellone" rivolgendosi a me (e a tutte le altre signore e signorine ai tavoli) con una "disinvoltura" inacettabile, per non dire del modo con cui "lusingavano" verbalmente le turiste vere in transito nella piazza. Non trovai sollievo neanche nel vino perchè quando mi sentii chiedere: "Ci facciamo una bella bottiglia, signò?" per dispetto ordinai solo un bicchiere. Nel locale, la cui cucina era discreta ma non indimenticabile, non tornai più e tantomeno scrissi una recensione sulla guida. Si moltiplichi la mia reazione per il numero di persone buongustaie che da lì passano e il conto delle perdite è presto fatto.